Siamo liberi perché Cristo, nella sua Pasqua, ci ha restituito l’autentica libertà
di Michele Brambilla
Nell’udienza generale del 6 ottobre Papa Francesco mette a fuoco il tema della libertà in senso cristiano. «La libertà», osserva, «è un tesoro che si apprezza realmente solo quando la si perde. Per molti di noi, abituati a vivere nella libertà, spesso appare più come un diritto acquisito che come un dono e un’eredità da custodire», tanto che non ne proviamo più il gusto. «Quanti fraintendimenti intorno al tema della libertà, e quante visioni differenti si sono scontrate nel corso dei secoli», esclama. Non viviamo forse noi stessi in un’epoca in cui la libertà è confusa con l’autodeterminazione assoluta?
Proprio per questo, il Papa ribadisce che «nel caso dei Galati, l’Apostolo non poteva sopportare che quei cristiani, dopo avere conosciuto e accolto la verità di Cristo, si lasciassero attirare da proposte ingannevoli, passando dalla libertà alle schiavitù: dalla presenza liberante di Gesù alla schiavitù del peccato, del legalismo e così via. Anche oggi il legalismo è un problema nostro, di tanti cristiani che si rifugiano nel legalismo, nella casistica», ma altrettanti fanno proprie le posizioni del relativismo. In entrambi i casi, non è riconoscibile l’autentica libertà portata da Cristo. «Paolo invita quindi i cristiani a rimanere saldi nella libertà che hanno ricevuto col battesimo, senza lasciarsi mettere di nuovo sotto il “giogo della schiavitù” (Gal 5,1)» del peccato, perché la vera libertà è fare il Bene, non il male, che rimane male anche quando lo si considera un bene. Prepara, così, il giusto contesto teologico anche alle parole spese per commentare il rapporto “indipendente” sui presunti casi di abuso sessuale in Francia negli ultimi decenni: «incoraggio i vescovi e voi, cari fratelli che siete venuti qui a condividere questo momento, incoraggio i vescovi e i superiori religiosi a continuare a compiere tutti gli sforzi affinché drammi simili non si ripetano. Esprimo ai sacerdoti di Francia vicinanza e paterno sostegno davanti a questa prova, che è dura ma è salutare», perché spinge a liberare la Sposa di Cristo dalle macchie che rovinano il suo abito nuziale.
La libertà ritratta nella Lettera ai Galati dimora nella Verità rivelata e si fonda sulla Pasqua. San Paolo riecheggia le parole dello stesso Gesù nel Vangelo di san Giovanni: «“Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv 8,31-32)». La libertà «anzitutto è dono del Signore. La libertà che i Galati hanno ricevuto – e noi come loro con il battesimo – è frutto della morte e risurrezione di Gesù. L’Apostolo concentra tutta la sua predicazione su Cristo, che lo ha liberato dai legami con la sua vita passata: solo da Lui», crocifisso e risorto, «scaturiscono i frutti della vita nuova secondo lo Spirito». Tutte le volta che l’uomo, laico o religioso che sia, tenta di seguire altre strade non produce buon frutto e, presto o tardi, cerca di nuovo la libertà che solo Dio può dare. «Siamo liberi dalla schiavitù del peccato per la croce di Cristo. Proprio lì dove Gesù si è lasciato inchiodare, si è fatto schiavo, Dio ha posto la sorgente della liberazione dell’uomo. Questo non cessa di stupirci: che il luogo dove siamo spogliati di ogni libertà, cioè la morte, possa diventare fonte della libertà». Il cattolico è libero perché liberato, «per questo» san Paolo «dice ai Galati, con un’espressione estremamente audace: “sono stato crocifisso con Cristo” (Gal 2,19). In quell’atto di suprema unione con il Signore egli sa di avere ricevuto il dono più grande della sua vita: la libertà. Sulla Croce, infatti, ha inchiodato “la carne con le sue passioni e i suoi desideri” (Gal 5,24)». Beninteso, non la carne nel senso della nostra corporeità creaturale, che lo stesso Signore ha voluto assumere per redimerci, ma la contaminazione delle pulsioni corporee operata dal peccato originale. In poche parole, «la libertà rende liberi nella misura in cui trasforma la vita di una persona e la orienta verso il bene. Per essere davvero liberi abbiamo bisogno non solo di conoscere noi stessi, a livello psicologico, ma soprattutto di fare verità in noi stessi, a un livello più profondo. E lì, nel cuore, aprirci alla grazia di Cristo».
Giovedì, 7 ottobre 2021