Marco Respinti, Cristianità n. 391 (2018)
L’«amicizia culturale» fra Régine Pernoud e Alleanza Cattolica «vent’anni dopo». Una «storia di luce»
«[…] il santo Vero/mai non tradir»
Alessandro Manzoni (1785-1873) (*)
Il 22 aprile 1998, venti anni fa, scompariva a Château-Chinon, il paese del dipartimento della Nièvre, nella regione francese Borgogna-Franca Contea, dov’era nata il 17 giugno 1909, la storica Régine Pernoud (1909-1998).
1. Dopo il diploma superiore in Lettere all’Università di Aix-en-Provence nel 1929 — «con la scoperta del Medioevo incominciai ad amare la storia» (1), ricorda —, nello stesso anno la Pernoud entra nell’Ècole Nationale des Chartes di Parigi, la prestigiosissima Scuola di Paleografia allora ospitata nell’Università parigina Sorbona, dove consegue il titolo di archivista paleografa nel 1933. «La Scuola di Paleografia — spiega — fornisce un metodo storico e critico solido che può essere applicato in molti ambiti. Molti studiosi di paleografia hanno avuto successo nell’etnologia, nell’archeologia e nella diplomazia, grazie a questa formazione iniziale che insegna l’attenzione e sviluppa il discernimento. Nel corso di quegli anni trascorsi alla scuola, diventai una storica passando ore sui manuali» (2). Infatti, i «[…] documenti sono la base del lavoro dello storico. Anche in questo caso, devo molto alla Scuola di Paleografia, che ci metteva direttamente a contatto con loro: indispensabile risalire direttamente sino ai testi, e non accontentarsi di opere di seconda mano. Ossia degli scritti di altri storici» (3). Nel 1935 ottiene quindi il dottorato in Storia Medioevale alla Sorbona con una tesi intitolata Essai sur l’histoire du port de Marseille des origines à la fin du XIIIe siècle, dedicata ad aspetti specifici della città provenzale dove ha trascorso parte dell’infanzia. Dopo aver svolto lavori precari per quattordici anni, nel 1947 viene assunta come conservatrice del Museo delle Belle Arti di Reims e nel 1949 diviene conservatrice degli Archivi Nazionali di Parigi, dove riorganizza il Museo della Storia di Francia. Nel 1974 fonda a Orléans il Centre Jeanne d’Arc.
Esperta di storia provenzale — e in particolare di storia marsigliese —, si dedica inizialmente allo studio del commercio di Marsiglia, città di cui ha pure curato l’edizione critica degli statuti municipali del Duecento, mostrando attenzione anche ai fenomeni economici e una dote non comune per le ricerche di archivio. Dunque, diventa specialista degli aspetti sociali e culturali del Medioevo, producendo un lavoro di riscoperta globale del periodo che, basato su ricerche documentali, la impone — fin dagli anni 1940 — come uno dei maggiori medioevisti del Novecento, nonostante le ritrosie e le contestazioni di parte del mondo accademico messo a disagio dai suoi studi «controcorrente» su un’epoca storica spesso presentata come oscura, decadente e barbarica. «Sin dai tempi della Scuola di Paleografia — scrive rievocando gli esordi — non vedevo l’ora di condividere con altri la rivelazione che, durante gli studi, avevo avuto del Medioevo. Sapevo che questo era l’argomento che più mi stava a cuore, quello a cui avrei dedicato tutta me stessa. Tuttavia, volevo procedere con piena cognizione di causa, in modo maturo e ponderato, e solo quando avessi raccolto sufficienti elementi al riguardo. Bisognava dare ragione contemporaneamente della serenità delle abbazie romaniche, del lirismo delle cattedrali gotiche, della raffinatezza della tradizione cortese, e anche del profondo e duraturo equilibrio della società medievale, orientata verso la pienezza degli individui. Ora, dieci anni dopo essere uscita dalla Scuola, e senza avere smesso un istante di lavorare alla questione e di documentarmi, mi sentivo pronta a cimentarmi» (4). Riuscita indubitabilmente nell’impresa, diversi anni e diverse pubblicazioni dopo la Pernoud può dunque concludere impartendo un insegnamento altamente significativo quando avverte che «“Medioevo” si dovrebbe sempre scriverlo tra virgolette» (5), cosa che dunque faccio almeno nel proseguo di questo articolo.
Cultrice di pittura — importante è la sua amicizia con il pittore, incisore, illustratore e scultore francese Henri-Émile-Benoît Matisse (1869-1954) (6), e profondo il fascino che su di lei esercita l’arte degl’«indiani» dell’America Settentrionale, da lei visitata approfonditamente e a più riprese —, cattolica di grande fede, «laica consacrata» (7) — come informa la pittrice e scultrice francese Marie-Michèle Poncet, sua grande amica —, pubblica una cinquantina di opere — a cui si aggiungono articoli, produzioni divulgative per ragazzi e CD-Rom —, di cui molte disponibili anche in lingua italiana. Fra esse spiccano La poésie médiévale française; Vie et mort de Jeanne d’Arc. Les témoignages du procès de réhabilitation 1450-1456; Les croisés; Un Chef d’état, saint Louis de France; 8 mai 1429, la libération d’Orléans; L’histoire racontée à mes neveux; Les Hommes de la Croisade; Les Gaulois; Sources de l’art roman, scritto con la sorella Madeleine Pernoud (1912-1990) e con Marie-Madeleine Davy (1903-1998), storica e filosofa; Saint Louis et le crépuscule de la féodalité; I santi nel Medioevo (8); Storia della borghesia in Francia. Dalle origini all’inizio dell’età moderna (9); Isambour: la reine captive; Giovanna d’Arco, scritto con la storica Marie-Véronique Clin (10); Riccardo Cuor di Leone (11); La Vergine e i Santi nel Medioevo (12); Bianca di Castiglia. Una storia di buongoverno (13); Immagini della donna nel Medioevo (14); Storia e visioni di sant’Ildegarda. L’enigmatica vita di un’umile monaca del Medioevo che divenne confidente di papi e imperatori (15); Jardins de monastères; Saint Jérôme: père de la Bible, scritto con Madeleine Pernoud; La spiritualità di Giovanna d’Arco (16); Medioevo, un secolare pregiudizio (17); I Templari (18); Storia di una scrittrice medievale. Cristina da Pizzano (19); Eleonora d’Aquitania (20); La donna al tempo delle cattedrali. Civiltà e cultura femminile nel Medioevo (21); ed Eloisa e Abelardo (22). Autobiografici sono Testimoni della luce e Villa Paradis. Luci e ombre del XX secolo. Insomma, un lascito immenso, costantemente guidato da un criterio unitario che fa della studiosa un esempio d’impegno metodologico e di vita cristiana: «quello che lei perseguiva con la sua opera aveva un centro, una ragione: la fede in Dio, l’amore alla Chiesa, la familiarità e la comunione con i santi» (23).
