Il Risorto perdona gli Apostoli timorosi, dona loro lo Spirito Santo e l’incarico di rimettere i peccati, che trova un fondamento proprio nella Passione di Cristo. I “misericordiati” divennero, così, misericordiosi
di Michele Brambilla
In occasione della II domenica di Pasqua (11 aprile), Papa Francesco celebra la Messa nella chiesa romana di Santo Spirito in Sassia, dal 1994 santuario della Divina misericordia. Alla celebrazione sono ammessi, in particolare, infermieri, disabili, rifugiati, Suore Ospedaliere della Divina Misericordia e volontari della Protezione civile. «Vi auguro di sentirvi sempre misericordiati per essere a vostra volta misericordiosi», dice il Pontefice.
Dopo la risurrezione di Cristo celebriamo, sostiene il Papa nell’omelia, la risurrezione dei discepoli. Una risurrezione, quella degli Apostoli, per il momento solo interiore (quella della carne avverrà alla fine dei tempi), ma non meno sensibile: «prima, tante parole e tanti esempi del Signore non erano riusciti a trasformarli. Ora, a Pasqua,succede qualcosadi nuovo. E avviene nel segno della misericordia», con quel «pace a voi» che scioglie molti timori e riapre i cuori dei discepoli alla speranza, ma anche alla missione.
Subito dopo, Cristo effonde sui presenti lo Spirito Santo, a cui è legato un incarico particolare: la remissione dei peccati. Spiega, infatti, il Pontefice: «la pace di Gesù libera dalle chiusure che paralizzano, spezza le catene che tengono prigioniero il cuore. E i discepoli si sentono misericordiati: sentono che Dio non li condanna, non li umilia, ma crede in loro. Sì, crede in noi più di quanto noi crediamo in noi stessi. “Ci ama più di quanto noi amiamo noi stessi” (cfr S. J.H. Newman, Meditations and Devotions, III,12,2). Per Dio nessuno è sbagliato, nessuno è inutile, nessuno è escluso. Gesù oggi ripete ancora: “Pace a te, che sei prezioso ai miei occhi. Pace a te, che sei importante per me. Pace a te, che hai una missione. Nessuno può svolgerla al tuo posto. Sei insostituibile. E Io credo in te”».
Ecco allora il grande dono del sacramento della Confessione, che ci permette di ripartire sempre da capo: «i discepoli erano colpevoli, erano scappati via abbandonando il Maestro. E il peccato tormenta, il male ha il suo prezzo. Il nostro peccato, dice il Salmo (cfr 51,5), ci sta sempre dinanzi. Da soli non possiamo cancellarlo. Solo Dio lo elimina, solo Lui con la sua misericordia ci fa uscire dalle nostre miserie più profonde. Come quei discepoli, abbiamo bisogno di lasciarci perdonare, dire dal cuore: “Perdono Signore”. Aprire il cuore per lasciarci perdonare. Il perdono nello Spirito Santo è il dono pasquale per risorgere dentro», non bisogna avere paura o vergogna di accostarsi al confessionale.
Colui che perdona è il Signore, che ha inchiodato i nostri peccati al legno della croce. «Egli offre loro» proprio le Sue piaghe, in maniera tale che non ci sia alcun dubbio in merito. San Tommaso le tocca «e noi, come Tommaso, troviamo Dio, lo scopriamo intimo e vicino, e commossi gli diciamo: “Mio Signore e mio Dio!” (Gv 20,28)». Sentenzia il Papa: «così hanno fatto i discepoli: misericordiati, sono diventati misericordiosi. Lo vediamo nella prima Lettura. Gli Atti degli Apostoli raccontano che “nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune” (At 4,32). Non è comunismo», non si procede ad un ideologico “esproprio proletario”, ma «è cristianesimo allo stato puro», nel senso che è un gesto che va a riconoscere umilmente la sovranità di Dio su tutto il creato e a costituire, senza nessuna coercizione, il “fondo cassa” delle opere caritative della Chiesa. «Ed è tanto più sorprendente se pensiamo che quegli stessi discepoli poco prima avevano litigato su premi e onori, su chi fosse il più grande tra di loro (cfr Mc 10,37; Lc 22,24). Ora condividono tutto, hanno “un cuore solo e un’anima sola” (At 4,32)» perché sono illuminati dallo Spirito, che crea unità.
Il Santo Padre esorta, allora, i presenti: «sorella, fratello, vuoi una prova che Dio ha toccato la tua vita? Verifica se ti chini sulle piaghe degli altri. Oggi è il giorno in cui chiederci: “Io, che tante volte ho ricevuto la pace di Dio, che tante volte ho ricevuto il suo perdono e la sua misericordia, sono misericordioso con gli altri? Io, che tante volte mi sono nutrito del Corpo di Gesù, faccio qualcosa per sfamare chi è povero?”. Non rimaniamo indifferenti. Non viviamo una fede a metà, che riceve ma non dà, che accoglie il dono ma non si fa dono. Siamo stati misericordiati, diventiamo misericordiosi». L’invito viene ripetuto una seconda volta: «fratelli, sorelle, lasciamoci risuscitare dalla pace, dal perdono e dalle piaghe di Gesù misericordioso. E chiediamo la grazia di diventare testimoni di misericordia. Solo così la fede sarà viva. E la vita sarà unificata. Solo così annunceremo il Vangelo di Dio, che è Vangelo di misericordia».
Lunedì, 12 aprile 2021