di Michele Brambilla
La Vergine delle Rocce, esistente in due versioni conservate in musei differenti (il Louvre di Parigi e la National Gallery di Londra), è una delle opere più celebri di Leonardo da Vinci (1453-1519), ma pochi sanno che rappresenta l’Immacolata Concezione.
L’opera fu infatti commissionata al genio toscano nel 1483 dalla Confraternita dell’Immacolata Concezione di Maria, che aveva sede nel convento francescano di San Francesco Grande di Milano. La richiesta venne formulata pochi anni dopo la bolla Cum praecelsa (27 febbraio 1477), con la quale Papa Sisto IV (1471-84), egli stesso francescano e “immacolatista” (cioè favorevole alla tesi secondo la quale la Vergine fosse stata preservata dal peccato originale), approvò l’ufficio da cantarsi l’8 dicembre nelle chiese dell’ordine come festa propria e provò a smorzare i toni della polemica teologica sulla questione, molto contestata dai teologi domenicani.
Leonardo concepì allora una “sacra conversazione” tra la Madonna, santa Elisabetta, Gesù bambino e san Giovanni Battista, anch’esso ritratto nei primi mesi di vita. Giovanni è ai piedi di Maria e inginocchiato verso Gesù, che lo benedice mentre si siede accanto alla zia. L’opera è straordinaria per i colori a olio, che provano a imitare i pittori fiamminghi, e per l’atmosfera sospesa, “fuori dal tempo”, che la pervade. Tuttavia i committenti non si considerarono del tutto soddisfatti. Nel 1503 Leonardo tornò dunque sullo stesso soggetto: nella nuova versione, Elisabetta lascia il posto a un angelo e tutti i personaggi sacri vengono dotati di aureola per assecondare maggiormente i canoni della devozione popolare.
Ciò che non cambia tra una tela e l’altra è la resa del futuro dogma dell’Immacolata. Nei secoli XV-XVI non esisteva ancora un’iconografia canonizzata, pertanto Leonardo volle alludere alla purezza singolare di Maria tramite l’espediente della cascata disegnata all’interno del paesaggio roccioso in cui è ambientata la scena. Gli ammiratori della poetica vinciana rimangono in genere stupefatti dalla maniera assolutamente realistica e quasi “protoromantica” con la quale Leonardo dipinse quel paesaggio, ma il vero scopo del pittore era trasporre due versetti del Cantico dei Cantici tradizionalmente considerati una prefigurazione della Madonna: «O mia colomba, che stai nelle fenditure della roccia» (Ct 2,14) e «Giardino chiuso tu sei, sorella mia, sposa, giardino chiuso, fontana sigillata» (Ct 4,12). Quest’ultimo cominciava a essere messo in relazione proprio con l’Immacolata Concezione: Maria fonte sigillata al peccato! Sono i toni mantenuti inalterati dalla liturgia ambrosiana, che nei primi vesperi dell’8 dicembre esclama nel responsorio in coro: «Giardino chiuso tu sei, sorella mia sposa, giardino chiuso, fonte sigillata. Il profumo della tua vita evoca il Paradiso».
Sabato, 7 dicembre 2019