XXII domenica del Tempo ordinario
(Dt 4, 1 – 2.6 – 8;Sal 14; Gc 1, 17 – 18.21 – 22,27; Mc 7,1 – 8.14 – 15.21 – 23)
Gesù spesso si è scontrato con la dirigenza del mondo farisaico. La questione è legata all’osservanza dei 613 precetti che la Legge ebraica aveva tratto dal Pentateuco. Molto spesso essi inceppavano e intristivano la vita sia spirituale che civile del popolo ebraico. Gesù rimprovera e condanna questa eccessiva esteriorità e cerca di riportare tutto ad un autentico rapporto con Dio.
E’ un tipo di fenomeno oggi raro, ma in certi ambienti a forte tensione morale può ancora accadere, come ben vediamo nei Testimoni di Geova. Possiamo trarre, però, alcuni spunti di fondo che sottostanno al discorso di Gesù.
Il primato del mondo interiore: il pregio dell’uomo non è tanto ciò che osserviamo esternamente,
quanto il cuore, cioè l’intenzione che muove ad agire. Le circostanze esteriori, per quanto sfavorevoli, non possono mai costringerci e portarci alla morte eterna. Per quanto oppressive, siamo liberi nell’anima di dire di no al peccato. Quanto è dentro di noi – pensieri, affetti, decisioni –
determina il nostro reale valore e dipende da noi. Questa è un’affermazione assai determinante, perché ci responsabilizza riguardo al nostro destino. E’ effettivamente nelle nostre mani e non possiamo cadere in alcuna leggerezza a riguardo. Siamo chiamati a recuperare un giusto senso drammatico della vita. Innestata in Gesù Cristo, la vita sarà sempre un dramma vincente.
La vera origine del male è il cuore dell’uomo: l’origine del male non è il mondo esteriore, ma è il cuore stesso dell’uomo. Oggi è dominante una versione opposta. Il male è sempre nelle strutture sociali, nel potere economico, nella cultura dominante. Ogni volta che si riesce a cambiare qualcosa a livello di struttura sociale, si rimane sempre delusi, perché non si è colto l’apice del problema.
Potremmo anche barricarci dentro un convento, dove osserveresti solo cose sante, ma se non ti rivolgi a Dio scopri rapidamente che il male è dentro di te. Ciò che serve è volgere lo sguardo verso l’Alto per cambiare noi stessi. E’ il modo migliore per risollevare il mondo. La conversione è la strada che hanno percorso i santi, cioè gli unici veri benefattori dell’umanità.
La religione è un fatto d’amore: il Cattolicesimo non è l’osservanza di pratiche e formalità. E’ soprattutto l’esperienza di essere amati dal Signore, da cui l’amore verso Dio, che per primo ci ha voluto bene. Di conseguenza, segue le leggi dell’amore. E’ dell’amore crescere di continuo, non accontentarsi del minimo, anzi, può persino esagerare. Un fidanzato veramente amante percorre distanze impensabili per vedere la fidanzata al sabato sera e così dimostra il suo autentico affetto. Il cattolici autentico, di conseguenza, non si accontenterà del minimo, della sola Messa festiva, non cercherà di giungere in ritardo e uscire prima della benedizione finale. Soprattutto, essendo la religione un fatto d’amore, tenderà a concretizzare la fede nella sua stessa persona, volendo acquisire tutte le virtù cristiane per essere sempre più figlio nel Figlio.
La saggezza dell’uomo sta nell’osservare la legge di Dio: l’obbedienza alla volontà del Padre è la fonte e la misura dell’intelligenza e della saggezza dell’uomo. I Comandamenti sono la grande ed eterna sintesi del volere di Dio. Oggi, comunemente, si crede il contrario. Essere furbi, slegati da ogni norma di comportamento che non sia il proprio tornaconto o il piacere immediato è l’ideale di vita decantato dai nostri spettacoli, dalle nostre canzoni, dai discorsi che capita di ascoltare a tutti i livelli. Chi non è capace di prevaricare è considerato un povero di spirito, un pavido, un complessato. Dio pensa il contrario: non si può, dice Gesù, «trascurare il comandamento di Dio». Come ci ha insegnato la prima lettura, la saggezza e l’intelligenza dell’uomo sta nell’osservare la legge che il Signore ci ha dato. Chi trascura i Comandamenti non è solo un peccatore, ma anche uno sciocco, che offende l’intelligenza e la retta ragione, cioè la vita stessa, e si rovina con le proprie mani.
Il cuore umano è fonte di malvagità: la persona umana, di per sé, è viziata dal peccato originale e incline al male. Gesù ha una chiara visione della malvagità umana, infatti afferma: «Dal cuore dell’uomo escono intenzioni cattive: prostituzione, furti, omicidi, adultèri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizie, invidia, calunnia, superbia, stoltezza». Tutto quanto Gesù ha compiuto è per la grande conoscenza che ha del cuore umano, che non è innocente, né semplicemente rovinato dalla società. Piuttosto, la società malvagia è frutto del peccato dei singoli. Cristo ci ha amati perché vide tante pecore disperse vagare senza pastore.
Venendo più direttamente a noi stessi, se siamo attentissimi a ciò che entra in noi dalla bocca (ai cibi avariati, ai prodotti scaduti), ma non lo siamo altrettanto a ciò che esce da essa (parole taglienti, violente, a volte false) non meritiamo anche noi il rimprovero di Cristo:
«Ipocriti»? Non si tratta di opporre tra loro due tipi di inquinamento: combatterlo è segno di progresso, e non vi si può rinunciare. Gesù non disse di smettere di lavare mani e stoviglie, però disse che non basta! Gesù lancia nel suo Vangelo il programma di un’ecologia del cuore. Bisogna risanare il cuore dell’uomo, che è la sorgente di tutto. Da lì proviene tutto ciò che è veramente male e “inquina” davvero il mondo. Le bestie feroci, i fenomeni naturali possono essere nocivi, ma mai malvagi. La cattiveria è solo dell’uomo, che possiede la libertà. La radice “eco” della parola “ecologia”, deriva dal greco oikos, che vuole dire “casa” e, per estensione, “ambiente” in cui uno vive. Se ecologia significa custodire e tenere pulito l’ambiente, è chiaro che bisogna cominciare dall’ambiente più vicino, che è il mio cuore e, subito dopo, la mia famiglia. Abbiamo ben presente qual è l’angolo dell’universo che dipende da me tener pulito. Il Vangelo non ci lascia all’oscuro o nel vago su come si fa questa pulizia, e qui riprendo la grande massima che sintetizza questo brano del Vangelo: «Non è ciò che entra nel cuore dell’uomo che lo inquina, ma ciò che esce da lui» (Mc 7,15).
Domenica, 29 agosto 2021