di Giuliano Rovere
Nella liturgia cristiana orientale detta bizantina, la lode della Madre di Dio è unita alla lode del Figlio e alla lode che per mezzo del Figlio si eleva verso il Padre nello Spirito Santo. Queste lodi hanno formato la pietà dei fedeli, suscitandone la devozione profonda per la «Tutta Santa Madre di Dio» da cui la predilezione e il significato della sua rappresentazione iconografica.
La parola “icona” deriva dal greco eikon e significa “immagine”: si tratta di un’immagine sacra, dipinta secondo i canoni della tradizione che in Oriente si dice “ecumenica”, cioè “universale”, in riferimento al fatto che, quando l’arte delle icone nasce, la Chiesa occidentale e quella orientale non sono ancora state divise dallo scisma da cui nel 1054 sorge l’Ortodossia e dunque i canoni pittorici sono i medesimi sia in Occidente sia in Oriente, come bene dimostrano le molte cattedrali di stile bizantino presenti in Italia.
L’icona è dipinta principalmente per essere venerata in chiesa ed è completata dalla preghiera del fedele. È una sorta di “bibbia” per i poveri: descrive la storia della salvezza con semplicità ed efficacia.
La santa Madre di Dio viene rappresentata in numerose tipologie ed è quasi sempre raffigurata insieme al Figlio.
Nell’Icona dell’Annunciazione, che celebra la festa dell’inizio della salvezza, la Vergine è sorpresa dall’angelo mentre sta filando: nel Suo grembo è già presente Cristo, per indicare ai fedeli il mistero dell’Incarnazione di Dio.
Nell’Icona del Natale, la Madonna occupa un posto centrale: è distesa su un drappo rosso, simbolo della Sua divina maternità. Sullo sfondo della grotta nera, la greppia con il Bambino, l’asino e il bue. Nell’icona sono presenti san Giuseppe, tentato dal demonio, le nutrici che fanno il bagno a Gesù, i Magi, i pastori e gli angeli. La natura è inchinata a Cristo perché Dio è con noi. Lo sguardo della Vergine è rivolto al fedele: Maria, vera Madre di Dio, si offre come Madre a ciascuno di noi.
L’Icona della Madonna della tenerezza, detta Vladimìrskaja dalla cattedrale della Dormizione della città di Vladimir, antica capitale della Rus’ dov’era venerata, è la più antica di quelle russe realizzate su legno che si sia conservata fino a noi: risale al secolo XI. La Madonna è colta mentre il Figlio le rivela la passione: dolce, tenera, triste, gioiosa, penetrante, comprensiva. Commentava san Sergio di Radonež (1322-1392): «Quando io sono triste, la madre di Dio piange con me; quando il mio animo è lieto, la Madre di Dio sorride con me; quando mi sento peccatore, la Madre di Dio intercede per me».
Nella tradizione cristiana orientale detta bizantina, l’icona si lega strettamente al canto liturgico. Dopo la consacrazione, viene sempre cantato un inno alla Madre di Dio. Nella Divina Liturgia di san Giovanni Crisostomo (344/354-407), il coro canta: «È veramente giusto glorificare Te, o genitrice di Dio, sempre beata e tutta immacolata, Madre del nostro Dio. Te più onorabile dei cherubini, e senza confronto più gloriosa dei serafini, Te magnifichiamo qual vera Madre di Dio».
Nell’icona «In Te si rallegra ogni creatura» la Vergine e il Figlio sono circondati dalle schiere angeliche. Ai loro piedi vi è un’assemblea di fedeli di ogni popolo e nazione. Cristo, che ha sempre un volto da adulto, stringe in mano il rotolo della sapienza. Nella Divina Liturgia di san Basilio detto Magno (329-379), che si celebra durante la Quaresima e in altri momenti dell’anno, il coro intona dopo la consacrazione l’inno:
«In Te si rallegra, o piena di grazia, ogni creatura, il coro degli angeli e il genere umano. Tempio santificato e paradiso spirituale, gloria della verginità. Da Te prese carne Dio, e divenne bambino Colui che è il nostro Dio prima dei secoli. Egli fece del Tuo grembo il Suo trono, e rese più vasto dei cieli il grembo Tuo. In Te si rallegra, o piena di grazia, ogni creatura, gloria a Te».