L’importanza della Bellezza attraverso il magistero del Pontefice recentemente scomparso.
«Nel guardare indietro alla mia vita, ringrazio Dio per avermi posto accanto la musica quasi come una compagna di viaggio, che sempre mi ha offerto conforto e gioia. La musica è veramente il linguaggio universale della bellezza, capace di unire fra loro gli uomini di buona volontà su tutta la terra e di portarli ad alzare lo sguardo verso l’Alto ed ad aprirsi al Bene e al Bello assoluti, che hanno la loro ultima sorgente in Dio stesso». [1] Queste parole di Papa Benedetto XVI sono state pronunciate il 16 aprile del 2007 in occasione di un concerto in Aula Paolo VI per il suo ottantesimo compleanno. Il Pontefice ha dedicato tante riflessioni importanti e profonde al tema della bellezza, quella delle arti figurative, della liturgia, della natura, della musica. Sarebbe impossibile (e riduttivo) riassumere in un breve post quello che è il suo Magistero su questo argomento, ma è proprio l’ampiezza del materiale che abbiamo a disposizione che rende l’idea della centralità del tema nel pensiero del Pontefice. Mi limito a qualche citazione che ritengo significativa.
Al Meeting di Rimini del 2002, quando è ancora Cardinale, pronuncia parole importanti: «La bellezza è certamente conoscenza, una forma superiore di conoscenza poiché colpisce l’uomo con tutta la grandezza della verità… La vera conoscenza è essere colpiti dal dardo della bellezza che ferisce l’uomo… L’essere colpiti e conquistati attraverso la bellezza di Cristo è conoscenza più reale e più profonda della mera deduzione razionale».[2]
Il 28 giugno 2005 il Papa appena eletto ricorda il legame tra verità e bellezza presentando il Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica: «Le immagini sacre, con la loro bellezza, sono anch’esse annuncio evangelico ed esprimono lo splendore della verità cattolica, mostrando la suprema armonia tra il buono e il bello, tra la via veritatis e la via pulchritudinis».[3] Il rapporto indissolubile e necessario tra bellezza e liturgia è chiaramente espresso nell’Esortazione Apostolica Sacramentum Caritatis: «La liturgia … ha un intrinseco legame con la bellezza: è veritatis splendor… La bellezza, pertanto, non è un fattore decorativo dell’azione liturgica; ne è piuttosto elemento costitutivo».[4]
È in particolare nel Discorso rivolto, il 21 novembre 2009, agli Artisti radunati nella Cappella Sistina, che Benedetto XVI presenta con chiarezza e completezza il rapporto tra bellezza e fede: «La bellezza… proprio per la sua caratteristica di aprire e allargare gli orizzonti della coscienza umana, di rimandarla oltre se stessa, di affacciarla sull’abisso dell’Infinito, può diventare una via verso il Trascendente, verso il Mistero ultimo, verso Dio. […] Si parla, in proposito, di una via pulchritudinis, una via della bellezza che costituisce al tempo stesso un percorso artistico, estetico, e un itinerario di fede, di ricerca teologica».[5] Per il Pontefice la bellezza è come una scossa che scuote dalla rassegnazione: «Una funzione essenziale della vera bellezza, infatti, già evidenziata da Platone, consiste nel comunicare all’uomo una salutare “scossa”, che lo fa uscire da se stesso, lo strappa alla rassegnazione, all’accomodamento del quotidiano, lo fa anche soffrire, come un dardo che lo ferisce, ma proprio in questo modo lo “risveglia” aprendogli nuovamente gli occhi del cuore e della mente, mettendogli le ali, sospingendolo verso l’alto».
