
Da Avvenire del 18/04/2021
Un referendum popolare per l’abrogazione dell’articolo 579 del Codice penale (che oggi punisce l’«omicidio del consenziente » con la reclusione dai 6 ai 15 anni) «mantenendo invece le aggravanti nel caso siano coinvolte persone fragili». L’Associazione radicale Luca Coscioni annuncia il deposito martedì in Cassazione di un quesito referendario per legalizzare l’eutanasia nel nostro Paese rimuovendo la legge che lo impedisce alla radice. Dopo il varco aperto nell’articolo 580 («Istigazione o aiuto al suicidio») con la sentenza della Corte Costituzionale sul caso Cappato-dj Fabo, ora l’obiettivo si sposta sul bersaglio più vicino ma stavolta tramite lo strumento referendario. Se il quesito fosse ritenuto ammissibile, partirebbe la raccolta delle firme per giungere a una consultazione popolare sull’eutanasia. E dopo una pur limitatissima apertura al suicidio assistito – peraltro in attesa della legge richiesta dalla Consulta per rendere inequivoci i criteri di accesso –, la storica campagna dei radicali e dei loro simpatizzanti in Parlamento e nei media cerca di ottenere la «morte a richiesta » contando sul presunto favore dell’opinione pubblica e sullo stratagemma dell’asserita tutela delle «persone fragili», già di fatto saltata nei Paesi dove l’eutanasia è legale da tempo (Olanda in primis). L’Associazione vuole dare il massimo risalto al deposito del quesito dando appuntamento ai media all’esterno della Cassazione in piazza Cavour a Roma per le dichiarazione dei suoi leader Filomena Gallo, Marco Cappato e Mina Welby. Tra i firmatari dell’iniziativa «i familiari di chi ha vissuto il dramma delle proibizioni sulle scelte di fine vita». In diversi Paesi il fronte pro-eutanasia ha ritenuto di rilanciare la propria campagna proprio durante la tragedia della pandemia. Come se la realtà non insegnasse nulla.
Foto da centrostudilivatino.it