Articolo di Alberto Maira, da La Sicilia, del 13 agosto 2018. Foto di redazione
Alle notizie apparse sui mass media locali in questi giorni ed in particolare dopo la seduta consiliare svoltasi al Comune di San Cataldo e che ha discusso la vicenda del negozio che dovrebbe commerciare sostanze psicotrope, mi permetto di aggiungere qualche notazione:
1. E’ giusto che le autorità anche locali agiscano “da buon padre di famiglia” ed informare i figli sulla “insostenibile leggerezza della cannabis”. Quale buon padre di famiglia, che avesse a cuore l’equilibrato e sano sviluppo dei figli, sarebbe contento che il proprio facesse uso di sostanze anche “soltanto potenzialmente” psicotrope? Le virgolette stanno a significare che gli studi fatti seriamente sulla sostanza hanno evidenziato che il confine tra stupefacente e non, è assai labile e facilmente aggirabile nella pratica commerciale. Pertanto si rimane semplicemente allibiti a leggere alcune dichiarazioni, che se rilasciate in buona fede, si ritengono fatte da chi genitore non lo è mai stato; se in mala fede, hanno l’evidente obiettivo di cavalcare l’onda dell’oro verde, cioè gli enormi guadagni derivanti dal commercio della canapa.
2. Si accusa il Sindaco di San Cataldo di essere stato “malconsigliato”… Si ricorda a chi si fa paladino a senso unico della legalità della cannabis che, fino a prova contraria, il Sindaco di un ente pubblico territoriale come è il Comune è eletto anche per tutelare la popolazione. Per questo la legge gli affida il compito di essere Ufficiale di Governo nel territorio comunale. Nella fattispecie il Sindaco, in questa sua funzione ed agendo in applicazione del principio di precauzione, tutela, vietando nel territorio l’apertura di negozi che commercializzano cannabis, la salute della collettività, specie quella più giovane.
3. Dal contenuto di alcune dichiarazioni, specie di rappresentanti del PD, praticamente in difesa della posizione del proprio partito e dell’operato del loro tragico governo precedente della nostra Nazione, alla cui revisione sta iniziando a lavorare felicemente l’attuale Ministro Lorenzo Fontana, sembrerebbe che il Sindaco sia fuorilegge. E’ o non è nel potere del Sindaco, per la funzione di cui al precedente punto, adottare provvedimenti a tutela della salute pubblica? Motivando, peraltro, gli stessi adeguatamente e supportandoli con l’autorevole parere del Consiglio Superiore di Sanità, cioè di un organo -non generico-, ma specializzato del Governo centrale, che in applicazione del citato principio di precauzione ha suggerito agli incaricati della salute pubblica di evitare la diffusione e la commercializzazione della canapa. D’altra parte, se fosse vero – ma vero non è- quanto affermano gli autori delle dichiarazioni filo-cannabis libera, che “…la canapa light per legge può essere venduta in tutte le attività commerciali di San Cataldo..” perché accanirsi così tanto contro il provvedimento del Sindaco? Sarebbe opportuno diffonderla in tutte le “drogherie” – il lettore non ce ne voglia- per una maggiore concorrenza e per calmierare il prezzo ?.
4. In ultimo sembrerebbe che i Sindaci debbano necessariamente per legge autorizzare qualsiasi attività commerciale che si voglia svolgere sul territorio comunale. Altra menzogna, perché se così fosse il commercio rimarrebbe all’arbitrio -per non dire al capriccio- dell’individuo; con la conseguenza che sarebbe priva di motivazione il rilascio di qualsivoglia licenza commerciale.
A chi è stato presentato a S.Cataldo durante una conferenza dei giorni scorsi “tra i principali esperti di cannabis in Italia” ( ? ), occorre ricordare che si trova contro, tra gli altri, le comunità terapeutiche – come quella di San Patrignano– che della lotta alla tragedia della droga hanno fatto motivo della loro esistenza per aiutare quanti sono caduti nella trappola della tossicodipendenzagenerata anche da una cultura del nulla, della menzogna e dell’equivoco come quella che vorrebbe presentare irresponsabilmente il consumo della cannabis come l’assunzione di un bicchiere di aranciata.