2. La Pernoud ha fatto tesoro delle indicazioni fondamentali di coloro che ella considera in qualche modo «maestri» — di area francofona — nell’opera di riscoperta del «Medioevo» (24): lo storico della letteratura francese Léon Gautier (1832-1897) (25); lo storico Henri Pirenne (1862-1935) (26); il filologo Joseph Bédier (1864-1938) (27); lo storico della letteratura francofona continentale, nonché impresario teatrale Gustave Cohen (1879-1958), ebreo convertito al cattolicesimo nel 1943 (28); e lo storico dell’arte, incisore e poeta Henri Joseph Focillon (1881-1943) (29), tutti francesi, tranne Pirenne, belga, e Cohen, franco-belga, senza dimenticare «istituzioni» del mondo accademico francese come gli storici Lucien Febvre (1878-1956) (30); Marc Léopold Benjamin Bloch (1886-1944) (31); Fernand Paul Achille Braudel (1902-1985) (32); Louis Sigismond Isaac Halphen (1880-1950) (33), anch’egli archivista paleografo all’École Nationale des Chartes, che — scrive la Pernoud — «[…] ha corretto la mia tesi di dottorato, un grande storico e un grande uomo estremamente simpatico» (34); nonché la «scuola delle Annales», cosiddetta dal periodico Annales d’histoire économique et sociale — tuttora esistente e pubblicato dal 1994 con il titolo Annales. Histoire. Sciences sociales —, fondato nel 1929 da Bloch e da Febvre, a cui si è presto associato Pirenne e nella seconda metà degli anni 1950 passato alla responsabilità di Braudel.
Si è rivelata, dunque, «vertice» di un gruppo «ideale» di studiosi francofoni a vario titolo del «Medioevo», capaci di portare a compimento l’opera dei «pionieri»: il sociologo Léo Moulin (1906-1996) (35); lo storico della tecnologia Jean Gimpel (1918-1996) (36), con il quale, nel 1992, la Pernoud ricorda «un’amicizia di più di trent’anni» (37); lo storico della tecnologia Bertrand Gille (1920-1980) (38); lo storico Raymond Oursel (1921-2008) (39); il monaco benedettino ed editore dom Angelico Surchamp (1924-2018) (40), fondatore nel 1951 delle Éditions Zodiaque nell’abbazia Sainte-Marie de la Pierre-qui-Vire di Saint-Léger-Vauban nel dipartimento dell’Yonne, sempre nella regione Borgogna-Franca Contea (41) — «grazie particolarmente alla collezione di dom Angelico Surchamp, il disprezzo che in generale si nutriva per l’arte medievale sarebbe ben presto svanito» (42), ha scritto la Pernoud —, tutti francesi, tranne Moulin, belga. A loro è certamente lecito associare, sempre idealmente, lo storico belga Léopold Genicot (1914-1995) (43), gli storici e agronomi francesi «più anziani» Roger Grand (1874-1962) e Raymond Delatouche (1906-2002) (44), quest’ultimo anch’egli archivista paleografo all’École Nationale des Chartes, nonché l’ingegnere agronomo e storico dell’arte Pierre du Colombier (pseudonimo di Pierre Poinçon de la Blanchardière, 1889-1975) (45).
A questo «gruppo» si deve gran parte della riscoperta «recente» — in area francofona — della vera cifra identitaria del cosiddetto «Medioevo», una espressione adoperata dapprima con semplice intento di periodizzazione storica — dunque in modo non malizioso —, ma presto caricata di disprezzo intenzionale da autori protestanti e proto-illuministi (46). Penetrata nell’insegnamento scolastico di ogni ordine e di ogni grado, l’espressione e la sua semantizzazione negativa sono tracimate nel linguaggio comune: eppure resta una delle più grandi fake news della storia. Nell’opera di vera e propria contro-informazione, sviluppatasi poi in un’azione di restaurazione della verità storiografica a partire dal riequilibrio dei valori lessicali, linguistici e semantici impiegati spesso con leggerezza, ma pure di frequente con intento ideologico, e dunque di ri-informazione, di ri-formazione e di ri-inculturazione della verità stessa, la Pernoud, di tutto quel «gruppo», è assurta a ispiratrice e a punto di riferimento.
3. Tutto è cominciato, dopo la tesi di dottorato, con il secondo libro della specialista francese, primo sul «Medioevo», Lumière du Moyen Âge (47), pubblicato nel 1945, anno apparentemente ben poco adatto, al termine della Seconda Guerra Mondiale (1939-1845), per parlare di luce. Nell’epoca degli slogan e dei sound bite, o soundbite, il titolo efficace e sintetico di quell’opera — che avrebbe fatto felice lo scrittore statunitense Mark Twain (pseudonimo di Samuel Langhorne Clemens, 1835-1910) (48) e che per assonanza terminologica fa il paio con un titolo contemporaneo di uno dei «maestri» della Pernoud (49) — irrompe invece come fulmine a ciel sereno e rompe il consenso sia accademico sia popolare su «ciò che si crede di sapere» e che dunque si ripete acriticamente, facendosi dapprima, comprensibilmente, «grido di liberazione», quindi «grido di guerra» (50), dunque asserzione, orgogliosa, e lecitamente pronunciata su solida base scientifica, infine più «composizione di luogo» (51) che motto. Ed è qui che la storia scientifica della Pernoud incontra quella associativa di Alleanza Cattolica.
4. Lumière du Moyen Âge viene pubblicato in traduzione italiana a Roma nel 1978 per i tipi di Volpe — la casa editrice fondata nel 1962 da Giovanni Volpe (1906-1984), figlio dello storico Gioacchino (1876-1961) — con il titolo Luce del Medioevo e un saggio introduttivo del medioevista Marco Tangheroni (52), socio fondatore di Alleanza Cattolica nelle cui file milita dal 1970, divenendo dal 1993 responsabile della Regione Toscana e membro del capitolo nazionale dell’associazione (53). Come, infatti, attesta in quella sede Tangheroni, l’idea di proporre la traduzione e l’edizione italiane del testo fu, nella seconda metà degli anni 1970, di Giovanni Cantoni, fondatore di Alleanza Cattolica e oggi suo reggente nazionale emerito (54). Una volta pubblicato, in un tempo storico in cui la «buona stampa» scarseggiava, Luce del Medioevo è entrato nella selezione libraria proposta dall’associazione a militanti, simpatizzanti e amici, diventando un testo imprescindibile per la formazione culturale cattolica in primis dei militanti, quindi, in «seconda battuta» — «per default» —, di simpatizzanti e amici, secondo lo stile e il carisma contro-rivoluzionari propri dell’associazione a cui sono legati anche, dove necessario, il compito e il dovere della contro-informazione se non addirittura della re-informazione e della semplice informazione, quando i successi progressivi ottenuti dall’opera di demolizione rivoluzionaria della verità se non altro culturale producono il passaggio dalla disinformazione alla rimozione.
Leggendo la storia in chiave teologica (55), Alleanza Cattolica non ha mai idealizzato il «Medioevo» come una «società perfetta», ma ha sempre coltivato il riferimento ideale a quell’epoca storica nella misura in cui questa ha incarnato, pur con tutti i limiti dell’umano, quella che, proprio in margine a un testo della Pernoud, ho avuto l’occasione di indicare, con una boutade — ma serissima —, come un’epoca in cui «gli uomini hanno preso sul serio la Rivelazione e hanno agito di conseguenza» (56). Molto più precisamente e opportunamente si esprime Papa Leone XIII (1878-1903): «Ci fu un tempo in cui la filosofia dell’evangelo governava gli Stati: quando la forza e la sovrana influenza dello spirito cristiano era entrata bene addentro nelle leggi, nelle istituzioni, nei costumi dei popoli, in tutti gli ordini e apparati dello Stato; quando la religione di Gesù Cristo, posta solidamente in quell’onorevole grado che le spettava, andava fiorendo all’ombra del favore dei prìncipi e della dovuta protezione dei magistrati; quando procedevano concordi il sacerdozio e l’impero, stretti avventurosamente fra loro per amichevole reciprocità di servigi. Ordinata in tal modo la società, apportò frutti che più preziosi non si potrebbe pensare, dei quali dura e durerà la memoria, affidata a innumerevoli monumenti storici, che nessun artificio di nemici potrà falsare od oscurare» (57).
