di Silvia Scaranari
«E oggi è il primo giorno di primavera: buona primavera! Ma cosa succede in primavera? Fioriscono le piante, fioriscono gli alberi. Io vi farò qualche domanda. Un albero o una pianta ammalati, fioriscono bene, se sono malati? No! […] E un albero e una pianta che ha tolto le radici o che non ha radici, può fiorire? No. Ma, senza radici si può fiorire? No!». Così esordisce il Santo Padre nel discorso all’Udienza generale di mercoledì 21 marzo. Lo spunto stagionale serve per attirare l’attenzione sulla vita del cristiano. Come una pianta non può fiorire senza radici, così il cristiano non può essere tale senza essere ben radicato in Cristo. Il nutrimento vitale per ogni uomo è Cristo stesso che diventa cibo vivo nella santa Comunione.
La catechesi sulla santa Messa è giunta a termine. Dopo la liturgia eucaristica, il rito propone la partecipazione attiva dei fedeli alla mensa preparata dal Signore. «Ma se tu non hai delle radici, non potrai fiorire, e la radice chi è? Gesù! Se tu non sei con Gesù, lì, in radice, non fiorirai. Se tu non annaffi la tua vita con la preghiera e i sacramenti, voi avrete fiori cristiani? No!»
Gesù stesso, durante l’Ultima Cena, ha dato ai discepoli il Suo corpo e il Suo sangue, e questo continua ancora oggi con la consacrazione eucaristica operata dal sacerdote e con la successiva distribuzione della Comunione ai fedeli.
Il sacerdote invita i fedeli chiamandoli “beati” perché è loro offerta l’opportunità di partecipare al banchetto eucaristico. «È un invito che rallegra e insieme spinge a un esame di coscienza illuminato dalla fede. Se da una parte, infatti, vediamo la distanza che ci separa dalla santità di Cristo, dall’altra crediamo che il suo Sangue viene “sparso per la remissione dei peccati”. Tutti noi siamo stati perdonati nel battesimo, e tutti noi siamo perdonati o saremo perdonati ogni volta che ci accostiamo al sacramento della penitenza». E nella piena consapevolezza del bisogno di perdono, invochiamo l’aiuto di Gesù con le parole del centurione romano che chiedeva la guarigione del suo servo: «Non sono degno […]. ma dì soltanto una parola e sarò salvato” (cfr. Mt 8, 8).
Durante la Messa, è il fedele che si muove in processione per ricevere la Comunione (in ginocchio o in piedi, secondo quanto permesso dalle norme vigenti), ma in verità Cristo viene verso di noi per assimilarci a Lui. «Nutrirsi dell’Eucaristia significa lasciarsi mutare in quanto riceviamo», sottolinea il Santo Padre, e rispondendo Amen nell’atto di ricevere la particola, «riconosci la grazia e l’impegno che comporta diventare Corpo di Cristo. Perché quando tu ricevi l’Eucaristia diventi corpo di Cristo. È bello, questo; è molto bello. Mentre ci unisce a Cristo, strappandoci dai nostri egoismi, la Comunione ci apre ed unisce a tutti coloro che sono una sola cosa in Lui. Ecco il prodigio della Comunione: diventiamo ciò che riceviamo!». L’importanza di quanto sta succedendo deve essere sottolineata anche dalla compostezza con cui si compiono i gesti, dal silenzio e dalla riflessione, sottolinea il Papa, dicendo che il fedele «[…] si comunica in piedi con devozione, oppure in ginocchio, come stabilito dalla Conferenza Episcopale, ricevendo il sacramento in bocca o, dove è permesso, sulla mano». E dopo questo gesto richiede silenzio, raccoglimento, per qualche minuto, perché sia possibile il colloquio intimo, personale con Gesù che è realmente presente in noi.