Di Giulio Meotti da Io Foglio del 01/07/2023
Roma. George Orwell aveva scritto: “Il linguaggio politico ha lo scopo di rendere credibili le bugie, rispettabili gli omicidi….”. L’Olanda, per dirla con l’editoriale pubblicato su Handelsblad da Theo Boer, uno dei revisori della legge sull’eutanasia, il paese ormai “galoppa verso la morte”. Dopo gli anziani sani, sono passati agli anziani malati e dopo i malati di cancro sono passati ai malati di autismo. Come se ogni “limite”, precedentemente deciso da un “comitato di bioetica”, fosse stato fissato sull’acqua.
I ricercatori dell’Università di Kingston – il team di Irene Tuffrey-Wijne, specialista in cure palliative presso l’università britannica – avevano appena esaminato appena i 900 fascicoli pubblicati dai comitati di revisione dell’eutanasia del governo olandese per scoprire tra i decessi approvati quelli di 39 persone che soffrivano di autismo e disabilità intellettiva. “La legge sull’eutanasia in Olanda sta deragliando”, ha scritto Boudewijn Chabot, lo psichiatra che nel 1994 per primo fornì in Olanda un farmaco letale per il suicidio assistito e sul cui caso è stata poi costruita la legge sull’eutanasia approvata nel 2001.
Mentre uscivano le accuse sull’autismo, il ministro della Salute olandese, Ernst Kuipers, annunciava che dal prossimo anno l’eutanasia sarà possibile per i bambini tra uno e dodici anni. Il nuovo regolamento entrerà in vigore dal primo gennaio 2024. La Tweede Kamer, la camera bassa del Parlamento olandese, ha approvato la proposta. Nel 2016 l’allora ministro della Salute, Edith Schippers, aveva stanziato 400mila euro per uno studio teso a valutare l’ammissibilità dell’eutanasia per bambini da uno a dodici anni. Oggi, infatti, i bambini fino a un anno possono essere uccisi con il consenso dei genitori in base a criteri stabiliti dal “Protocollo di Groningen”. I bambini con più di dodici anni possono invece accedere all’eutanasia previo consenso. Tra due e dodici anni esiste una “zona grigia”. Ora si vuole normare anche quella, far entrare la “luce” del diritto. In un recente saggio pubblicato su Pediatric Ethics dal titolo “Neonatal Euthanasia and the Groningen Protocol”, il professor Eduard Verhagen, che ha praticato l’eutanasia sui primi bambini olandesi e scritto il “Protocollo di Groningen”, spiega che si devono contemplare anche quei bambini la cui vita “dipenda da tecnologie mediche (ad esempio, un ventilatore) per tutta la vita”.
Il governo olandese ha anche commissionato al dipartimento di Etica della cura dell’Università degli studi umanistici, a Utrecht, in collaborazione con l’Umc Utrecht Julius Centrum, uno studio sul diritto all’eutanasia per “vita completata”, ovvero per chi vuole morire ma non è malato e ritiene che la sua vita sia arrivata al capolinea e ne abbia abbastanza. Come in “Plan 75”, lungometraggio di Chie Hayakawa, presentato al Festival di Cannes. A 78 anni, Michi lavora come domestica in un hotel. Sola, senza famiglia, Michi sceglie il “piano 75: “Gli esseri umani non possono scegliere la propria nascita, ma è una buona idea scegliere la propria morte.” Il compito di Hiromu è quello di “vendere” questo programma, iscrivendo le persone e promuovendolo, con tanto di stand allestito nel cuore delle mense per i senzatetto e fino al ritrattamento industriale di ossa da cremazioni. Fantascienza?
Aveva visto giusto un umanista integrale come Robert Badinter che, da ministro della Giustizia, abolì la pena di morte in Francia, ma si disse contrario all’eutanasia: “Nessuno può togliere la vita agli altri in una democrazia”. Siamo finiti con la pena di morte mascherata da compassione.