5. Consapevole che il «Medioevo» non sia solo «luce», ma che è malizioso e ideologico descriverlo solo come «buio», Alleanza Cattolica, alla scuola di molti maestri, ha negli anni imparato a chiamare più propriamente quella lunga stagione — vituperata come «di mezzo» nel senso di trascurabile per la sua inutilità e dimenticabile per la sua dannosità — con l’espressione «Cristianità» (58), nella fattispecie «Cristianità romano-germanica», dove l’aggettivo ricorda opportunamente che si tratta di «una» delle cristianità realizzatesi storicamente, ovvero che nella storia ne sono state realizzate diverse: per esempio quella «armena», la prima della storia; o quella «bizantina»; oppure — più «recentemente» e come «ampliamento» occidentale e modificazione di quella romano-germanica europea — quella «magnoeuropea» (59), di cui un momento forte, topico e addirittura fondante è la percezione della «natura di Nuovo Mediterraneo dell’Oceano Atlantico» (60). Ovvero che la Magna Europa, la Grande Europa — spiega Cantoni, facendo ricorso a Pirenne, uno dei «maestri» indicati dalla Pernoud —, è il «[…] mondo umano nato dall’espansione degli europei non solo in quel subcontinente dell’Asia che è l’Europa, ma nelle Americhe, in Africa e in Oceania, così come la Magna Grecia è stata anzitutto la “Grecia di fuori”, ma, in ultima analisi, la Grecia in tutta la sua maturazione. E questo può avvenire, soprattutto e anzitutto, grazie all’acquisizione di una consapevolezza “atlantica”, sostitutiva di quella “mediterranea”, spezzata in due, secondo la fondamentale notazione dello storico belga Henri Pirenne […], dall’espansione islamica, per cui i lontani cowboy del Far West degli Stati Uniti d’America e gli ancor più lontani gaucho argentini sono europei a pieno titolo diversamente dagli abitanti dell’altra sponda del Mediterraneo, senza entrare nel merito dello statuto delle minoranze cristiane d’area» (61).
Non a caso, l’organo ufficiale che Alleanza Cattolica pubblica regolarmente dal 1973 con diversa periodicità s’intitola Cristianità.
6. Eppure l’espressione «Medioevo» — in origine coniata, come detto, in virtù di una periodizzazione storica, quindi stravolta per essere inserita nell’arsenale concettuale-propagandistico rivoluzionario — conserva una funzionalità e persino un valore anche per il contro-rivoluzionario.
Quanto alla funzionalità, è l’espressione adoperata «da tutti», sia comunemente sia accademicamente, per designare la Cristianità romano-germanica; quindi ogni opera di contro-informazione, re-informazione e informazione che in questo ambito voglia svolgere efficace azione di formazione culturale non può prescindervi. Si tratterà certo di (ri)educare l’interlocutore a un uso critico dell’espressione, dunque finalmente a un suo abbandono, ma si tratta di un iter né scontato né, verosimilmente, breve e tenerne pertanto sempre conto costituisce segno di realismo.
Quanto al suo valore, fa testo l’ermeneutica proposta da Cantoni nell’intervento pronunciato nell’ambito del XX Meeting per l’Amicizia fra i Popoli il 22 agosto 2000 a presentazione della nuova edizione italiana accresciuta proprio di Luce del Medioevo, pubblicata in quell’anno giubilare, che Cristianità ripubblica in questo stesso fascicolo con il titolo redazionale, ma ricavato dal testo, Il «piccolo Medioevo», che trascrive il «grande Medioevo» (62) sia in memoriam di Régine Pernoud a vent’anni dalla scomparsa, sia a ricordo e a sottolineatura del legame strutturale che l’«amicizia culturale» con la studiosa francese ha sempre avuto e ha per Alleanza Cattolica, sia — e non da ultimo — per il valore intrinseco della sua «lezione» che usa un periodo storico cristiano come metafora della storia intera e della storia personale di ognuno: «il “piccolo Medioevo”» come epoca storica — scrive Cantoni ricuperando il senso cronologico-descrittivo originario dell’espressione, cioè depurato dalle incrostazioni ideologiche che la Rivoluzione vi ha depositato —, «[…] che trascrive il “grande Medioevo”, il tempo fra la prima e la seconda venuta di nostro Signore» (63).
In questo senso — profondo, decisivo, ultimativo —, consapevolmente o meno, «siamo tutti medioevali» sempre: «conviene» dunque esserne consci.
L’intuizione felice di Cantoni, inoltre, contiene una verità non piccola, che interroga anche la teologia della storia: se una cristianità storica si è esaurita, o si è trasformata, o è stata abbattuta, nondimeno essa sopravvive, cioè perdura, per quanto siano minimi i termini a cui possa essere stata ridotta, nei brandelli che sopravvivono in qualche modo, talora umanamente «inspiegabile», dunque misterioso, ovvero provvidenziale, ma senza per questo automaticamente escludere sempre l’azione positiva della volontà umana; e sopravvivono come «resto», non fosse altro che nella memoria di un passato «presente» e «futuro» — cioè ancora possibile (64) — di società, comunità, associazioni e persino singoli, dunque come ideale di restaurazione a coronamento dell’opera di nuova evangelizzazione, opera che non è mai la semplice riproposizione, del resto impossibile, del passato «passato».
7. Dopo la prima pubblicazione di Luce del Medioevo la storia dell’«amicizia culturale» fra Alleanza Cattolica e la Pernoud è proseguita. Anzitutto attraverso le «lezioni» di metodo (65) e di contenuto che Tangheroni, storico accademico, non ha mai fatto mancare all’associazione, con la Pernoud e oltre la Pernoud, sul Medioevo e non solo, persino non esclusivamente in ambito storico, ma per esempio anche politico (66) e spirituale (67). Questo impegno associativo di Tangheroni non inizia certo con la pubblicazione di Luce del Medioevo nel 1978, ma da quella data in poi si carica anche di quella che ho chiamato «amicizia culturale» con la specialista francese in virtù della emblematicità che quel suo piccolo grande testo assume, certamente in Alleanza Cattolica. Quindi, attraverso un incontro diretto con la Pernoud, testimoniato almeno da due interviste che la storica ha rilasciato a Cristianità (68). Infine, con la ripubblicazione di Luce del Medioevo nel 2000, dopo anni di sostanziale irreperibilità del testo dovuta all’esaurirsi della prima edizione e alla chiusura delle edizioni Volpe nel 1984, in una nuova edizione italiana accresciuta con i testi pubblicati dall’autrice nelle riedizioni francesi successive a quella originale del 1945 e le citate interviste comparse su Cristianità, oltre al testo della Presentazione originale di Tangheroni.
8. Ma un altro fatto trasforma l’«amicizia culturale» di Alleanza Cattolica con la Pernoud in un mosaico suggestivo. L’avventura umana della storica francese si è infatti intrecciata con quella di un altro grande uomo di cultura e di fede cattolica, un altro francese, un’altra «scoperta» in Italia di Cantoni e di Tangheroni: Gustave Thibon (1903-2001), soprannominato «il filosofo-contadino» per essere stato autodidatta privo di qualsiasi scolarizzazione superiore, ma capace di riflessioni alla scuola di san Tommaso d’Aquino (1225-1274) più profonde di quelle di altri tomisti, e ciò detto da tomisti insigni — pubblica i primi lavori su invito del filosofo neotomista Jacques Maritain (1882-1973) —, pur avendo per tutta la vita adulta coltivato le vigne nel paesino natale di Saint-Marcel-d’Ardéche che oggi, al visitatore che vi arrivasse — come è stata esperienza di chi scrive nell’estate 2015 — sembra averne dimenticato completamente il nome.
