Di Fady Noun da AsiaNews del 20/05/2020
Beirut (AsiaNews) – Il Paese dei cedri rischia una “emergenza scolastica” in cui sono a rischio chiusura “l’80% delle scuole cattoliche”. È l’allarme lanciato dal segretariato generale, in una lettera aperta inviata al presidente della Repubblica libanese Michel Aoun a firma di p. Boutros Azar. Una crisi, spiega il sacerdote, dovuta alle “difficoltà economiche” cui si somma una “negligenza” dello Stato verso un settore vitale nel contesto del panorama educativo nazionale.
Nei giorni scorsi papa Francesco aveva donato 400 borse di studio per sostenere l’istruzione di studenti libanesi meritevoli. Tuttavia, servono risorse interne e interventi mirati, per non vedere vanificata una delle “gemme culturali del Libano: il livello di istruzione della sua popolazione, senza alcuna discriminazione religiosa, ed elevata al rango di una missione sacra”.
Il Libano è in stato di emergenza scolastica: circa l’80% delle scuole cattoliche, che garantiscono istruzione a circa i due terzi degli alunni degli istituti privati del Paese, chiuderanno le porte per il prossimo anno scolastico 2020-2021, a causa della mancanza di mezzi necessari per perseguire la loro missione educativa. Questa è la notizia-bomba lanciata ieri dal segretariato generale delle scuole cattoliche, guidato da p. Boutros Azar, in una lettera aperta inviata al presidente della Repubblica, il generale Michel Aoun. Questo sviluppo, spiega lo stesso p. Azar, è dovuto “alle difficoltà economiche incontrate da queste scuole e per la negligenza dello Stato”.
La lettera aperta resa pubblica dallo stesso p. Boutros Azar va al fondo della questione: “Questa lettera aperta si propone come una nota di avvertimento che noi vi rivolgiamo, in nome della nostra responsabilità educativa e nazionale; e il punto centrale è che la maggioranza delle scuole affiliate alle nostre congregazioni (non meno dell’80% di esse) si dirigono verso una chiusura forzata a causa della situazione economica e della negligenza dello Stato nell’adempimento dei propri doveri. Dunque, queste scuole non apriranno le loro porte all’inizio dell’anno scolastico 2020-2021”.
Interpellato da L’Orient-Le Jour (LOJ), p. Azar precisa che con l’espressione “negligenza dello Stato”, il segretariato intende in particolare la legge 46/2018 che ha modificato la griglia dei salari nel settore pubblico e messo in grande difficoltà tutti gli istituti educativi, anche i più grandi. Per le scuole medie e piccole, soprattutto quelle semi-gratuite sovvenzionate dallo Stato (che da cinque anni non versa la propria quota), non rimaneva che una sola scelta: quella di chiudere o il taglio drastico degli stipendi dei professori.
“Non capisco davvero – sottolinea p. Boutros Azar – questa negligenza, questo sfavorire l’insegnamento privato rispetto alle scuole pubbliche. Lo Stato dovrebbe riconoscere il fatto che noi svolgiamo un servizio pubblico e sovvenzionare la scuola privata”.
A questo problema dei salari, aggiunge il sacerdote e pedagogo, si è inoltre andato ad aggiungere il deprezzamento della valuta nazionale, che ha impoverito tutta la popolazione. La chiusura delle scuole in seguito alle manifestazioni di ottobre e quella imposta, in un secondo momento, dalla pandemia di nuovo coronavirus hanno scoraggiato i genitori degli alunni, che hanno chiesto una riduzione delle tasse scolastiche in proporzione al numero dei giorni di chiusura (circa il 40% dell’anno scolastico). Questo pur a fronte del fatto che, come rivela una fonte ben affidabile, solo la metà delle tasse scolastiche richieste è stata davvero riversata nelle casse delle scuole private.
Centinaia di migliaia di alunni
“Ciò che emerge oggi dalla Federazione delle scuole private del Libano e dal segretariato generale delle scuole cattoliche, conferma che siamo di fronte a una sfida generalizzata per il settore dell’istruzione privata, che fornisce scolarizzazione agli oltre due terzi degli alunni in Libano (710mila alunni, rispetto ai 260mila del pubblico in generale).
La perdita derivante da tutto quanto è stato detto sopra supera senza alcun dubbio la dimensione materiale, e può essere considerata come una perdita nazionale di grande rilievo, che si va ad aggiungere alla serie di perdite che colpiscono il Paese in questo momento.
Questa chiusura forzata – si legge nell’appello – obbligherà centinaia di migliaia di studenti a invocare una sedia nel settore dell’insegnamento pubblico. Per non parlare della perdita del posto di lavoro per decine di migliaia di insegnanti, di impiegati e di lavoratori, oltre all’aumento della disoccupazione e della povertà nel Paese, e tutte le risorse di cui disponiamo non sono sufficienti per evitare il pericolo”.
Un certo numero di grandi scuole, ben radicato sul territorio, nemmeno loro sembrano sfuggire a questa allarmante prospettiva che si profila all’orizzonte. Secondo dati attendibili, almeno 87 fra le grandi scuole concentrate per la maggior parte nella zona del Monte Libano, a prevalenza cristiana, continueranno a svolgere la loro missione educativa. Interpellata da l’Orient-Le Jour (LOJ) una fonte ecclesiastica di primo piano, responsabile degli istituti scolastici, mette in guardia dai pericoli insiti nel perdere una delle gemme culturali del Libano: il livello di istruzione della sua popolazione, senza alcuna discriminazione religiosa, ed elevata al rango di una missione sacra.
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