Di Giulio Meotti da Il Foglio del 24/03/2023
Roma. La “vita in vendita”. Così l’aveva definita Jacques Testart, il grande biologo francese “padre” della prima bambina francese nata in provetta, Amandine, nel 1982. L’industria globale della maternità surrogata commerciale è arrivata a valere 14 miliardi di dollari nel 2022, secondo la società di consulenza per ricerche di mercato Global Market Insights. “Entro il 2032, si prevede che tale cifra salirà a 129 miliardi di dollari”, con un numero crescente di coppie dello stesso sesso e single alla ricerca di modi per avere figli. “La pandemia ha ridotto la maternità surrogata internazionale, ma ora stiamo assistendo a tutta quella domanda repressa”, ha affermato alla Cnbc l’esperto di maternità surrogata Sam Everingham, direttore di Growing Families a Sydney. A lungo l’India è stata la “fabbrica” per eccellenza delle surrogate. La scrittrice inglese pluripremiata Kishwar Desai ha denunciato sul Guardian che “ci sono ospedali in cui le donne sono tenute per nove mesi, facendo nascere il figlio di qualcuno per due o tremila sterline. E’ puro sfruttamento”. Dal 2015, il divieto di questa pratica in molti paesi, tra cui Nepal, India e Thailandia, ha reso l’Ucraina la “capitale mondiale dell’utero in affitto”. Poi la guerra in quel paese – che aveva in mano un quarto del mercato mondiale dell’utero in affitto – ha spinto la maternità surrogata verso nuovi territori. Fino allo scorso anno, l’Ucraina era il secondo mercato di maternità surrogata al mondo dopo gli Stati Uniti. Ora va fortissimo la Georgia, che ha leggi lassiste come quelle di Kyiv. Il World Center of Baby, che ha già operato a Cipro nel 2022, prevede di aprire il suo ufficio a Tbilisi questo mese. Nel frattempo, anche il Messico e altre zone dell’America latina hanno registrato un’impennata. In Georgia, come in Ucraina, i programmi di maternità surrogata commerciale costano circa 40-50 mila dollari, mentre in Messico 60-70 mila. Contro una media di 120 mila dollari negli Stati Uniti. Il Wall Street Journal lo ha chiamato “l’assemblaggio del bambino globale”. Si prende l’ovocita di una bellissima donna dell’Europa orientale, lo si insemina con lo sperma di un ricco occidentale attempato, spesso gay, e lo si impianta nell’utero di una povera donna georgiana o messicana.Il boom globale ha determinato un aumento della domanda di surrogati, con gruppi su Facebook e annunci di agenzie che attirano le donne con la promessa di redditi considerevoli. “C’è una domanda globale”, scrive France Winddance Twine, che ha scritto il libro Outsourcing the Womb: “Milioni di cittadini europei vogliono questi servizi”. Per questo Julie Bindel, una delle femministe più famose della Gran Bretagna, ha scritto una critica alla maternità surrogata su Prospect, la rivista progressista. “La maternità surrogata è sfruttamento indipendentemente dal fatto che venga eseguita a scopo di lucro o altruismo. L’acquisto e la vendita di corpi di donne per la riproduzione è sostenuto da molti a sinistra, una notevole eccezione alla loro solita critica al capitalismo. In effetti, la maternità surrogata è celebrata e vista come poco diversa dall’acquisto di un biglietto aereo. Merce in vendita”.