Thibon è un altro pensatore di riferimento di Alleanza Cattolica, all’insegna del titolo della sua opera forse più nota, Ritorno al reale, del 1943 (69), pubblicata in traduzione italiana ancora una volta da Volpe nel 1972, titolo assunto coscientemente dall’associazione come divisa di proposito e d’impegno contro-rivoluzionari. Quando Thibon dedica l’edizione italiana «ai giovani amici pisani che hanno voluto l’edizione italiana di questo libro, all’editore Giovanni Volpe che lo ha pubblicato, con viva amicizia e gratitudine» (70). fa riferimento alla Croce di Alleanza Cattolica in Pisa, in cui militava Tangheroni. E uno degli aspetti più coinvolgenti di questa vicenda è che il trait d’union fra la Pernoud e Thibon è stato il padre domenicano Joseph-Marie Perrin (1905-2002), fondatore dell’associazione sacerdotale Caritas Christi nel 1961 e delle fraternità Caritas Christi nel 1989, ovvero il confessore che i due «amici di Alleanza Cattolica» hanno avuto in comune (71).
9. Questa vicenda «europea» (72) diventa poi «magnoeuropea» in una delle opere fondamentali dello storico statunitense delle idee Russell Amos Kirk (1918-1994), Le radici dell’ordine americano. La tradizione europea nei valori del Nuovo Mondo (73), distillato di uno sforzo enorme e magistrale profuso per descrivere la civiltà cristiana americana, in specifico quella statunitense, come figlia della civiltà cristiana europea (74), che ripercorre le eredità di quattro città-simbolo per gli Stati Uniti: Gerusalemme, Atene, Roma e Londra. Le prime tre città hanno offerto gli elementi materiali e culturali con cui il cristianesimo ha fatto la civiltà europea — come, con altri, indica espressamente de Reynold (75) —, mentre la quarta città ha tradotto — in tutti i significati che il verbo tollera, e sovrapponendosi alle traduzioni precedenti operate almeno da «Madrid» e da «Parigi» — quella civiltà, producendo «un’Europa in America Settentrionale». Precisa de Reynold: «Vi è sempre un Occidente di fronte a un Oriente, ma l’Europa, o quanto ne rimane, ne è solamente la testa di ponte. Il corpo di questo Occidente è il doppio continente americano. Il luogo dei rapporti, il mare nostrum non è più il Mediterraneo, ma l’Atlantico. Ecco a mio avviso un “dato scontato”.
«A partire da Cristoforo Colombo [1451 ca.-1506], hanno avuto inizio due movimenti storici. Il primo, all’inizio lentamente, poi, nel secolo XIX, con una rapidità divenuta dopo questa guerra [la Seconda Guerra Mondiale] un precipitare: il trasferimento dell’Europa in America. Nello stesso tempo, ma con forza minore, si affermava il secondo: l’attrazione dell’Europa sull’America, l’abbandono dell’“isolamento”. Gli americani sono da noi e noi siamo da loro. Nulla di più naturale: l’America è figlia dell’Europa» (76).
Infatti, il capitolo che Kirk dedica alla Cristianità romano-germanica ne Le radici dell’ordine americano. La tradizione europea nei valori del Nuovo Mondo, il sesto, s’intitola The Light of the Middle Ages, in italiano La luce del Medioevo (77), inconsapevolmente riecheggiando lo sforzo ermeneutico della Pernoud (78). Kirk non conosce il libro Luce del Medioevo dell’«amica di Alleanza Cattolica» Pernoud e ciò rafforza l’oggettività della «diagnosi» di entrambi. Conosce però l’«amico di Alleanza Cattolica» Thibon — di cui scrive: «Chi legge libri cattivi invece che buoni può patire una corruzione subdola; chi non legge alcunché rischia di andare alla deriva per tutta la vita, a meno che su di lui non si eserciti ancora forte l’influenza di quanto Gustave Thibon chiama “abiti morali” nonché quella della tradizione orale» (79) — e diventa egli stesso «amico di Alleanza Cattolica»: remotamente fin dalla sua «preistoria», quando incontra Cantoni in Italia nel 1963, e poi di nuovo a partire dalla fine degli anni 1980, fra l’altro svolgendo due cicli di conferenze pubbliche in Italia nel 1989 e nel 1991 sotto gli auspici dell’associazione (80). È importante riappropriarsi anche di questo elemento nel 2018, anno che segna, il 19 ottobre, il centenario della nascita dello studioso, «padre» della rinascita conservatrice statunitense nella seconda metà del Novecento.
10. Torno, per concludere, alla Pernoud, trascrivendo un «pensiero forte» della giornalista cattolica francese Laetitia de Traversay: «Per tutta la vita Régine Pernoud ha incontrato degl’innamorati della luce divina. Degl’innamorati di quella luce che illumina lo sguardo e che rischiara una vita. L’attrazione per la luce sembra essere universale: coscientemente o no, questa luce l’amiamo tutti di un Amore folle. Quello di Dio.
«L’uomo assomiglia a ciò che contempla. Che ci sia concesso di vedere la luce delle nostre vite e degli esseri che attorno a noi le irradiano. Régine Pernoud c’invita a seguire la stella» (81).
Splende indubitabilmente una luce su questa «avventura» — «epica» — di «amicizie cristiane» di cui Alleanza Cattolica si è onorata e si onora, tanto che quest’«avventura» verrebbe da salutarla con le parole con cui si salutano gli elfi nel romanzo Il Signore degli Anelli del filologo e scrittore cattolico inglese John Ronald Reuel Tolkien (1892-1973), un autore caro a Tangheroni e a Kirk, e talvolta adoperato anche all’interno di Alleanza Cattolica per attività di formazione e di apostolato culturali: «Elen sila lúmenn’ omentielvo» (82), una espressione in lingua «quenya» — cioè, nella fictio del romanzo, il «latino elfico» — tradotta ivi come «una stella brilla sull’ora del nostro incontro» (83). E non si tratta mai solo di un astro del cosmo.
Marco Respinti
Note:
(*) In morte di Carlo Imbonati [Giovanni Carlo Imbonati, 1753-1805], versi di Alessandro Manzoni a Giulia Beccaria [Giulia Maria Anna Margarita Beccaria-Manzoni, 1762-1841], sua madre, Bettoni, Brescia 1806, vv. 214-215.
1) Régine Pernoud, Villa Paradis. Luci e ombre del XX secolo, trad. it., con mia Prefazione, Gribaudi, Milano 2005, p. 79.
2) Ibid., p. 90. Per una descrizione dell’insegnamento metodologico impartito dalla École Nationale des Chartes ai chartiste — come vengono chiamati gli allievi della Scuola parigina —, cfr. ibid., pp. 88-90.
3) Ibid., p. 229.
4) Ibid., p. 157.
5) Eadem, Medioevo. Un secolare pregiudizio, trad. it., Bompiani, Milano 1992, p. 17, nota 1.
6) La studiosa riferisce una frase di Matisse, polemica verso la prassi di considerare e di descrivere negativamente il «Medioevo» opponendovi la «riscossa» delle «magnifiche sorti e progressive» (Giacomo Leopardi [1798-1837], Canti, 1845, XXXIV. La ginestra, o fiore del deserto [1836], v. 51) della modernità, che inizierebbero dal Rinascimento inteso appunto come «rinascita» dopo la «barbarie», rievocando un episodio autobiografico del 1944: «Rivedo Matisse avvolto nel suo mantello che mi accoglie sulla porta. Mi dice: “Il Rinascimento è la decadenza!” Nulla poteva farmi a quel punto più piacere. E che sorpresa sentirlo pronunciare giudizi così profondamente in linea con il mio stesso pensiero! L’entusiasmo della sottoscritta deve averlo senza dubbio divertito. In quell’occasione discorremmo dell’arte nel Medioevo e in particolare di come, nel corso del secolo XVI, venne in qualche modo concepita la figura dell’artista» (R. Pernoud, Testimoni della luce, Prefazione di Blandine de Dinechin, Presentazione di Laetizia de Traversay, trad. it. a mia cura e con mia Postfazione, Gribaudi, Milano 1999, p. 31).
