Cristo ci chiede di purificare lo sguardo e il nostro parlare, per essere più aperti alle stesse esigenze del fratello in umanità. In proposito, il Papa chiede corridoi umanitari per i profughi dell’Ucraina
di Michele Brambilla
Papa Francesco invita, introducendo l’Angelus del 27 febbraio, a sorvegliare in particolare «lo sguardo e il parlare». Suggerisce di concentrarsi «anzitutto sul nostro sguardo. Il rischio che corriamo, dice il Signore, è concentrarci a guardare la pagliuzza nell’occhio del fratello senza accorgerci della trave che c’è nel nostro (cfr Lc 6,41). In altre parole, essere attentissimi ai difetti degli altri, anche a quelli piccoli come una pagliuzza, trascurando serenamente i nostri, dandogli poco peso».
Facile polemizzare contro i politici, i preti, i mala tempora presi in blocco, quando non siamo disposti a cambiare una virgola dei nostri difetti personali! Il Papa ricorda che, «cari fratelli e sorelle, il Signore ci invita a ripulire il nostro sguardo. Per prima cosa ci chiede di guardare dentro di noi per riconoscere le nostre miserie. Perché se non siamo capaci di vedere i nostri difetti, saremo sempre portati a ingigantire quelli altrui. Se invece riconosciamo i nostri sbagli e le nostre miserie, si apre per noi la porta della misericordia» divina. «E dopo esserci guardati dentro, Gesù ci invita a guardare gli altri come fa Lui – questo è il segreto: guardare gli altri come fa Lui –, che non vede anzitutto il male, ma il bene. Dio ci guarda così: non vede in noi degli sbagli irrimediabili, ma vede dei figli che sbagliano» e che rimangono meritevoli del suo amore nonostante i peccati deturpino il nostro volto e macchino la nostra veste battesimale.
Una volta riconosciuti i nostri errori e considerato che il Signore è sempre disposto a perdonarci, si valuti anche il nostro parlare. «Il Signore spiega che la bocca “esprime ciò che dal cuore sovrabbonda” (Lc 6,45). È vero, da come uno parla ti accorgi subito di quello che ha nel cuore. Le parole che usiamo dicono la persona che siamo. A volte, però, prestiamo poca attenzione alle nostre parole e le usiamo in modo superficiale», senza curarci di ferire l’altro o di affermare delle falsità. Secondo il Pontefice, il profluvio di parole inutili, scurrili, suggestive o velenose che dilaga, per esempio, sui social media contribuisce enormemente ad innalzare il livello di violenza fisica e verbale che si sta registrando in questi anni.
E a proposito di parole e violenza, il Papa rammenta che «in questi giorni siamo stati sconvolti da qualcosa di tragico: la guerra. Più volte abbiamo pregato perché non venisse imboccata questa strada. E non smettiamo di pregare, anzi, supplichiamo Dio più intensamente», affinché ritorni la pace in Europa orientale. Rinnova l’invito a pregare e digiunare il 2 marzo, Mercoledì delle ceneri, e aggiunge che «chi fa la guerra dimentica l’umanità. Non parte dalla gente, non guarda alla vita concreta delle persone, ma mette davanti a tutto interessi di parte e di potere. Si affida alla logica diabolica e perversa delle armi, che è la più lontana dalla volontà di Dio» e dai desideri del proprio popolo. Dice il Santo Padre, pensando a coloro che fuggono dall’Ucraina: «sono fratelli e sorelle per i quali è urgente aprire corridoi umanitari e che vanno accolti», come sta già accadendo in Polonia e Romania. «Con il cuore straziato per quanto accade in Ucraina», ribadisce che «Dio sta con gli operatori di pace, non con chi usa la violenza».
Lunedì, 28 febbraio 2022