Come ricorda il Papa, il Battesimo ci immerge nella Passione di Cristo, per amare come Lui ci ha amati
di Michele Brambilla
«Il Vangelo della liturgia odierna (Mc 10,35-45)», spiega Papa Francesco all’Angelus del 17 ottobre, «racconta che due discepoli, Giacomo e Giovanni, chiedono al Signore di sedere un giorno accanto a Lui nella gloria, come se fossero “primi ministri”, una cosa del genere». I due discepoli non comprendono tutte le implicazioni della loro domanda, formulata in maniera molto ingenua. «A questo punto Gesù, con pazienza, offre loro un grande insegnamento: la vera gloria», sottolinea il Papa, «non si ottiene elevandosi sopra gli altri, ma vivendo lo stesso battesimo che Egli riceverà, di lì a poco, a Gerusalemme, cioè la croce», il «calice» a cui allude nella sua risposta.
Come dice la stessa liturgia del sacramento, «la parola “battesimo” significa “immersione”: con la sua Passione, Gesù si è immerso nella morte, offrendo la sua vita per salvarci. La sua gloria, la gloria di Dio, è dunque amore che si fa servizio, non potere che ambisce al dominio». «Siamo di fronte», quindi, «a due logiche diverse: i discepoli vogliono emergere e Gesù vuole immergersi. Fermiamoci su questi due verbi. Il primo», evidenzia il Santo Padre, «è emergere. Esprime quella mentalità mondana da cui siamo sempre tentati: vivere tutte le cose, perfino le relazioni, per alimentare la nostra ambizione, per salire i gradini del successo, per raggiungere posti importanti».
A questa «malattia dello spirito» si contrappone il verbo che contrassegna il desiderio di Gesù: «Gesù ci chiede di immergerci. E come immergersi? Con compassione, nella vita di chi incontriamo», come ha fatto il Signore senza risparmiare Se stesso. «Guardiamo», allora, «il Signore Crocifisso, immerso fino in fondo nella nostra storia ferita, e scopriamo il modo di fare di Dio. Vediamo che Lui non è rimasto lassù nei cieli, a guardarci dall’alto in basso, ma si è abbassato a lavarci i piedi. Dio è amore e l’amore è umile, non si innalza, ma scende in basso, come la pioggia che cade sulla terra e porta vita».
Farlo con le sole proprie forze è impossibile: serve l’aiuto della Grazia sacramentale. «E preghiamo» pure «la Madonna: lei, pur essendo la più grande, non ha cercato di emergere, ma è stata l’umile serva del Signore, ed è tutta immersa al nostro servizio, per aiutarci a incontrare Gesù».
Vissero integralmente l’immersione battesimale nella Passione del Signore i 126 martiri cattolici della guerra civile spagnola (1936-39) beatificati, ricorda il Santo Padre, il 16 ottobre a Cordova. Il martirio è una questione scottante anche nel XXI secolo: il Papa rammenta che «oggi la Fondazione “Aiuto alla Chiesa che soffre” dà appuntamento a parrocchie, scuole e famiglie con l’iniziativa “Per l’unità e la pace, un milione di bambini recita il Rosario”. Incoraggio questa campagna di preghiera, che quest’anno in modo particolare si affida all’intercessione di san Giuseppe». Depreca che «la scorsa settimana sono stati compiuti vari attentati, per esempio in Norvegia, Afghanistan, Inghilterra, che hanno provocato numerosi morti e feriti», tra i quali il deputato cattolico David Amess, accoltellato a morte da un musulmano somalo in una chiesa metodista mentre ascoltava i suoi elettori senza scorta, come vuole la tradizione britannica. Il Pontefice ammonisce in proposito: «ricordiamoci che violenza genera violenza».
Lunedì, 18 ottobre 2021