di Michele Brambilla
La lettura degli Atti degli Apostoli, come afferma Papa Francesco all’udienza generale del 25 settembre, permette di seguire, passo dopo passo, il “viaggio” del Vangelo nel mondo e di rivedere l’immagine un po’ “romantica” della Chiesa primitiva che alcuni conservano nella mente. «San Luca, con grande realismo», spiega il Pontefice, «mostra sia la fecondità di questo viaggio sia l’insorgere di alcuni problemi in seno alla comunità cristiana. Fin dall’inizio ci sono stati sempre problemi. Come armonizzare le differenze che coabitano al suo interno senza che accadano contrasti e spaccature?». Era infatti insorta una disputa sulla distribuzione dei beni destinati alla carità: i convertiti di lingua e di cultura greche lamentavano una certa discriminazione da parte dei giudeo-cristiani. «Questa compresenza» di Giudei e di pagani nell’unico soggetto “Chiesa” «determina equilibri fragili e precari; e dinanzi alle difficoltà spunta la “zizzania”, e quale è la peggiore zizzania che distrugge una comunità? La zizzania della mormorazione».
La soluzione adottata dagli Apostoli fu la nascita di un nuovo ministero ordinato: «Trovano una via di uscita nel suddividere i vari compiti per una serena crescita dell’intero corpo ecclesiale e per evitare di trascurare sia la “corsa” del Vangelo sia la cura dei membri più poveri». Quest’ultimo sarebbe diventato il compito di una nuova figura ministeriale: il diacono. Diakonia in greco significa appunto «servizio». La Scrittura (cfr. At 7) consegna così la memoria della prima ordinazione diaconale della storia, che è anche la prima ordinazione in assoluto dopo la Pentecoste: «[…] e gli Apostoli creano sette diaconi, e tra i sette “diaconi” si distinguono in modo particolare Stefano e Filippo», guarda caso due nomi di origine greca. Nel momento in cui i Dodici trasmettono per la prima volta, con l’imposizione delle mani sul capo degli eletti, il munus ricevuto direttamente da Cristo la comunità si rinsalda sotto la guida dello Spirito Santo agente.
I protodiaconi si distinguono subito per lo zelo con cui diffondono la parola di Dio. In particolare «Stefano evangelizza con forza e parresia, ma la sua parola incontra le resistenze più ostinate», quelle del Sinedrio di Gerusalemme che aveva già condannato Gesù. «Non trovando altro modo per farlo desistere, cosa fanno i suoi avversari? Scelgono la soluzione più meschina per annientare un essere umano: cioè, la calunnia o falsa testimonianza», dopo le quali i sommi sacerdoti e i farisei procedettero alla lapidazione con le pietre materiali.
Traendo esempio dalla vicenda storica, il Papa soggiunge, rivolgendosi ad intra: «e noi sappiamo che la calunnia uccide sempre. Questo “cancro diabolico”, che nasce dalla volontà di distruggere la reputazione di una persona, aggredisce anche il resto del corpo ecclesiale e lo danneggia gravemente quando, per meschini interessi o per coprire le proprie inadempienze, ci si coalizza per infangare qualcuno».
Giovedì, 26 settembre 2019