III domenica di Quaresima
(Es 20,1 – 17; 1Cor 1,22 – 23; Gv 2,13 – 25)
L’immagine di Gesù che afferra una sferza e scaccia i commercianti del Tempio a frustate, colpendo non solo gli animali, ma rovesciando anche i banchi e gettando a terra il denaro, non si adatta di certo a certe visioni sdolcinate del Salvatore. Se qualche cristiano cosiddetto “buonista “ si fosse trovato presente, avrebbe accusato Gesù di mancanza di carità. E’ un brano che decisamente impedisce visioni edulcorate o spiritualiste del Cattolicesimo. Vi sono mancanze verso cui non si può “chiudere un occhio”, in nome di una concezione della carità priva di verità. La compassione verso il demonio è mancanza di verità. I buonisti si sono dimenticati che, se la misericordia divina è infinita verso i peccatori pentiti, l’intransigenza del Figlio di Dio verso il peccato e verso coloro che si ostinano in esso è assoluta.
Il fariseismo di certi cristiani diventa evidente quando emerge che evitano certi atti malvagi, criticati anche a livello sociale, solo per opportunismo. Non lo fanno, ma se potessero farlo non esiterebbero a procedere un solo istante, evitando molti fastidi. Guardano al frutto che il serpente propone loro e lo divorano con lo sguardo, non potendolo addentare; pensano di poter infrangere un comandamento conservando gli altri. Il male, però, è una forza demoniaca, che distrugge tutto l’edificio del Decalogo, procedendo a piccoli passi. Nulla è più distruttivo del peccato. La tua dignità di uomo, creata a immagine e somiglianza di Dio, ne è colpita a morte. L’assoluta intransigenza di Gesù nei confronti delle forze oscure del male, radicate nei cuori e nella società, è una manifestazione fra le più alte del suo cuore misericordioso. Il male, anche quando è commesso fuori di te, affonda sempre le radici nelle profondità del cuore. E’ il cuore dell’uomo il luogo dell’adorazione in spirito e verità, e sempre lì la si baratta con mille idoli falsi. Nella religione cristiana le chiese fatte di pietra hanno un particolare valore, perché in esse è presente Dio fatto uomo, ma un valore ben superiore hanno quei templi di pietre vive che sono i cuori dei battezzati. Ogni cristiano che vive in grazia di Dio è il tempio della Santissima Trinità.
Per comprendere l’atteggiamento di Gesù, approfondiamo la scena evangelica. Si era nella vicinanza della Pasqua e convenivano a Gerusalemme giudei e credenti da tutte le parti del mondo, in numero a volte di oltre due milioni di persone. Ognuno doveva versare la tassa del Tempio (pari a due giornate lavorative), che però poteva essere pagata solo in valuta locale. Arrivando con ogni sorta di valuta straniera, si doveva cambiarla nei cortili del Tempio e, nell’effettuare il cambio, i cambiavalute riuscivano a spillare a quella povera gente l’equivalente di un’altra giornata lavorativa. Lo stesso per i venditori di colombe. Quasi tutti i pellegrini volevano offrire un animale piccolo o grande come sacrificio per il Tempio. Le vittime, però, dovevano essere dichiarate idonee dagli esperti. Se venivano acquistate fuori dal Tempio, queste vittime venivano quasi certamente dichiarate non idonee, per cui bisognava reperirle all’interno del sacro recinto, pagandole tre volte il prezzo normale. Gesù reagisce, quindi, ad un’ingiustizia commessa contro i semplici e, più in generale, contesta l’idea che bisogna presentarsi davanti Dio con vittime e offerte, quasi fosse necessario pagare il Suo favore. Dio è amore, e tutto quello che vuole dall’uomo è che riconosca questo Suo amore gratuito e vi risponda con l’osservanza dei comandamenti. Gesù fa suo il grido dei profeti: «Misericordia voglio, non sacrifici!» (Mt 9,13).
