I giusti risorgeranno con la loro bellezza
di Lucia Menichelli
Il famoso romanzo Il deserto dei tartari di Dino Buzzati racconta la vita del soldato Giovanni Drogo, trascorsa nellโinutile attesa di un attacco nemico nella guarnigione dove viene assegnato, la fortezza Bastiani. A tratti onirica, ma anche realistica, la vicenda rappresenta la metafora del tempo passato in attesa di un evento che dia un senso allโesistenza. La speranza che il protagonista coltiva fino alla fine si realizza solo troppo tardi, quando giร ormai il soldato รจ vecchio e malato: il nemico arriva, ma lui deve lasciare la fortezza suo malgrado e, al chiuso della camera di una locanda, solo e abbandonato, muore. Seppure cruda e disincantata, la trama proprio nella parte finale, svela il senso di tutta la vicenda: allโultimo capitolo lโautore riserva una splendida narrazione di come Giovanni Drogo arrivi ad affrontare coraggiosamente la battaglia veramente importante e decisiva, quella con la morte, che lui ora riesce a intendere come ยซla sua grande occasioneยป. La battaglia si combatte non sul campo, con la promessa di una gloria vana, ma senza che nessuno lo guardi e lo chiami eroe; ma proprio per questo ne ยซvale la pena (โฆ) Questo, Giovanni diceva a se stesso – una specie di preghieraโฆยป.
Buzzati questa morte la definisce difficile, non come quella sul campo di battaglia che puรฒ essere invece malinconica, triste o addirittura bella. La bella morte, quella ยซallโaria libera, nel furore della mischia, col proprio corpo ancora giovane e sano, tra trionfali echi di trombaยป; quella anche di un suo compagno caduto durante una missione nella neve, ยซcon molta eleganza (โฆ)ยป, col corpo intatto, quindi per questo privilegiato, per aver potuto conservare il suo bellโaspetto.
Questo destino non รจ riservato a Drogo, che muore ยซcon quel misero corpo, le ossa sporgenti, la pelle biancastra e flaccidaยป, ma lui stesso si chiede: ยซchissร che, passata la nera soglia, anche lui Drogo non sarebbe potuto tornare come una volta, non bello (perchรฉ bello non era mai stato) ma fresco di giovinezzaยป.
Buzzati, consapevolmente o meno, sta indicando ai lettori il superamento dellโideale tutto pagano della โbella morteโ, che ritroviamo in Omero e in tutta la letteratura classica: siccome la morte colpisce solo il corpo, รจ fondamentale, per chi si vuole definire eroe, varcare questa soglia nel pieno delle forze e con il corpo intatto, da conservare anche nellโaldilร . La giovinezza e la bellezza del guerriero riflettono sul suo stesso corpo lo splendore della gloria e,cosi cristallizzate, restano immutabili in eterno. Per questo il corpo non deve essere deturpato: il cadavere profanato, reso irriconoscibile, priverebbe lโeroe della propria identitร e quindi dellโimmortalitร che gli viene garantita anche dalla poesia epica, eternatrice del suo valore.
Ma questa idea col Cristianesimo, ormai, non ha piรน motivo di esistere: grazie al sacrificio di Gesรน sulla croce, la morte non รจ piรน annientamento. Come si รจ potuta accettare la deturpazione del corpo di Gesรน, che poi รจ risorto per riacquistare la sua bellezza, cosรฌ i corpi di tutti i buoni, di tutti i santi risorgeranno nella loro bellezza.
Mercoledรฌ, 15 settembre 2021
