XXIX domenica del Tempo ordinario
(Es 17,8-13; Sal 120; Tim 3,14-4,2; Lc 18,1-8)
La preghiera non esaudita
Quando visitiamo un santuario molto frequentato, ci sorprende la quantità di tabelle con l’iscrizione ex voto. Talvolta è aggiunto: «Qui ho pregato e sono stato esaudito». Quelli che hanno regalato gli ex voto avevano una bella esperienza spirituale: hanno pregato nei momenti difficili della loro vita e sono stati esauditi da Dio. E’ da considerarsi un evento straordinario, cioè miracoloso? Abbiamo la promessa esplicita di ricevere da Dio tutto quanto chiederemo con fede (cfr Mt 21,22). Ma quale preghiera è fatta con fede?
I teologi cercano di enumerare le condizioni: con fede vuol dire secondo la volontà di Dio, quindi per qualche cosa di buono. Quando preghiamo per evitare qualche male che ci minaccia non è forse per il bene? Dio vuole per noi ogni bene e perciò esaudisce volentieri: «In verità vi dico: Se avrete fede e non dubiterete…, anche se direte a questo monte: Levati di lì e gettati nel mare, ciò avverrà» (Mt 21,21). Ma l’esperienza della nostra vita sembra non confermare sempre tale promessa. Abbiamo pregato e non siamo stati liberati da quel male che temevamo tanto. Alcuni restano scandalizzati e smettono di pregare, altri continuano, «tanto male non fa», ma senza fede e senza sperare di essere esauditi.
Non sempre il bene è ciò che consideriamo tale e non sempre il male è ciò che vogliamo evitare. Secondo questa riflessione, possiamo dire che Dio ci esaudisce in questo modo: o ci dà ciò che chiediamo, o un’altra cosa che per noi è migliore. Origene fa ancora questa riflessione interessante. Quando preghiamo, non preghiamo da soli, le nostre preghiere sarebbero inefficaci. Prega con noi anche lo Spirito Santo, che nei nostri cuori grida «“Abbà”, Padre!» (Gal 4,6). La sua voce si unisce alla nostra voce, ma è più forte della nostra, perché lo Spirito conosce i piani della Provvidenza divina e sa, quindi, meglio di noi di che cosa abbiamo bisogno. La nostra preghiera è pertanto esaudita non secondo il pensiero dell’intelletto, ma secondo la voce dello Spirito, che ci ha ottenuto dal Padre una cosa più elevata. Abbiamo pregato, ad esempio, per la guarigione del corpo. Dio ci ha esaudito in modo migliore: ha guarito la nostra anima. Un padre spirituale diceva sovente alla gente: «Pregate spesso, ma siate sempre pronti a ricevere qualche cosa di meglio di ciò che domandate. Dio è grande, ama dare doni grandi, noi abbiamo un cuore piccolo per riceverli».
Ma se le cose stanno così, non c’è qualcosa che rimane problematico? Gli uomini non ci danno certe cose per impedire il male che ne seguirebbe, come una madre non dà un coltello ad un bambino per giocare. Questa debolezza non si può supporre in Dio. Lui può sempre impedire il male. Perché, allora, non lo fa sempre? Qui siamo di fronte ad un altro mistero. Sappiamo veramente che cos’è il male? Il Figlio di Dio è venuto nel mondo per liberarci dal male. Certamente c’è riuscito. Ma con quale metodo? Ha scelto la via della croce. Allora la sua croce è il sommo bene. E’ un metodo che sembra stoltezza ai pagani e scandalo per gli Ebrei, ma noi professiamo che nella croce è la salvezza e la liberazione da ogni male. In questo senso sono esaudite anche le nostre preghiere che noi credevamo essere vane perché Dio non ci ha liberati dalla croce. Ci avrebbe infatti liberati dal nostro sommo bene. Il Dio dell’universo e nostro Padre – scrive Origene – sa bene quello di cui hanno bisogno i suoi figli e ciò che corrisponde alla sua cura paterna. Chi però non conosce Dio e ciò che viene da Dio, non conosce neanche ciò di cui ha bisogno.
Chi però conosce Dio, sa ringraziare per tutto.
Domenica, 16 ottobre 2022