La virtù nell’arte cristiana
di Mario Vitali
Per la dottrina cristiana le virtù sono libere decisioni dell’uomo di praticare il bene che si stabiliscono e si perfezionano con l’abitudine. Possono essere naturali o morali, chiamate anche “cardinali”, che vengono acquisite mediante la pratica e “teologali” che assumono una forma trinitaria e sono un dono gratuito di Dio all’uomo che consentono a quest’ultimo di avvicinarsi al Suo mistero.
Come afferma il Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC): al numero 1804 “Le virtù umane sono attitudini ferme, disposizioni stabili, perfezioni abituali dell’intelligenza e della volontà che regolano i nostri atti, ordinano le nostre passioni e guidano la nostra condotta secondo la ragione e la fede. Esse procurano facilità, padronanza di sé e gioia per condurre una vita moralmente buona. L’uomo virtuoso è colui che liberamente pratica il bene.
Le virtù morali vengono acquisite umanamente. Sono i frutti e i germi di atti moralmente buoni; dispongono tutte le potenzialità dell’essere umano ad entrare in comunione con l’amore divino.”
Il CCC prosegue con il numero 1812 affermando: “Le virtù umane si radicano nelle virtù teologali, le quali rendono le facoltà dell’uomo idonee alla partecipazione alla natura divina. Le virtù teologali, infatti, si riferiscono direttamente a Dio. Esse dispongono i cristiani a vivere in relazione con la Santissima Trinità. Hanno come origine, causa ed oggetto Dio Uno e Trino.”
Iniziamo un itinerario di presentazione delle singole virtù attraverso la creazione artistica, partendo dalla virtù della Fede alla quale seguiranno la altre virtù teologali, la Speranza e la Carità, per proseguire poi con le singole virtù cardinali, la Prudenza, la Giustizia, la Fortezza e la Temperanza.
La Fede
Affidiamoci ancora al CCC che al numero 1814 che così si esprime: “La fede è la virtù teologale per la quale noi crediamo in Dio e a tutto ciò che egli ci ha detto e rivelato, e che la Chiesa ci propone da credere, perché egli è la stessa verità. Con la fede «l’uomo si abbandona tutto a Dio liberamente». Per questo il credente cerca di conoscere e di fare la volontà di Dio. «Il giusto vivrà mediante la fede» (Rm 1,17). La fede viva «opera per mezzo della carità» (Gal 5,6).”
Come può un artista tradurre in una sola immagine il contenuto della fede cristiana?
Una delle espressioni più efficaci nel rappresentare in immagine la Fede è offerta dall’opera di Piero del Pollaiolo o Piero Benci (1441/1496), pittore fiorentino che ha realizzato l’opera della sette virtù. In realtà Il Pollaiolo ne ha realizzate sei, la settima, la Fortezza, è opera di Sandro Botticelli (1445-1510).
Tempera su tavola, realizzata nel 1470, vuole rappresentare l’atteggiamento del fedele e le verità della fede proposte dalla Chiesa per essere credute. Interessante la simbologia utilizzata dall’artista nel rappresentare questa virtù. Il Pollaiolo presenta la Fede come una giovane donna seduta in trono simbolo, questo, di dominio che detta virtù esercita sul cuore dei credenti.
Osservando la donna si nota il volto sereno con lo sguardo rivolto verso l’alto, a indicare l’attitudine che deve avere un fedele chiamato a non fissare lo sguardo solo sulle cose temporali, ma a indirizzarlo verso la dimensione sovrannaturale.
La fede indossa un manto bianco, simbolo di innocenza e di purezza, del resto bianco veniva rappresentato l’Agnello pasquale, come bianca era anche la veste di Gesù quando apparve trasfigurato.
La donna regge il Calice e la Patena nella mano destra la Croce nella mano sinistra.
Il Calice che, accogliendo il sangue di Cristo, rappresenta la nuova alleanza fra Dio e l’uomo sancisce con quest’ultimo un patto di collaborazione, come stupendamente raffigurato nell’affresco sulla creazione realizzato da Michelangelo (1475-1564) nella Cappella Sistina.
Il Calice è anche il simbolo dell’unione delle nature divina ed umana di Cristo, contemporaneamente esso è anche il simbolo dell’amarezza della vita che deve essere bevuta fino all’ultima goccia per conquistare la vita eterna seguendo l’esempio del Maestro nella preghiera del Getzemani e nell’ultima Cena.
Unitamente al Calice la mano destra eleva la Patena, piccolo piatto di forma circolare che accoglie l’Ostia consacrata – quest’ultima presso altri artisti viene raffigurata al posto della patena -, è l’immagine che richiama lo spezzare del pane il giovedì santo, ed è segno dell’eterna presenza di Gesù.
La Croce, nella mano destra, è il simbolo della passione e morte del Figlio di Dio per la salvezza del mondo, ed è anche simbolo di tutta quanta la Chiesa.
La Fede, tiene in mano questi tre simboli per presentarli al mondo e per affermare la verità di fatti realmente accaduti e che continuano ad avere conseguenze per l’uomo credente o non credente in ogni tempo.
Lunedì, 4 aprile 2022
Foto in testata. Giotto-Cappella dgli Scrovegni