Tre giorni prima dell’incontro con gli artisti, Papa Benedetto XVI dedica un’udienza al tema delle cattedrali romaniche e gotiche del Medioevo. Merita di essere riletto e meditato, non solo come lezione di storia dell’arte ma soprattutto per il tema di fondo: il Papa ricorda che lo scopo dei costruttori di cattedrali non era culturale ma religioso: «Tutto era orientato e offerto a Dio nel luogo in cui si celebrava la liturgia. Possiamo comprendere meglio il senso che veniva attribuito a una cattedrale gotica, considerando il testo dell’iscrizione incisa sul portale centrale di Saint-Denis, a Parigi: “Passante, che vuoi lodare la bellezza di queste porte, non lasciarti abbagliare né dall’oro, né dalla magnificenza, ma piuttosto dal faticoso lavoro. Qui brilla un’opera famosa, ma voglia il cielo che quest’opera famosa che brilla faccia splendere gli spiriti, affinché con le verità luminose s’incamminino verso la vera luce, dove il Cristo è la vera porta”».[6]
L’attenzione di Papa Benedetto non è rivolta soltanto alla bellezza nell’arte sacra e nella liturgia ma anche a quella degli edifici civili. Nell’udienza del 30 settembre 2009 in Piazza San Pietro, ricordando il suo viaggio nella Repubblica Ceca, Benedetto XVI riflette sulla bellezza di Praga e in particolare del suo castello, dando una piccola lezione di urbanistica a misura d’uomo: «Il Castello di Praga, straordinario sotto il profilo storico e architettonico, suggerisce un’ulteriore riflessione più generale: esso racchiude nel suo vastissimo spazio molteplici monumenti, ambienti e istituzioni, quasi a rappresentare una polis, in cui convivono in armonia la Cattedrale e il Palazzo, la piazza e il giardino […] l’ambito civile e quello religioso, non giustapposti, ma in armonica vicinanza nella distinzione».[7]
A questo punto sorge spontanea una domanda: è possibile la bellezza anche oggi, in una società intrisa di spirito rivoluzionario, dove anche le nuove chiese sembrano risentire gravemente della crisi della fede? Benedetto XVI ha lanciato a questo proposito un segnale di grande speranza quando ha consacrato nel 2010 la Sagrada Familia di Barcellona, contemplando «ammirato questo ambiente santo di incantevole bellezza, con tanta storia di fede»[8]. L’esempio dell’architetto catalano Antoni Gaudí è la dimostrazione che esiste un’arte, come dice il Papa, «amica della Chiesa». Si possono ancora oggi costruire cattedrali. E’ l’accorato appello con il quale il grande Pontefice conclude il suo discorso agli artisti: «Voi siete custodi della bellezza… Siate perciò grati dei doni ricevuti e pienamente consapevoli della grande responsabilità di comunicare la bellezza, di far comunicare nella bellezza e attraverso la bellezza! Siate anche voi, attraverso la vostra arte, annunciatori e testimoni di speranza per l’umanità!».
Susanna Manzin
[1] https://www.vatican.va/content/benedict-xvi/it/speeches/2007/april/documents/hf_ben-xvi_spe_20070416_concerto.html
[2] J. Ratzinger, La bellezza. La Chiesa, LEV-Itaca, Roma-Castel Bolognese 2005, 11-26.
[3] https://www.vatican.va/content/benedict-xvi/it/speeches/2005/june/documents/hf_ben-xvi_spe_20050628_compendium.html
[4] https://www.vatican.va/content/benedict-xvi/it/apost_exhortations/documents/hf_ben-xvi_exh_20070222_sacramentum-caritatis.html
[5] https://www.vatican.va/content/benedict-xvi/it/speeches/2009/november/documents/hf_ben-xvi_spe_20091121_artisti.html
[6] https://www.vatican.va/content/benedict-xvi/it/audiences/2009/documents/hf_ben-xvi_aud_20091118.html
[7] https://www.vatican.va/content/benedict-xvi/it/audiences/2009/documents/hf_ben-xvi_aud_20090930.html
[8] https://www.vatican.va/content/benedict-xvi/it/homilies/2010/documents/hf_ben-xvi_hom_20101107_barcelona.html