Di Giulio Meotti da Il Foglio del 22/03/2022
Roma. “La popolazione russa negli ultimi dodici mesi ha subìto il più grande declino in tempo di pace nella storia”. Vladimir Putin è arrivato alla guerra in Ucraina con questo annuncio del Moscow Times. Una settimana prima dell’invasione, sul Chicago Tribune, l’oppositore di Putin Michael Khodorkovski scriveva che “Putin crede che occupare l’Ucraina risolverebbe il problema demografico della Russia, aggiungerebbe una grande base industriale e, soprattutto, resusciterebbe la Russia come impero slavo orientale e ortodosso russo”. Molte cose sono migliorate in Russia. L’aspettativa di vita è salita a 72 anni (sempre molto indietro rispetto a tutti i paesi sviluppati), il consumo di alcol è diminuito di un terzo dal 2006 come la percentuale di uomini che muoiono prima dei 55 anni. La mortalità infantile è la metà di quella di trent’anni fa. Eppure, la Russia ha di fronte una perdita netta di 600 mila persone all’anno nei prossimi anni. 1,4 milioni entro il 2024. La Russia passerà da una popolazione di 144 milioni a 135 milioni nel 2050, secondo il rapporto delle Nazioni Unite. La Banca Mondiale è più pessimista, suggerendo che scenderà a 132 milioni. Ma un rapporto pubblicato dall’Accademia presidenziale russa dell’economia nazionale e della pubblica amministrazione ha dipinto uno scenario ancora più terribile. La popolazione russa che crolla a 113 milioni.
L’Unione sovietica, quando crollò nel 1991, aveva una popolazione di 293 milioni di persone. La Russia fra trent’anni potrebbe contare un terzo di quelle che aveva allora. “La Russia ha paura di scomparire?”. Questa la domanda che si pone Bruno Tertrais, lo studioso autore del libro Le choc démographique e vicepresidente della Fondation pour la recherche stratégique di Parigi. “Dietro al conflitto sull’Ucraina incombono le ansie demografiche russe per l’aumento dell’immigrazione musulmana”. Kamil Galeev, ricercatore del Wilson Center, in questi giorni ha postato una mappa della Russia: “Parliamo della demografia russa. Come vedete, vasti spazi in Siberia e la Russia europea si stanno spopolando. Ci sono due fattori dietro. Primo, bassa fertilità. Gli unici luoghi con crescita naturale sono le aree musulmane…”.
Nel suo libro, Tertrais scrive: “Un demografo russo ha stimato che nel 2050 il 40 per cento della popolazione proverrà da immigrazione recente. Oggi la fertilità resta molto più dinamica nelle regioni a maggioranza musulmana che nel resto del paese (il Daghestan detiene il record nazionale)”. Alexei Raksha, un demografo costretto a lasciare Rosstat dopo aver criticato la gestione ufficiale dei dati sul coronavirus, dice: “Non vedo futuro se le cose continuano come ora. Non vedremo alcuna crescita economica, non vedremo alcuna crescita del reddito disponibile reale – e questo è un fattore chiave per la fertilità. Non vedo nulla di nuovo che si avvicini nemmeno al ritorno della fertilità dei primogeniti a un livello sovietico. Non vedo alcun futuro per la Russia come stato nella sua forma attuale”.
Ma anche prima della pandemia, l’organismo statistico ufficiale russo, Rosstat, aveva sottolineato che il paese subisce una “perdita netta” di una persona ogni trenta secondi. Per questo la Russia è tanto pericolosa. Perché, come spiega Laurent Chalard dello European Centre for International Affairs in un dossier uscito sul Figaro, “al di là di questioni di natura geopolitica come l’estensione della Nato, Vladimir Putin ha un certo interesse per la demografia. Il numero di abitanti che contribuiscono al potere di un paese, la dimensione della popolazione in Russia, non è sufficientemente grande rispetto alle grandi potenze che sono la Cina (1,4 miliardi di abitanti) e gli Stati Uniti (331,4 milioni di abitanti). L’unica prospettiva di vedere la popolazione crescere è quella di annettere altri territori abitati da russi”.
Questo calo sta ostacolando i progetti di Putin che, appena salito al potere nel 2000, aveva scommesso sulla crescita demografica come fattore per il ritorno del potere russo sulla scena internazionale. “Grande demografia, grande potenza”, ha sintetizzato lo studioso americano Nicholas Eberstadt in un saggio apparso su Foreign Affairs. Demografia fatiscente, potenze in declino… Oppure una potenza islamica. Margarita Simonyan, direttrice dell’emittente statale Russia Today, ha scritto che se non si fa nulla, la popolazione cambierà così tanto che entro il 2040 la Russia sarà un “paese musulmano” (il Gran mufti russo prevede un terzo della popolazione entro una generazione). Un rapporto della Jamestown Foundation, dal titolo “Come l’islam cambierà la Russia”, ha spiegato cosa accadrà. “Dati i cambiamenti demografici, entro il 2050 i musulmani rappresenteranno fra un terzo (secondo le stime più prudenti) e la metà (secondo le valutazioni più ‘allarmistiche’) della popolazione russa”. La crescente importanza dell’islam in Russia plasmerà il futuro del paese in cinque direzioni: “L’equilibrio demografico del paese; la strategia di ‘normalizzazione’ del Caucaso settentrionale; la politica migratoria della Russia; il posizionamento della Russia sulla scena internazionale; e la trasformazione dell’identità russa”.
In questo contesto, la distribuzione di passaporti russi a osseti del sud, abkhazi e transnistriani, nonché l’assorbimento degli abitanti della Crimea e del Donbas, hanno costituito una manna dal cielo per il Cremlino. Quanto all’Ucraina, potrebbe fornire, secondo il politologo Bruno Tertrais, un “serbatoio” di popolazione in grado di risolvere il problema demografico russo. Se Putin riuscisse a conquistare l’Ucraina, avrebbe 44 milioni di nuovi titolari di passaporto russi, aumentando la popolazione “russa” del 30 per cento. Non solo, ma spezzerebbe la crescente demografia islamica dello stato russo. Un documento dell’Institut Montaigne sostiene che l’ossessione di riconquistare l’Ucraina era basata sulla “paura di fondo che la Russia fosse assorbita dall’Asia. Mentre la popolazione russa si sta riducendo, quella dell’Asia centrale sta aumentando e l’ombra crescente della Cina incombe sulla parte orientale dell’ex Unione sovietica. In un certo senso, per la Russia, perdere l’Ucraina significa scambiare un futuro europeo con uno asiatico”.
Che questa sia la strategia è stato chiarito la scorsa settimana in un incontro al Cremlino tra Putin e Maria Lvova-Belova, il commissario per i diritti dei bambini, il cui filmato è stato trasmesso dalla tv di stato. Riguardava il destino degli orfani di guerra. Putin ha detto a Lvova-Belova che era auspicabile che quei bambini potessero, immediatamente, avere passaporti russi: “Modificheremo le leggi di conseguenza. Chiederemo alla Duma di fare il suo lavoro”. Putin non dimentica l’adagio di Stalin secondo cui la quantità è qualità.