Di Andrea Morigi da Libero del 26/04/2019. Foto redazionale
Più che la liberazione dal nazifascismo, celebrano le stragi partigiane. È il concetto di Resistenza che affiora nell’azione compiuta, nella notte fra martedì e mercoledì, contro la sede elettorale del candidato sindaco della Lega a Bergamo, Giacomo Stucchi.
Non si sono firmati, né hanno rivendicato, ma gli autori del gesto si identificano con i valori “democratici” del messaggio che hanno vergato sulla parete: «Salvini muori».
Della loro appartenenza politica, testimonia a sufficienza la vernice rossa, con la quale hanno coperto la vetrina e i muri del palazzo dove si trova il comitato, in via Zanica, nel quartiere della Malpensata, imbrattando anche il marciapiede. Il comunismo e il sangue, del resto, hanno lo stesso colore. Non è mai cambiato, dai tempi della Rivoluzione in Russia fino agli attentati delle Brigate Rosse.
È indelebile, anche se poi il Comune di Bergamo, a guida Pd, ha pensato bene di ripulire tutto a tempo di record. Il sindaco Giorgio Gori, ricandidato dal Pd a Palazzo Fizzoni, lo aveva promesso appena informato dei fatti.
Purtroppo, osserva il candidato del centrosinistra, «ci sono degli idioti in città che interpretano così il far politica…». Quel che non si potrà cancellare così facilmente, invece, è l’imbarazzante presenza, ai margini del suo schieramento politico, di alcune frange violente. Per le celebrazioni del 25 aprile, oggi, ci saranno anche loro in piazza e nei cortei cittadini, a cantare «Bella ciao», salvo poi minacciare di sterminare chi non la pensa come loro.
Alle urne, ne trarranno le logiche conseguenze, votando il rivale del “fascista”. Tant’è che le agenzie di stampa non riportano altre dichiarazioni di condanna del raid da parte degli avversari di Stucchi e di Salvini a livello nazionale.
GLI “EROI” ANTAGONISTI
Quindi potrà partecipare a pieno titolo alle manifestazioni di oggi anche il 25enne originario del capoluogo orobico, denunciato dalla Digos di Bergamo. È un militante dell’area antagonista con precedenti penali per reati legati all’ordine pubblico, sospettato di essere il responsabile dell’azione.
Magari sarà considerato un eroe nei centri sociali della zona, ma per il vicepremier Matteo Salvini, arrivato ieri sera a Bergamo per sostenere Stucchi, «il cretino di 25 anni cui mamma e papà non hanno insegnato l’educazione e al quale farebbero bene sei mesi nel corpo degli alpini, può essere un bergamasco doc, ma il senso del rispetto non ce l’ha».
Ci hanno fatto l’abitudine, quelli del Carroccio. Pochi minuti prima della mezzanotte di martedì, a Roma, era stata lanciata una bottiglia molotov contro il portone della sede della Lega in via Alessandro Farnese, nel quartiere Prati. È andata bene soltanto perché pioveva e le fiamme si sono spente prima di bruciare tutto.
È un lungo elenco di episodi, ripercorso da Paolo Grimoldi, segretario della Lega Lombarda, compiuti da «chi alla democrazia, al confronto sulle idee, preferisce la violenza e la minaccia»: «È dalla scorsa estate che in Lombardia si ripetono attentati contro le nostre sedi, a Cremona, a Varese, a Bergamo (alla sede della Lega di via Cadore), in Brianza o a Milano dove lo scorso 22 gennaio è stata incendiata la saracinesca della sede di via Carcano».
IL CLIMA DI ODIO
Sono gesti di disperati, per ora senza nessun seguito. Eppure, c’è un clima di scontro politico reso incandescente dalle accuse contro Salvini.
C’è un pericolo che si nasconde nella propaganda dei gruppi estremisti. Sono considerati marginali, ma lo sarebbero soltanto se le loro parole d’ordine non fossero sottovalutate. E invece qualcuno si è convinto che, se contro le dittature è doveroso ricorrere alla lotta armata, allora sarebbe lecito impugnare il mitra anche contro chi viene dipinto ogni giorno come un novello Hitler.