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L’annuncio “Cristo è Risorto” sotto gli attacchi dei droni e in clandestinità nei territori occupati

7 Maggio 2024 - Autore: Alleanza Cattolica

Di Chiara Biagioni da AgenSir del 06/05/2024

Pasqua di sangue in Ucraina. Domenica 5 maggio, nel giorno in cui le chiese orientali celebravano, secondo il calendario giuliano, la Resurrezione di Gesù, i russi hanno lanciato droni da sud a nord del Paese, colpendo in particolare le regioni di Kharkiv, Kherson e Mykolaiv, Dnipropetrovsk, Sumy. 15 persone sono rimaste ferite a Kharkiv mentre un attacco di missili nella regione di Donetsk ha ucciso due persone. C’è distruzione nella regione di Dnipropetrovsk. I leader spirituali rivolgono un pensiero e una preghiera per la pace. Agli “auguri” espressi da Papa Francesco nel Regina Coeli di Roma, il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo risponde dal Fanar con un appello ad una pace giusta e duratura. “Preghiamo per i nostri fratelli e sorelle che sopportano difficoltà e dolore, desiderano la pace nel Medio Oriente devastato dalla guerra e nell’Ucraina da lungo tempo sofferente, cercando la riconciliazione, la giustizia e la solidarietà come fondamento per una pace duratura”. Il Patriarca rilancia l’iniziativa per uno scambio di prigionieri di guerra tra Russia e Ucraina, “soprattutto nella sacra occasione della Pasqua”.

“Chiediamo al Signore della misericordia di illuminare le nostre menti e i nostri cuori, guidandoci sulla via della verità”, mentre “proclamiamo con gioia: ‘Cristo è risorto!’ con incrollabile convinzione sulle labbra”.

Ma la situazione in Ucraina anche per le chiese è difficilissima. In un’intervista a Radio Svoboda il metropolita Epifanio, Primate della “Chiesa ortodossa dell’Ucraina” (indipendente da Mosca) fa un drammatico punto della situazione nei territori temporaneamente occupati dove “la nostra Chiesa è fuori dalla cosiddetta ‘loro legge’”. “Abbiamo praticamente perso tutte le nostre chiese in Crimea”, fa sapere il metropolita. “E recentemente la cupola della cattedrale di Simferopoli è stata smantellata”. Nei territori delle regioni di Donetsk attualmente occupati, nelle regioni di Luhansk e Kherson, la chiesa ortodossa guidata in Ucraina dal metropolita Epifanio, continua ad operare ma clandestinamente.Ci sono ancora sacerdoti nei territori di quelle regioni ma svolgono segretamente le loro attività e i servizi liturgici. A costo purtroppo anche della loro vita.Il 13 febbraio scorso, secondo le notizie in possesso del metropolita Epifanio, i russi hanno fatto irruzione nella residenza del 59enne p. Stepan Podolchak a Kalanchak, abate della chiesa locale ortodossa. Lo hanno portato in una destinazione sconosciuta e il 15 febbraio sua moglie è stata chiamata e “invitata” a identificare il corpo del marito defunto. Per questo motivo, i vescovi di Donetsk e Mariupol e Kherson, hanno invitato i loro sacerdoti ad andarsene perché “la vita umana è preziosa” ma i sacerdoti hanno liberamente deciso di rimanere. “Ogni giorno offriamo preghiere per la vittoria della verità e per una pace giusta per l’Ucraina”, dice Epifanio il cui pensiero – nel messaggio della Pasqua – si rivolge a “tutte le vittime dell’aggressione russa, i feriti, i rifugiati forzati, e soprattutto a coloro che celebrano questa Pasqua sotto il giogo dell’occupazione temporanea, nelle catene della prigionia, sotto il potere del nemico. In questi tempi bui e terribili, la testimonianza della fede nella risurrezione di Cristo rafforzi tutti voi, cari fratelli e sorelle, e alimenti la luce della speranza di vittoria”.

Gli fa eco Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, capo della chiesa greco-cattolica ucraina. “Avvolgo con il mio affetto paterno le famiglie delle vittime”, dice, a chi sta soffrendo per “la perdita di un figlio o di una figlia, di un fratello o di una sorella, di un marito o di una moglie, di un padre o di una madre”. “Abbraccio i feriti” e “tutti i parenti dei nostri detenuti e delle persone scomparse che celebrano oggi la Pasqua in lacrime”.  “A tutti coloro che sono stati privati ​​della loro casa a causa della guerra ed espulsi dalla città o villaggio natale, agli sfollati interni e a coloro che hanno trovato temporaneo rifugio fuori dalla Patria, auguro la consolazione spirituale e la fiducia che laddove il Signore è risorto, lì siamo sempre a casa”.

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