Un’idea su come affrontare i linguaggi artistici degli ultimi 100 anni.
di Francesca Morselli
Questa breve riflessione sull’arte contemporanea nasce da una domanda che mi hanno rivolto alcuni ragazzi nel corso di un incontro: “Quando parliamo di arte contemporanea in realtà cosa è arte e cosa è mera provocazione?”
Se si confronta il concetto di arte descritto da Hans Sedlmayr (Szarvko, 1896 – Salisburgo, 1984) in “Perdita del centro” (Borla, 1967) e “La fine della luce” (Rusconi, 1970), con le opere d’arte dell’ultimo secolo, cercando in esse una tensione verso l’assoluto, si deve riconoscere che la maggior parte rappresenta la cultura anti-metafisica attraverso una ricerca dell’ “assoluto negativo”.
L’opera d’arte che fino al Rinascimento era capace di rendere presente l’esperienza metafisica e la ricerca dell’assoluto, nei secoli successivi si è in molti casi allontanata da questo centro, fino a perdere il suo scopo principale, tendendo o all’arte per l’arte o verso la ricerca del negativo.
Poche opere d’arte nel novecento hanno la caratteristica di ricercare il metafisico, vi sono tuttavia alcuni autori in cui è presente un anelito verso l’assoluto anche se attraverso linguaggi e modalità radicalmente innovativi.
Tra questi va ricordato Kazimir Malevic ( Kiev 18/02/1879- San Pietroburgo 18/05/1935) che, con il suo “Quadrato nero su fondo bianco” del 1915, vuole rappresentare l’assoluto come la concentrazione del tutto.
È un quadro con una valenza mistica, anche se si presenta con un linguaggio iconografico estremamente geometrico e puro; nel nero ci sono tutti i colori e il quadrato nero condensa in sé tutte le possibilità di forma. L’opera è il risultato di un intenso lavoro spirituale che cerca di unire la tradizione millenaria ai nuovi fermenti artistici. Malevic ricerca il significato primario delle forme e dei simboli rappresentati nella loro essenza, come idee della forma, e l’assoluto è Dio.
Un lavoro permeato di sacralità e misticismo, ma più semplice ed immediato, lo propone il pittore Marc Chagall ( Minsk 7/07/1887- St. Paul de Vence 28/03/1985) che attraverso la poesia e la nostalgia per la sua terra natale cerca il mistero ultimo delle cose per arrivare ad una fede pura e intima che collega l’ebraismo chassidico al cristianesimo. I suoi quadri colorati e poetici sono una vera gioia per lo spirito ed un’evidente ricerca di purezza.
Un linguaggio decisamente più essenziale, ma con una dichiarata ricerca dell’assoluto, viene proposto da Yves Klein (Nizza 28/04/1928, Parigi 06/06/1962 ) che con il suo International Klein Blue, dipinge le sue tavole, ma anche altri oggetti, di un particolare blu in cui lo spettatore deve immergersi per aspirare all’Assoluto. Klein offrirà anche a Santa Rita la polvere che costituiva la base dei suoi colori, del suo blu, dell’oro e del rosa, chiedendo alla santa la grazia essere strumento di bellezza con queste parole:
Santa Rita da Cascia, io ti chiedo di intercedere presso Dio Padre Onnipotente perché mi accordi sempre in nome del Figlio Gesù Cristo e in nome dello Spirito Santo e della Santa Vergine Maria, la grazia di animare le mie opere perché esse divengano sempre più belle e inoltre la grazia che io scopra continuamente e regolarmente sempre nuove cose nell’arte ogni volta più belle, anche se purtroppo non sono degno di essere un utensile per costruire e creare della Grande Bellezza. Che tutto ciò che viene da me sia Bello. Così sia
Per ultimo ho scelto un autore contemporaneo Anselm Kiefer (Donaueschingen, 8/03/1945).
La sua arte è una sorta di grido, l’artista ripercorre la storia, nei suoi vari tessuti artistici ma pure filosofici, religiosi, usando ogni tipo di materiale, purchè sia materico, molto fisico. Il misticismo, la spiritualità, il rapporto tra individuo e cosmo sono i suoi ambiti di interesse. Kiefer ricerca l’essenza dell’ uomo e ne indaga il suo percorso attraverso la sua caduta (il peccato originale e la caduta di Lucifero). La sua arte descrive la lotta tra il bene e il male, e la ricerca della rivelazione anche attraverso la figura di Maria a cui dedica l’opera “Ave Maria” (2022), immaginando una chiesa intitolata a Maria “Mater Philosophorum”. La sua opera più famosa si trova a Milano all’HangarBicocca, dove sono in mostra permanente “i Sette Palazzi Celesti”. Sono sette torri monumentali, alte quasi 20 metri, in piombo e cemento armato, ispirati ad un antico trattato ebraico del IV-V secolo d.C. in cui si narra il cammino da seguire per avvicinarsi all’Altissimo. Le torri simboleggiano i vizi capitali e la sconfitta dell’uomo quando ha la pretesa di elevarsi a creatore, ma simboleggiano anche le opere di Misericordia e celebrano la vittoria della luce nell’eterna lotta contro l’oscurità.
A PierLuigi Zoccatelli, amico con cui ho spesso condiviso opinioni sull’arte contemporanea.
Sabato, 1 giugno 2024