La movimentata Pentecoste di Bernard van Orley
di Michele Brambilla
La Pentecoste, benché sia il momento in cui inizia la missione della Chiesa, è stata meno rappresentata nella storia dell’arte cristiana di quando ci aspetteremmo. Tra le poche raffigurazioni, spicca per vivacità l’opera del pittore fiammingo Bernard van Orley (1491-1542), noto anche come Barend van Brussel perché nacque e morì nell’attuale capitale belga e fu al servizio della governatrice Margherita d’Austria (1522-86).
Il 1530 fu per Bernard un anno particolarmente florido, dato che ricevette numerose commissioni. Collaborò, per esempio, all’enorme ciclo di arazzi sulla battaglia di Pavia, celebrativo della vittoria dell’imperatore Carlo V (1500-58) su Francesco I di Francia (1494-1547), oggi conservato a Capodimonte. Trovò, però, anche il tempo di realizzare la Pentecoste in oggetto.
Il quadro raffigura proprio il momento in cui lo Spirito Santo fa irruzione nel Cenacolo, dove gli Apostoli si erano radunati, assieme alla Madonna, in attesa della realizzazione della promessa che Gesù aveva fatto loro ascendendo al cielo. In At 2,2 leggiamo che «venne improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa in cui si trovavano». Nell’immagine vediamo proprio lo Spirito farsi largo tra i colonnati della sala, che sembrano voler restringere ulteriormente lo spazio per ricordare che gli Apostoli si erano rinchiusi nel Cenacolo anche per paura di essere arrestati come Gesù.
Le reazioni sono le più disparate. Il fragore del tuono che annuncia lo Spirito spinge qualcuno a ripararsi dietro una colonna, altri pregano, altri ancora discutono tra loro. In primo piano, san Pietro contempla in estasi la pioggia dorata dei doni dello Spirito; suo fratello sant’Andrea congiunge le mani mentre viene abbracciato da un altro discepolo intimorito. Sono presenti anche personaggi estranei al gruppo dei discepoli, soprattutto nelle navate laterali della sala: rappresentano quegli ebrei e quei pagani “giudaizzanti” che sentirono il fragore e si radunarono attorno alla casa da cui proveniva, divenendo poi gli ascoltatori del primo discorso pubblico di san Pietro (At 2,5-41). Nel novero degli astanti il pittore inserisce anche i committenti del quadro, che si possono scorgere sulla destra in abito clericale.
Il centro della scena è occupato certamente da Maria. La Madre della Chiesa è inginocchiata con le braccia protese verso l’alto. Si noti anche che è l’unica figura aureolata. Il libro di preghiera che abitualmente la caratterizza fin dall’Annunciazione giace chiuso a terra, segno dell’adempimento completo delle profezie antiche nella Pasqua di Cristo, come canta il Messale Ambrosiano nel prefazio della Messa del giorno di Pentecoste («è veramente cosa buona e giusta renderti grazie, o Dio di infinita potenza, e allietarci in questo giorno solenne, che, con il suo numero sacro e profetico, ricorda arcanamente la raggiunta pienezza del mistero pasquale»). L’abito della Madonna è blu, ma il manto è bianco, come vuole una lunga tradizione fiamminga: si pensi alla celebre Crocifissione di Matthias Grünewald (1480-1528) nel polittico di Isenheim, di poco precedente (1512) all’opera di Van Orley. La posa, invece, è un rimando alle Madonne oranti di epoca paleocristiana: Maria intercede per la Chiesa e rappresenta ella stessa la Chiesa in preghiera.
I raggi dello Spirito Santo scendono su tutti i presenti, anche su chi commenta la scena, a rimarcare la chiamata universale alla santità e alla missione.
Sabato, 18 maggio 2024