Malta, cuore e specchio del Mediterraneo da rievangelizzare
di Michele Brambilla
Come accade sempre dopo i viaggi apostolici, l’udienza del mercoledì successivo è un momento di riepilogo e riflessione sul Magistero dispiegato nei giorni trascorsi presso i fratelli nella fede cattolica. Il 6 aprile Papa Francesco ricorda che «sabato e domenica scorsi mi sono recato a Malta: un Viaggio apostolico che era in programma da tempo: è stato rimandato due anni fa, per il covid e le sue conseguenze». Pensando alla grande storia dell’isola di Malta, il Papa spiega che «non molti sanno che Malta, pur essendo un’isola in mezzo al Mediterraneo, ha ricevuto prestissimo il Vangelo. Perché? Perché l’Apostolo Paolo fece naufragio vicino alle sue coste e prodigiosamente si salvò con tutti quelli che stavano sulla nave, più di duecentosettanta persone».
Malta emerge anzitutto come “luogo chiave”, essendo al centro del Mediterraneo e al confine tra Occidente e Oriente, nonché tra Nord e Sud del mondo (Europa e Africa), tanto che «Malta è una specie di “rosa dei venti”, dove si incrociano popoli e culture; è un punto privilegiato per osservare a 360 gradi l’area mediterranea. Oggi si parla spesso di “geopolitica”, ma purtroppo la logica dominante è quella delle strategie degli Stati più potenti per affermare i propri interessi estendendo l’area di influenza economica, o influenza ideologica o influenza militare: lo stiamo vedendo con la guerra» in corso in Ucraina, richiamata più volte nel discorso. I maltesi, eredi di una grande storia cristiana, rappresentano, secondo il Santo Padre, l’esempio di una civiltà con radici di fede molto solide che, proprio per questo, non teme il confronto con l’altro e l’accoglienza del diverso, divenendo ponte di pace verso altre frontiere. Parlando dei migranti incontrati sull’isola, il Papa avverte che «ogni migrante è unico: non è un numero, è una persona; è unico come ognuno di noi. Ogni migrante è una persona con la sua dignità, le sue radici, la sua cultura. Ognuno di essi è portatore di una ricchezza infinitamente più grande dei problemi che comporta. E non dimentichiamo che l’Europa è stata fatta dalle migrazioni». Per evitare una lettura unilaterale ed ideologica di questo aspetto, il Papa parla subito dopo dell’evangelizzazione. L’Europa è stata fatta da molti popoli immigrati, che si sono innestati sull’albero latino, ma la federazione l’ha fatta il battistero…
Ecco allora richiamare il dovere imprescindibile della nuova evangelizzazione, perché anche a Malta è arrivato «il vento del secolarismo e della pseudocultura globalizzata a base di consumismo, neocapitalismo e relativismo». Il cuore di Malta, come quello dell’intero continente europeo, batte nella Grotta di S. Paolo, lì dove l’Apostolo delle Genti approdò nel corso del viaggio verso Roma: «lì ho sentito battere il cuore del popolo maltese, che ha tanta fiducia nella sua Santa Madre. Maria ci riporta sempre all’essenziale, a Cristo crocifisso e risorto, e questo per noi, al suo amore misericordioso», che serve in particolare in Ucraina. «Le recenti notizie sulla guerra in Ucraina, anziché portare sollievo e speranza, attestano invece nuove atrocità, come il massacro di Bucha», dalla quale proviene una bandiera ucraina spedita in Vaticano come attestazione della tragedia. All’udienza sono presenti alcuni bambini ucraini profughi, che vengono salutati con calore dal Papa e da tutti i fedeli. «Questi bambini sono dovuti fuggire e arrivare a una terra straniera: questo è uno dei frutti della guerra. Non dimentichiamoli, e non dimentichiamo il popolo ucraino. È duro essere sradicati dalla propria terra per una guerra», ripete il Pontefice.
Giovedì, 7 aprile 2022