7) Marie Michele Poncet, Per l’amica Régine, in Tracce. Rivista internazionale di Comunione e Liberazione, anno XXV, n. 10, Milano novembre 1998, p. 49.
8) Cfr. R. Pernoud, I santi nel Medioevo, trad. it., Rizzoli, Milano 1986.
9) Cfr. Eadem, Storia della borghesia in Francia. Dalle origini all’inizio dell’età moderna, trad. it., Jaca Book, Milano 1986.
10) Cfr. Eadem e Marie-Véronique Clin, Giovanna d’Arco, trad. it., Città Nuova, Roma 1987.
11) Cfr. R. Pernoud, Riccardo Cuor di Leone, trad. it., Rusconi, Milano 1989.
12) Cfr. Eadem, La Vergine e i Santi nel Medioevo, trad. it., Piemme, Casale Monferrato (Alessandria) 1994.
13) Cfr. Eadem, Bianca di Castiglia. Una storia di buongoverno, trad. it., ECIG, Genova 1994.
14) Cfr. Eadem, Immagini della donna nel Medioevo, trad. it., Jaca Book, Milano 1998.
15) Cfr. Eadem, Storia e visioni di sant’Ildegarda. L’enigmatica vita di un’umile monaca del Medioevo che divenne confidente di papi e imperatori, trad. it., Piemme, Casale Monferrato (Alessandria) 1996.
16) Cfr. Eadem, La spiritualità di Giovanna d’Arco, trad. it., Jaca Book, Milano 1999.
17) Cfr. Eadem, Medioevo, un secolare pregiudizio, trad. it., Bompiani, Milano 2001.
18) Cfr. Eadem, I Templari, trad. it., Effedieffe, Milano 2002; cfr. la recensione di Marco Tangheroni (1946-2004), in Cristianità, anno XXII, n. 232-233, agosto-settembre 1994, pp. 17-18.
19) Cfr. Eadem, Storia di una scrittrice medievale. Cristina da Pizzano, trad. it., Jaca Book, Milano 2010.
20) Cfr. Eadem, Eleonora d’Aquitania, trad. it., Jaca Book, Milano 2012.
21) Cfr. Eadem, La donna al tempo delle cattedrali. Civiltà e cultura femminile nel Medioevo, trad. it., Lindau, Torino 2017.
22) Cfr. Eadem, Eloisa e Abelardo, trad. it., Jaca Book, Milano 2017.
23) M. M. Poncet, Per l’amica Régine, cit., p. 49. Cfr. anche i miei ricordi della storica, Si è spenta la luce del Medioevo, in Secolo d’Italia, Roma 24-4-1998, nonché, Inviata speciale nel passato, in Tracce. Rivista internazionale di Comunione e Liberazione, anno XXV, n. 7, Milano luglio-agosto 1998, pp. 46-48, che peraltro incorrono in un errore biografico corretto nella mia Postfazione a R. Pernoud, Testimoni della luce, cit., pp. 65-66.
24) Cfr. R. Pernoud, Villa Paradis. Luci e ombre del XX secolo, cit., pp. 157 e 230.
25) Cfr. almeno Léon Gautier, La cavalleria, ed. ridotta con Premessa di Jacques Levron (1906-2004), trad. it., Massimo, Milano 1965.
26) Cfr. almeno Henri Pirenne, Storia d’Europa dalle invasioni al XVI secolo, trad. it., Sansoni, Firenze 1971; Storia economica e sociale del Medioevo, trad. it., Garzanti, Milano 1972; Maometto e Carlomagno, trad. it., con Prefazione di Ovidio Capitani (1930-2012), Laterza, Roma-Bari 2000; Le città del Medioevo, trad. it., Laterza, Roma-Bari 2007; e L’opera dello storico, trad. it., Bibliopolis, Napoli 2007.
27) Cfr. almeno Joseph Bédier, Les légendes épiques. Recherches sur la formation des Chansons de geste, 4 voll., Champion, Parigi 1908-1913.
28) Cfr. almeno Gustave Cohen (a cura di), Histoire de la mise en scène dans le théâtre religieux français du Moyen Âge, n. ed. riveduta e accresciuta, Champion, Parigi 1926; Le Miracle de Théophile, Delagrave, Parigi 1934; La grande clarté du Moyen Âge, Gallimard, Parigi 1945; Le théâtre en France au Moyen Âge, 2a ed. riveduta, P.U.F.-Presses Universitaires de France, Parigi 1948; e Le Théâtre français en Belgique au Moyen Âge, La Renaissance du Livre, Bruxelles, 1953.
29) Cfr. almeno Henri Focillon, L’arte dell’Occidente, trad. it., Einaudi, Torino 1965; Scultura e pittura romanica in Francia, seguito da Vita delle forme, prefazione di Enrico Castelnuovo (1929-2014), trad. it., Einaudi, Torino 1972; Vita delle forme, seguito da Elogio della mano, prefazione di E. Castelnuovo, trad. it., Einaudi, Torino 1990; Raffaello, prefazione di Marco Bussagli, trad. it., Medusa, Milano 2002; Rembrandt, a cura di Federico Ferrari, trad. it., Abscondita, Milano 2002; Albrecht Dürer, trad. it., Abscondita, Milano 2004; Piero della Francesca, con uno scritto di Andrea Emiliani, trad. it., Abscondita, Milano 2004; Estetica dei visionari: Daumier, Rembrandt, Piranesi, Turner, Tintoretto, El Greco, trad. it., Abscondita, Milano 2006; e L’anno mille, con uno scritto di Carlo Bertelli, trad. it., SEI, Milano 2010.
30) Cfr. almeno Lucien Febvre, Martin Lutero, trad. it., Laterza, Roma-Bari 1982; Il Reno. Storia, miti, realtà, trad. it., Donzelli, Roma 1998; La nascita del libro, trad. it., Laterza, Roma-Bari 2011, scritto con lo storico francese Henri-Jean Louis Paul Martin (1924-2007); e L’Europa. Storia di una civiltà, trad. it., Feltrinelli, Milano 2014.
31) Cfr. almeno Marc Bloch, La società feudale, trad. it., Einaudi, Torino 1999; Lavoro e tecnica nel Medioevo, trad. it., Laterza, Roma-Bari 2005; Apologia della storia, trad. it., Einaudi, Torino 2009; Che cosa chiedere alla storia?, trad. it., Castelvecchi, Roma 2014; e I re taumaturghi, trad. it., Einaudi, Torino 2016.
32) Cfr. almeno Fernand Braudel, Scritti sulla storia, trad. it., Bompiani, Milano 2003; Civiltà materiale, economia e capitalismo. Le strutture del quotidiano (secoli XV-XVIII), trad. it., Einaudi, Torino 2006; Civiltà e imperi del Mediterraneo nell’età di Filippo II, trad. it., 2 voll., Einaudi, Torino 2010; Storia, misura del mondo, trad. it., il Mulino, Bologna 2015; e Mediterraneo, trad. it., Bompiani, Milano 2017.
33) Cfr. almeno Louis Halphen, Études critiques sur l’histoire de Charlemagne, Alcan, Parigi 1921; Eginhard. Vie de Charlemagne, Champion, Parigi 1923, da lui tradotto, edito e curato; Charlemagne et l’Empire carolingien, Albin Michel, Parigi 1947.
