La vita di tanti nostri contemporanei, afferma Papa Francesco, è triste perché aspira a tesori corruttibili e deludenti. Un pericolo che corre soprattutto la gioventù, privata dei valori della civiltà cristiana, pertanto il Papa invita le nuove generazioni ad ascoltare i nonni, testimoni viventi delle nostre radici culturali.
di Michele Brambilla
Come afferma Papa Francesco all’Angelus del 26 luglio, sono tre le similitudini che il brano di Mt 13,44-52 consegna ai fedeli cattolici: «[…] quella del tesoro nascosto, quella della perla preziosa e quella della rete gettata in mare. Mi soffermo sulle prime due nelle quali il Regno dei cieli viene assimilato a due diverse realtà “preziose”, ossia il tesoro nascosto nel campo e la perla di grande valore». «Con queste due similitudini», prosegue il Pontefice, «Gesù si propone di coinvolgerci nella costruzione del Regno dei cieli, presentando una caratteristica essenziale della vita cristiana, della vita del Regno dei cieli: aderiscono pienamente al Regno coloro che sono disposti a giocarsi tutto, che sono coraggiosi. Infatti, sia l’uomo sia il mercante delle due parabole vendono tutto quello che hanno, abbandonando così le loro sicurezze materiali».
Non è un salto nel vuoto, perché «tutto fa la grazia, tutto! Da parte nostra soltanto la disponibilità a riceverla, non la resistenza alla grazia: la grazia fa tutto ma ci vuole la “mia” responsabilità, la “mia” disponibilità». Il Vangelo di san Matteo ci pone davanti ad una scelta dirimente: «si tratta di abbandonare il fardello pesante delle nostre sicurezze mondane che ci impediscono la ricerca e la costruzione del Regno: la bramosia di possedere, la sete di guadagno e di potere, il pensare solo a noi stessi».
Vizi che sono, però, diventati i pilastri della mentalità contemporanea. Francesco denuncia: «ai nostri giorni, tutti lo sappiamo, la vita di alcuni può risultare mediocre e spenta perché probabilmente non sono andati alla ricerca di un vero tesoro: si sono accontentati di cose attraenti ma effimere, di bagliori luccicanti ma illusori perché lasciano poi al buio», come i lampi dei fuochi d’artificio. «Invece la luce del Regno non è un fuoco di artificio, è luce: il fuoco di artificio dura soltanto un istante, la luce del Regno ci accompagna per tutta la vita» e anche nell’aldilà. «Il Regno dei cieli», ripete il Papa, «è il contrario delle cose superflue che offre il mondo, è il contrario di una vita banale», ma tanti nostri contemporanei, specialmente molti giovani, non se ne avvedono e trascinano la loro esistenza da un godimento all’altro.
Questo perché si è interrotta la catena della trasmissione dei valori che hanno fatto grande la civiltà cristiana europea, di cui sono spesso custodi gli anziani, pertanto il Pontefice ricorda che proprio il 26 luglio ricorre la memoria liturgica dei santi Gioachino ed Anna, nonni di Gesù perché genitori di Maria, e dice alle nuove generazioni: «loro sono le vostre radici. Un albero staccato dalle radici non cresce, non dà fiori e frutti. Per questo è importante l’unione e il collegamento con le vostre radici» spirituali e culturali, rappresentate dai nonni, che non sono da abbandonare nelle case di riposo. Il Papa invita i ragazzi a prendersi cura anche degli anziani che nessuno va a trovare: «cari giovani, ciascuno di questi anziani è vostro nonno! Non lasciateli soli! Usate la fantasia dell’amore, fate telefonate, videochiamate, inviate messaggi, ascoltateli e, dove possibile nel rispetto delle norme sanitarie, andate anche a trovarli».
Lunedì, 27 luglio 2020