Per spiegare questa scena evangelica non basta il solo aspetto morale. E’ importante inquadrarlo nel contesto della storia biblica. Non si tratta soltanto di “ripulire” lo spazio sacro dal rumore che impedisce la preghiera e dalla possibile disonestà dei venditori. Ciò che scandalizzò i farisei fu che Gesù si fosse appropriato dell’autorità sul Tempio di Gerusalemme, il luogo più sacro per gli Ebrei. I doni dovevano essere offerti solo al Tempio, che era la dimora di Dio, una dimora in qualche modo delimitata da quel luogo sacro. Dal momento che questa opinione era generalmente diffusa tra i popoli, il Dio d’Israele all’inizio era contrario alla costruzione di un santuario: provò agli uomini di essere presente ovunque e di proteggere i suoi eletti ad ogni loro passo. Possono rivolgersi a Lui in ogni luogo, persino nelle profondità del mare, come dimostra la storia del profeta Giona. Ma alla fine Dio permise al suo popolo di costruire il Tempio di Gerusalemme e promise che la preghiera lì elevata gli sarebbe stata particolarmente gradita, essendo quel luogo divenuto santo. Esso prefigura ciò che avverrà nel Nuovo Testamento, in cui il luogo privilegiato dove Dio abita è la persona stessa di Gesù Cristo. Durante la purificazione del luogo sacro di Gerusalemme, Gesù dimostrò la sua autorità sul Tempio, ma la dimostrerà in modo più evidente alla Sua morte, quando il velo del “Sancta Sanctorum” si squarcerà (Mt 27,51), e qualche decennio dopo l’Ascensione, lasciando che i Romani distruggessero l’intero edificio (70 d.C.). Da quel momento in poi tutti devono credere che in Lui stesso abita la pienezza della divinità (Col 1, 19). Ma Egli è anche capo del suo Corpo mistico. Tutti i credenti in Cristo partecipano al suo Spirito. Quindi, come nota già san Paolo, anche le loro anime sono dimora di Dio. Questo pensiero venne particolarmente sviluppato dagli autori mistici: come il Tempio santifica la città, così l’anima umana è chiamata a santificare l’ambiente in cui vive. Nella Gerusalemme celeste non ci sarà più un tempio, perché tutta la città celeste-terrestre sarà santificata dalla presenza di Cristo, venuto nella gloria. Allo stesso modo, anche l’ambiente in cui vive un cristiano deve essere santificato dalla sua presenza, dallo Spirito Santo presente nel suo cuore. Nelle biografie dei monaci si legge che andavano in luoghi dove si credeva ci fossero forze maligne proprio per purificare quei luoghi dai demoni. Oggi, per così dire, i demoni abitano di più nelle città che nei luoghi deserti. Ma crediamo che i cristiani siano capaci di purificare anche le città, affinché, alla fine, tutto il mondo diventi tempio puro di Dio. Fondamenta eterne del bene sono i Comandamenti di Dio, esposti nella prima lettura, che nessuno potrà mai distruggere. E’ nel nostro cuore che Dio ha scolpito le parole indistruttibili del bene, la cui osservanza colma di gioia.
Impariamo quotidianamente che non è facile raggiungere la purezza del cuore. Essa è il frutto di un lungo combattimento spirituale. La santità è dono e conquista. Un bel segnale che ti stai avvicinando alla maturità della vita cristiana è quando unisci la più assoluta intransigenza al peccato alla più grande pietà per il peccatore. E’ ammirevole in Gesù questo sublime equilibrio: Lui non disprezza mai il peccatore, ma gli tende sempre la mano per rialzarlo. Quando sferza gli animi impenitenti, lo fa per un estremo tentativo di salvezza. Mentre percorriamo il cammino quaresimale, chiediamo a Gesù la purezza, la mitezza e l’umiltà del cuore.
Domenica, 7 marzo 2021