34) R. Pernoud, Villa Paradis. Luci e ombre del XX secolo, cit., p. 230.
35) Cfr. almeno Léo Moulin, La vita quotidiana dei monaci nel Medioevo, trad. it., Mondadori, Milano 1989; La vita degli studenti nel Medioevo, trad. it., Jaca Book, Milano 1992; e La vita quotidiana secondo san Benedetto, trad. it., Jaca Book, Milano 2016. Utile per apprezzare la figura di questo studioso è l’autobiografia: cfr. Idem, Itinerario spirituale di un agnostico, trad. it., Leonardo, Milano 1996.
36) Cfr. almeno Jean Gimpel, La Révolution industrielle du Moyen Âge, Seuil, Parigi 1975; I costruttori di cattedrali, trad. it., edizione illustrata, Jaca Book, Milano 1982; e Sviluppo tecnologico medioevale e Terzo Mondo, intervista a cura di Luciano Benassi, in Cristianità, anno XIV, n. 134-135, giugno-luglio 1986, pp. 11-13.
37) R. Pernoud, Villa Paradis. Luci e ombre del XX secolo, cit., p. 230.
38) Cfr. almeno Bertrand Gille (a cura di), Histoire des techniques: technique et civilisations, technique et sciences, Gallimard, Parigi 1978, e Les ingénieurs de la Renaissance, Seuil, Parigi 1978.
39) Cfr. almeno Raymond Oursel (a cura di), Le procès de condamnation de Jeanne d’Arc, Prefazione di Michel Riquet S.J. (1898-1993), Denoël, Parigi 1959; Pellegrini nel Medioevo. Gli uomini, le strade, i santuari, trad. it, Jaca Book, Milano, 1996, nonché L. Moulin, La civiltà dei monasteri, trad. it., Jaca Book, Milano 1985.
40) Cfr. almeno Dom Angelico Surchamp e Yang Xin, L’architettura, trad. it. Servitium, Milano 2001. Sulla figura del monaco benedettino, cfr. Andrea Bartelloni, Angelico Surchamp riscoprì la bellezza del Medio Evo, in La nuova Bussola Quotidiana, Monza 26-3-2018, nel sito web <http://www.lanuovabq.it/it/angelico-surchamp-riscopri-la-bellezza-del-medio-evo> (i siti web dell’articolo sono stati consultati il 21-6-2018).
41) Cfr. Cédric Lesec (a cura di), Zodiaque. Le monument livre, Éditions Stéphane Bachès-ENS Éditions, Lione 2012.
42) R. Pernoud, Villa Paradis. Luci e ombre del XX secolo, cit., p. 175. Ho modificato la traduzione.
43) Cfr. almeno Leopold Génicot, Profilo della civiltà medioevale, trad. it., Vita e Pensiero, Milano 1968, e La noblesse dans l’Occident médiéval, Variorum Reprints, Londra 1982.
44) Cfr. almeno Roger Grand e Raymond Delatouche (1906-2002), Storia agraria del Medioevo, trad. it., Il Saggiatore, Milano 1981. La liceità dell’associazione proposta è testimoniata da R. Pernoud, J. Gimpel e R. Delatouche, Le Moyen Âge pour quoi faire?, Stock, Parigi 1986.
45) Cfr. almeno Pierre du Colombier, Histoire de l’Art, Fayard, Parigi 1945, e Les chantiers des cathédrales. Ouvriers. Architectes. Sculpteurs, Picard, Parigi 1973.
46) Cfr. Raffaello Morghen (1896-1983), Il Medioevo nella storiografia dell’età moderna, in Nuove questioni di storia medioevale, Marzorati, Milano 1964, pp. 1-36; Giorgio Falco (1888-1966), La polemica sul medioevo, Guida, Napoli 1977; Ludovico Gatto, Viaggio attorno al concetto di Medio Evo, con Introduzione di Fulvio Tessitore, Bulzoni, Roma 1977; e M. Tangheroni, La «Leggenda nera» sul Medioevo, in Cristianità, anno VI, n. 34-35, febbraio-marzo 1978, pp. 6-9. Una «scheda» sulla questione è il mio Medioevo, in Gianpaolo Barra, Mario A. Iannaccone e Marco Respinti (a cura di), Dizionario elementare di apologetica, Istituto di Apologetica, Milano 2015, pp. 328-331.
47) Cfr. R. Pernoud, Lumière du Moyen Âge, Grasset, Parigi 1945.
48) «Le proporzioni giuste di una massima: un minimo di suono per un massimo di senso» (Mark Twain, olografo del 12 dicembre 1897 riprodotto poi a stampa nella raccolta di massime Pudd’nhead Wilson’s New Calendar ripubblicate come esergo dei capitoli che compongono il romanzo Following the Equator: A Journey Around the World — edito anche con il titolo More Tramps Abroad — del 1897, cfr. ibid., capitolo XXIII).
49) Cfr. G. Cohen, La grande clarté du Moyen Âge, cit.
50) Questo è il senso etimologico del termine slogan, anglicizzazione dell’espressione in lingua Gàidhlig, il gaelico scozzese, sluagh-ghairm dove il primo termine significa «armata» e il secondo «grido».
51) La «composición viendo el lugar», la «composizione di luogo», consiste nel «vedere con la vista dell’immaginazione il luogo fisico, dove si trova la cosa che voglio contemplare» (Sant’Ignazio di Loyola [1491-1556], Esercizi Spirituali, n. 47, in Idem, Esercizi Spirituali e Magistero, trad. it. a cura della Commissione della Provincia Italiana S.J., ed. a cura di Pietro Schiavone S.J., San Paolo, Cinisello Balsamo (Milano) 2004, p. 60). A commento, cfr. Don Pietro Cantoni, Il viaggio dell’anima. Commentario teologico-spirituale al libro degli Esercizi Spirituali di Sant’Ignazio di Loyola, D’Ettoris, Crotone 2018, su cui cfr. Don Giovanni Poggiali, Gli Esercizi Spirituali di sant’Ignazio di Loyola: un viaggio dell’anima, in Cristianità, anno XLVI, n. 390, marzo-aprile 2018, pp. 49-53.
52) Cfr. R. Pernoud, Luce del Medioevo, trad. it. con una Presentazione di M. Tangheroni, Volpe, Roma 1978.
53) Cfr. il ricordo Marco Tangheroni (1946-2004), in Cristianità, anno XXXIII, n. 321, gennaio-febbraio 2004, e Marco Invernizzi, Alleanza Cattolica dal Sessantotto alla «nuova evangelizzazione». Una piccola storia per grandi desideri, Presentazione di don Luigi Negri, Piemme, Casale Monferrato (Alessandria) 2004, p. 29.
54) M. Tangheroni, Presentazione, cit., p. 8, e Idem, «Lumière du Moyen Âge», in R. Pernoud, Luce del Medioevo, nuova ed. it. accresciuta a mia cura, prefazione di don L. Negri, contributi di Massimo Introvigne e M. Tangheroni, Gribaudi, Milano 2000, p. 26.
55) Cfr. Roger–Thomas Calmel O.P. (1914-1975), Teologia della storia, trad. it., Edizioni Kolbe, Seriate (Bergamo) 2014; e Dom Prosper Guéranger (1805-1875), Il senso cristiano della storia, trad. it., Amicizia Cristiana, Chieti 2005.
56) M. Respinti, Postfazione, in R. Pernoud, Testimoni della luce, cit., p. 67.
57) Leone XIII, Lettera enciclica «Immortale Dei» sulla costituzione cristiana degli Stati, del 1°-11-1885.
