Come ormai consuetudine, a mezzogiorno del 10 maggio Papa Francesco si collega dalla Biblioteca del Palazzo apostolico per il Regina Coeli. È la V domenica di Pasqua e «nel Vangelo di oggi (cfr Gv 14,1-12) ascoltiamo l’inizio del cosiddetto “Discorso di addio” di Gesù. Sono», spiega il Santo Padre, «le parole che rivolse ai discepoli al termine dell’ultima Cena, appena prima di affrontare la Passione. In un momento così drammatico Gesù cominciò dicendo: “Non sia turbato il vostro cuore” (Gv 14,1)». Il cuore dell’uomo conosce, infatti, questo sentimento particolare.
I rimedi che Cristo offre nel Vangelo sono due: «il primo è: “Abbiate fede in me” (Gv 14,1)». Come evidenzia il Papa, «Egli sa che, nella vita, l’ansia peggiore, il turbamento, nasce dalla sensazione di non farcela, dal sentirsi soli e senza punti di riferimento davanti a quel che accade. Quest’angoscia, nella quale a difficoltà si aggiunge difficoltà, non si può superare da soli. Abbiamo bisogno dell’aiuto di Gesù, e per questo Gesù chiede di avere fede in Lui, cioè di non appoggiarci a noi stessi, ma a Lui», che ha vinto la morte. «C’è», infatti, «un secondo rimedio al turbamento, che Gesù esprime con queste parole: “Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. […] Vado a prepararvi un posto” (Gv 14,2). Ecco che cosa ha fatto Gesù per noi: ci ha prenotato un posto in Cielo. Ha preso su di sé la nostra umanità per portarla oltre la morte, in un posto nuovo, in Cielo, perché lì dove è Lui fossimo anche noi».
«Ma come raggiungere il Paradiso», chiede il Pontefice: «qual è la via?». Ecco, allora, «[…] la frase decisiva di Gesù. Oggi ci dice: “Io sono la via” (Gv 14,6). Per salire in Cielo la via è Gesù: è avere un rapporto vivo con Lui, è imitarlo nell’amore, è seguire i suoi passi». Vale per il singolo credente («non è la via del mio protagonismo, è la via di Gesù protagonista della mia vita»), ma è fondamentale anche per i continenti. Francesco menziona il 70° anniversario della proposta, formulata dal presidente francese Robert Schuman (1886-1963), cattolico, di costituire quella che sarebbe divenuta la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA), embrione della futura Unione Europea. «Il mio pensiero», dice infatti il Santo Padre, «va oggi all’Europa e all’Africa. All’Europa, in occasione del 70° anniversario della Dichiarazione Schuman, del 9 maggio 1950. Essa ha ispirato il processo di integrazione europea, consentendo la riconciliazione dei popoli del continente, dopo la Seconda Guerra Mondiale, e il lungo periodo di stabilità e di pace di cui beneficiamo oggi. Lo spirito della Dichiarazione Schuman non manchi», inoltre, «di ispirare quanti hanno responsabilità nell’Unione Europea, chiamati ad affrontare in spirito di concordia e di collaborazione le conseguenze sociali ed economiche provocate dalla pandemia».
Il riferimento all’Africa è dovuto ad un altro importante anniversario: «[…] il 10 maggio 1980, quarant’anni fa, Papa san Giovanni Paolo II (1920-2005), durante la sua prima visita pastorale in quel continente, diede voce al grido delle popolazioni del Sahel, duramente provate dalla siccità. Oggi mi congratulo con i giovani che si stanno impegnando per l’iniziativa “Laudato Si’ Alberi”. L’obiettivo è piantare nella regione del Sahel almeno un milione di alberi che andranno a far parte della “Grande Muraglia verde d’Africa”», che è un progetto di riforestazione.
Lunedì, 11 maggio 2020