di Michele Brambilla
Nell’udienza generale del 28 agosto Papa Francesco prosegue il ciclo di catechesi sugli Atti degli Apostoli soffermandosi sulla comunità dei discepoli, che era solita radunarsi, dopo la Pentecoste, in un punto preciso del Tempio, il Portico detto “di Salomone”. «Il portico (stoà)», precisa il Papa, «è una galleria aperta che funge da riparo, ma anche da luogo d’incontro e di testimonianza». Luca, notoriamente l’autore degli Atti degli Apostoli, «[…] insiste sui segni e sui prodigi che accompagnano la parola degli Apostoli e sulla speciale cura dei malati cui essi si dedicano». In questo modo «nel capitolo 5 degli Atti la Chiesa nascente si mostra come un “ospedale da campo” che accoglie le persone più deboli, cioè i malati. La loro sofferenza attira gli Apostoli, i quali non possiedono “né argento né oro” (At 3,6) – così dice Pietro allo storpio – ma sono forti del nome di Gesù». Si incontra così pure il nome dell’apostolo san Pietro, il cui ruolo appare assolutamente centrale nella vita della Chiesa primitiva per vari motivi: «[…] ha preminenza nel gruppo apostolico a motivo del primato (cfr Mt 16,18) e della missione ricevuti dal Risorto (cfr Gv 21,15-17). È lui che dà il via alla predicazione del kerygma nel giorno di Pentecoste (cfr At 2,14-41) e che al concilio di Gerusalemme svolgerà una funzione direttiva (cfr At 15 e Gal 2,1-10)».
Il Primato petrino è quindi chiaro fin dalle origini e si coniuga a una particolare eredità affidata da Cristo alla Chiesa, e a Pietro in particolare: il dono di risanare gli infermi. «Pietro si accosta alle barelle e passa tra i malati», spiega il Pontefice, «così come aveva fatto Gesù, prendendo su di sé le infermità e le malattie (cfr Mt8,17; Is 53,4). E Pietro, il pescatore di Galilea, passa, ma lascia che sia un Altro a manifestarsi: che sia il Cristo vivo e operante! Il testimone, infatti, è colui che manifesta Cristo». Per tutti i discepoli «Pietro è colui che compie le opere del Maestro (cfr Gv 14,12): guardando a lui con fede, si vede Cristo stesso. Ricolmo dello Spirito del suo Signore, Pietro passa e, senza che egli faccia nulla, la sua ombra diventa “carezza”, risanatrice, comunicazione di salute, effusione della tenerezza del Risorto che si china sui malati e restituisce vita, salvezza, dignità». Nel secolo I i malati, specie i contagiosi, erano allontanati dal consesso civile, mentre con il cristianesimo vi rientrano diventando icona di Gesù crocifisso.
Ne nacque subito uno scontro con la cultura e con le élite dominanti. «Pietro allora risponde offrendo una chiave della vita cristiana: “Obbedire a Dio invece che agli uomini” (At 5,29)» quando la legge civile rinnega, oggi come allora, quella divina. Esorta quindi il Successore di Pietro: «chiediamo anche noi allo Spirito Santo la forza di non spaventarci davanti a chi ci comanda di tacere, ci calunnia e addirittura attenta alla nostra vita. Chiediamogli di rafforzarci interiormente per essere certi della presenza amorevole e consolatrice del Signore al nostro fianco».
Giovedì, 29 agosto 2019