58) Cfr. del pensatore e uomo d’azione cattolico brasiliano Plinio Corrêa de Oliveira (1908-1995), Rivoluzione e Contro-Rivoluzione. Edizione del cinquantenario (1959-2009) con materiali della «fabbrica» del testo e documenti integrativi, a cura e con Presentazione di G. Cantoni, Sugarco, Milano 2009, Appendice I, Prima e dopo, 3. Note sul concetto di Cristianità. Carattere spirituale e sacrale della società temporale e sua «ministerialità», pp. 219-242, e 11. La civiltà cristiana del Medioevo, una Cristianità nella storia, pp. 301-312.
59) Cfr. dello storico neerlandese della cultura Hendrik Brugmans (1906-1997), Magna Europa, in Les Cahiers de Bruges. Recherches européennes, anno 5°, I, Bruges marzo 1955, pp. 108-115, soprattutto p. 115. Cfr. lo sviluppo del concetto in G. Cantoni e Francesco Pappalardo (a cura di), Magna Europa. L’Europa fuori dall’Europa, D’Ettoris, Crotone 2007, recensito da M. Introvigne in Cristianità, anno XXXIV, n. 335, maggio-giugno 2006, pp. 19-22, e commentato dal filosofo, storico e letterato argentino Alberto Caturelli (1927-2016), «Magna Europa. L’Europa fuori dall’Europa»: lettura e bilancio di «un’opera che fa pensare», trad. it., in Cristianità, anno XXXV, n. 341-342, maggio-agosto 2007, pp. 39-43, sul quale cfr. Alberto Caturelli: nota bio-bibliografica, ibid., p. 41, e il ricordo Alberto Caturelli (1927-2016), in Cristianità, anno XLIV, n. 382, ottobre-dicembre 2016, pp. 47-48. Il tema viene ripreso ed elaborato da G. Cantoni, Per una civiltà cristiana nel terzo millennio. La coscienza della Magna Europa e il quinto viaggio di Colombo, Sugarco, Milano 2008.
60) G. Cantoni, Presentazione, p. 22, che rimanda al confronto con A. Caturelli, Il Nuovo Mondo riscoperto. La scoperta, la conquista, l’evangelizzazione dell’America e la cultura occidentale, trad. it., con Prefazione di Pier Paolo Ottonello, Edizioni Ares, Milano 1992, pp. 368-370. Stabiliti la prospettiva, l’itinerario e l’orizzonte con lo scrittore, poeta, storico, pensatore e politico cattolico svizzero Gonzague de Reynold (1880-1970), La Casa Europa. Costruzione, unità, dramma e necessità, trad. it., con Presentazione e a cura di G. Cantoni, D’Ettoris, Crotone 2015 — recensito da Paolo Mazzeranghi in Cristianità, n. 382, cit., pp. 51-58 —, contributi alla nozione di «ampliamento» occidentale della Cristianità romano-germanica europea nella Cristianità magnoeuropea sono almeno Pierre Chaunu (1923-2009), L’espansione europea dal XIII al XV secolo, trad. it., a cura di Roman Rainero, Mursia, Milano 1979 — con un primo inquadramento della figura dello storico e demografo calvinista francese nel mio Il genocidio giacobino, in Il Foglio quotidiano, anno XIV, n. 296, Roma 12-12-2009, p. IX — e Renato Cirelli, L’espansione europea del mondo. Ascesa, crisi e declino di un’aspirazione imperiale, D’Ettoris, Crotone 2017. Contributi alla nozione di «modificazione» della Cristianità romano-germanica europea nella Cristianità magnoeuropea sono dello storico statunitense Louis Hartz (1919-1986), The Founding of New Societies. Studies in the History of the United States, Latin America, South Africa, Canada, and Australia, con contributi di Kenneth Douglas McRae (1963-2015), Richard McGee Morse (1922-2001), Richard Newton Rosecrance e Leonard Monteath Thompson, Harcourt, Brace & World, Inc., New York 1964, e dello storico belga Charles Verlinden (1907-1996), Le origini della civiltà atlantica, 1966, trad. it., Avanzini e Torraca, Roma 1968.
61) G. Cantoni, Per una civiltà cristiana nel terzo millennio. La coscienza della Magna Europa e il quinto viaggio di Colombo, cit., p. 208, che fa riferimento alla tesi del passaggio del Mar Mediterraneo da «centro della cristianità» a «frontiera» elaborata in H. Pirenne, Maometto e Carlomagno, cit., pp. 142-143.
62) Cfr. G. Cantoni, Il «piccolo Medioevo», che trascrive il «grande Medioevo», in questo stesso fascicolo di Cristianità, pp. 23-26.
63) Ibid., p. 25.
64) Uso queste formule nel senso in cui Cantoni propone nel 2008, a quarant’anni dal cosiddetto Sessantotto, dunque per noi a maggior ragione oggi, nel 2018, a 50 anni da esso, una «[…] citazione da uno dei miei maestri, Gonzague de Reynold […], una citazione che faccio assolutamente mia: “Sono stato preso a lungo per un uomo del passato, un reazionario. Non si è mai immaginato per un momento che il richiamo al passato poteva essere una nostalgia dell’avvenire”» (G. Cantoni, Per una civiltà cristiana nel terzo millennio. La coscienza della Magna Europa e il quinto viaggio di Colombo, cit., Introduzione. Quarant’anni dopo il Sessantotto, p. 10, che trae la citazione da G. de Reynold, Préface a «soi», in Hommage à Gonzague de Reynold, Éditions de la Librairie de l’Université, Friborgo 1941, p. 18). Sul Sessantotto, cfr. Enzo Peserico (1959-2008), Gli anni del desiderio e del piombo. Sessantotto, terrorismo e Rivoluzione, Sugarco, Milano 2008, recensito da PierLuigi Zoccatelli in Cristianità, anno XXXVI, n. 346, marzo-aprile 2008, pp. 19-22; Idem, «voce» Il Sessantotto italiano (1968-1977), in IDIS. Istituto per la Dottrina e l’Informazione Sociale, Voci per un «Dizionario del Pensiero Forte», a cura di G. Cantoni, presentazione di Gennaro Malgieri, Cristianità, Piacenza 1997, pp. 221-222; e Salvatore Calasso, Alle origini del Sessantotto, in questo stesso fascicolo di Cristianità, pp. 37-64.
65) Per un saggio del suo metodo storico, cfr. M. Tangheroni, Della Storia. In margine ad aforismi di Nicolás Gómez Dávila, a cura di Cecilia Iannella, Presentazione di David Abulafia, Sugarco, Milano 2008, recensito da Sandro Petrucci (1959-2017) in Cristianità, anno XXXVII, n. 351, gennaio-marzo 2009, pp. 53-59, nonché M. Tangheroni, Cristianità, modernità, rivoluzione. Appunti di uno storico fra «mestiere» e impegno civico-culturale, saggio introduttivo di G. Cantoni, La storia come «riassunto», Nota praevia di A. Bartelloni, a cura di Oscar Sanguinetti con la collaborazione di Stefano Chiappalone, Sugarco, Milano 2009, recensito da quest’ultimo, in Cristianità, anno XXXVII, n. 353, luglio-settembre 2009, pp. 75-80.
66) Cfr. per esempio Marco Tangheroni: autopresentazione 1999, in Noi impresentabili, in lo Stato delle Idee, Roma 24-2-1999, pp. 9-16 (pp. 15-16), inserto de il Borghese, anno L, n. 8, 24-2-1999, trascritto con lo stesso titolo in Cristianità, anno XXXIII, n. 321, cit., p. 16.
67) Cfr. per esempio M. Tangheroni, Cammei di santità. Tra memoria e attesa, con Presentazione di Cesare Alzati, Pacini, Ospedaletto (Pisa) 2005, nonché la sua traduzione e la sua introduzione a Louis Marie Grignion de Montfort (1673-1716), Il segreto ammirabile del Santo Rosario, trad. it., Cantagalli, Siena 2000, pp. 7-28. Intitolato Introduzione a «Il segreto ammirabile del Santo Rosario» di san Louis Marie Grignion de Montfort, questo testo è trascritto con adeguamenti e note redazionali in Cristianità, anno XXXIII, n. 321, cit., pp. 9-16.
68) Cfr. R. Pernoud, «Il Medioevo: l’unica epoca di sottosviluppo che ci abbia lasciato delle cattedrali», intervista a cura di M. Introvigne, in Cristianità, anno XIII, n. 117, gennaio 1985, pp. 8-11, e Eadem, Santità, famiglia e società nel Medioevo, intervista a mia cura, ibid., anno XXII, n. 227-228, marzo-aprile 1994, pp. 7-11.
69) Cfr. Gustave Thibon, Ritorno al reale. Nuove diagnosi, trad. it., Volpe, Roma 1972. «Un autore che verrà molto utilizzato nei gruppi nascenti di [Alleanza Cattolica] proprio per spegnere il fascino dell’ideologia attraverso il “ritorno al reale” fu il filosofo-contadino francese Gustave Thibon» (M. Invernizzi, op. cit., pp. 22-23). Per un primo inquadramento, cfr. Sante De Angelis, Il cristianesimo radicale del filosofo contadino. Gustave Thibon e il creato, Prefazione del cardinal Paul Poupard, Centro Studi Cammarata-Edizioni Lussografica, San Cataldo (Caltanissetta) 2017.
70) G. Thibon, Ritorno al reale. Nuove diagnosi, cit., p. 5; e Idem, Ritorno al reale. Nuove Diagnosi, in Idem, Ritorno al reale. Prime e seconde diagnosi in tema di fisiologia sociale, con Prefazione di Gabriel Marcel (1889-1973), trad. it., a mia cura e con mia Premessa, Effedieffe, Milano 1998, pp. 149-322 (p. 149).
71) Cfr. R. Pernoud, Testimoni della luce, cit., e Joseph-Marie Perrin O.P. e G. Thibon, Simone Weil. Come l’abbiamo conosciuta, trad. it., Àncora, Milano 2000.
72) Cfr. G. Cantoni, Le radici cattoliche dell’Europa, in il Timone. Mensile di informazione e formazione apologetica, anno VIII, n. 58, dicembre 2006, pp. 44-45, ora in Idem, Per una civiltà cristiana nel terzo millennio. La coscienza della Magna Europa e il quinto viaggio di Colombo, cit., pp. 127-130.
73) Cfr. Russell Amos Kirk, Le radici dell’ordine americano. La tradizione europea nei valori del Nuovo Mondo, con un Epilogo di Frank Joseph Shakespeare Jr., trad. it., a mia cura e con mia Introduzione, Mondadori, Milano 1996 — recensito da Andrea Morigi in Cristianità, anno XXV, n. 263, marzo 1997, pp. 24-27 —, e The Roots of American Order, 4a ed., con una nuova Premessa di Forrest McDonald (1927-2016), ISI Books, Wilmington (Delaware) 2003. Svolgo considerazioni su quest’opera nel mio Pepperdine, Cristoforo Colombo e Russell Kirk, pubblicato il 18-02-2017 nel sito web di Alleanza Cattolica, <http://alleanzacattolica.org/pepperdie-colombo-kirk>. Sul pensatore statunitense, cfr. almeno la mia «voce» Russell Amos Kirk (1918-1994), in IDIS. Istituto per la Dottrina e l’Informazione Sociale (a cura di), Dizionario del pensiero forte, nel sito web <http://alleanzacattolica.org/russell-amos-kirk-1918-1994> e il ricordo in Cristianità, anno XXII, n. 229, maggio 1994, p. 13.
74) Uso il termine «figlia» per riecheggiare il titolo della traduzione in lingua francese di L. Hartz, op. cit., vale a dire Les enfants de l’Europe. Essais historiques sur les États Unies, l’Amérique Latine, l’Afrique du Sud, le Canada et l’Australie, Seuil, Parigi 1968, che il fondatore di Alleanza Cattolica definisce «felice titolo» nella sua Presentazione a G. Cantoni e F. Pappalardo (a cura di), pp. 9-30 (p. 13).
75) Cfr. G. de Reynold, op. cit., L’Unità dell’Europa. Gerusalemme, Atene, Roma, pp. 115-149.
76) Idem, Impressions d’Amérique, Marguerat, Losanna 1950, pp. 33-34.
77) Cfr. R. Kirk, op. cit., IV, La luce del Medioevo, pp. 192-235.
78) L’intenzione originaria della Pernoud era quella d’intitolare la propria opera esattamente La luce del Medioevo, optando poi per il più icastico e quindi efficace Luce del Medioevo, cioè senza l’articolo determinativo, su consiglio dello scrittore e critico letterario francese Henry — o Henri — Poulaille (1896-1980), capo dell’ufficio stampa e consulente letterario informale ma sostanziale dell’editore parigino Grasset, cui la Pernoud si è rivolta proponendo la pubblicazione del proprio libro (cfr. R. Pernoud, Villa Paradis. Luci e ombre del XX secolo, cit., p. 162). Poulaille è di tendenze «libertarie», ma — scrive la medioevista francese — «[…] mi fece degli elogi di incoraggiamento» (ibidem).
79) Idem, Redeeming the Time, a cura e con Introduzione di Jeffrey Otto Nelson, ISI Books, Wilmington (Delaware) 1996, p. 78. Thibon è uno degli «autori reazionari francesi» che Kirk «[…] teneva in grande considerazione», scrive lo storico contemporaneista francese Jean Solchany nel suo Wilhelm Röpke as a Key Acron in Transnational Neoliberalism after 1945, in Hagen Schulz-Forberg e Niklas Olsen, Re-Inventing Western Civilization: Transnational Reconstructions of Liberalism in Europe in the Twentieth Century, Cambridge Scholars Publishing, Newcastle upon Tyne 2014, p. 113. Per una corretta semantizzazione dell’espressione «reazionario», cfr. N. Gómez Dávila (1913-1994), Il vero reazionario, trad. it., in Cristianità, anno XXVII, n. 287-288, marzo-aprile 1999, pp. 18-20, e G. Cantoni, Un contro-rivoluzionario cattolico iberoamericano nell’età della Rivoluzione Culturale: il «vero reazionario» postmoderno Nicolás Gómez Dávila, in Cristianità, anno XXVIII, n. 298, marzo-aprile 2000, pp. 7-16, ora in Idem, Per una civiltà cristiana nel terzo millennio. La coscienza della Magna Europa e il quinto viaggio di Colombo, cit., pp. 179-205.
80) Cfr. R. Kirk, Le due anime dell’America, intervista a cura di M. Invernizzi, in Cristianità, anno XVII, n. 170, giugno 1989, pp. 9-11, e Dove vanno gli Stati Uniti? La politica estera nordamericana e il «Nuovo Ordine Mondiale», a mia cura, ibid., anno XIX, n. 195-196, luglio-agosto 1991, pp. 12-16.
81) Laetitia de Traversay, Presentazione, in R. Pernoud, Testimoni della luce, cit., pp. 7-10 (p. 10).
82) John Ronald Reul Tolkien, Il Signore degli Anelli, nuova trad. it. in collaborazione con la Società Tolkieniana Italiana, introduzione di Elémire Zolla (1926-2002), Bompiani, Milano 2014, libro I, La Compagnia dell’Anello, Libro primo, cap. 3, In tre si è in compagnia, p. 108.
83) Ibidem.