La vetrata artistica: un’opera penetrata dalla luce creata, simbolo e “partecipazione” della Luce che è Dio
di Mario Vitali
“Fiat lux” (Genesi 1-3) Dopo avere creato il cielo e la terra Dio creò la luce, “ Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre” (Genesi 1-4). Primo giorno della creazione.
Ancora l’Antico Testamento fa della luce e della sua rifrazione (l’arcobaleno) il segno della riconciliazione tra Dio e gli uomini dopo il diluvio.
La luce è ed è stata oggetto delle riflessioni filosofiche, teologiche e scientifiche per indagarne le natura e il suo significato metafisico.
Nel campo artistico la luce è l’elemento essenziale grazie al quale l’opera artistica assume evidenza poiché senza luce l’opera d’arte, come ogni altro manufatto, non ha alcun senso in quanto non realizzabile e quindi non visibile.
C’è un ambito nell’arte che fa della luce il centro della sua capacità espressiva ed è la “vetrata artistica” dove la materia utilizzata per la realizzazione dell’opera, a differenza degli altri materiali, non solo viene colpita dai raggi della luce ma ne viene anche penetrata.
Ma che cosa è una vetrata? La si potrebbe definire come la schermatura realizzata con piccole lastre di vetro sostenute da telai di piombo.
La vetrata artistica ha visto le prime realizzazioni nel mondo bizantino che riprendendo l’idea del mosaico sostituisce alla dura pietra il vetro.
Nel medioevo, a partire dal VI° secolo, si trovano numerosi testi che testimoniano l’uso di questa modalità di espressione artistica. Fu durante l’epoca carolingia che la vetrata da elemento decorativo diventa elemento figurativo.
La luce nelle diverse epoche è stata generatrice di grandi cambiamenti sia nel linguaggio che nell’arte. Possiamo pensare all’opera di Caravaggio (al secolo Michelangelo Merisi – 1571/1610), o al periodo gotico nell’architettura per capire come la luce abbia influito sull’arte.
La realizzazione delle vetrate artistiche si diffonde a partire da Francia, Germania e Inghilterra presumibilmente tra il IX° e X° secolo. In Italia troverà una differente espressione in quanto non saranno i maestri vetrai a realizzare le opere bensì i maestri della pittura. La ”vetrata italiana” sarà quindi più scura poiché sarà più ricca di colore.
Dal secolo XVII° si assiste a un graduale declino dell’arte vetraria che riprenderà vigore verso la metà del sec. XIX° in Germania con l’affermarsi dello stile neo-gotico e successivamente troverà nuova espressione nei primi decenni del XX° secolo con l’Art Nuoveau sperimentando nuove tecniche e nuovi materiali.
Anche gli studi filosofici e scientifici si muovono parallelamente all’ambito artistico. Il monaco tedesco Teofilo (..XII° secolo) nella sua ampia opera “Diversarum artium Schedula” trasmette una sorta di ricettario del sapere tecnico del medioevo. L’opera, dimenticata durante il Rinascimento, è stata riscoperta alle fine del sec. XVIII°. Essa è preceduta da una ampia introduzione teologico-morale. Il pregio dell’opera consta anche nel fatto che sono pochissime le opere di letteratura tecnica giunte a noi dal medioevo.
Il vescovo inglese Roberto Grossatesta (1175-1253) approfondisce il tema della rifrazione del raggio di luce (arcobaleno) con il suo scritto “De luce” dove non si limita alla descrizione del fenomeno sotto l’aspetto scientifico, ma propone ampie riflessioni metafisiche sulla percezione della luce.
San Bonaventura da Bagnoregio (1221-1274) svilupperà il pensiero del Grossatesta il quale affermava che Dio è luce e non in senso metaforico. La Luce che è Dio non è né spirituale né corporea ma completamente trascendente, tuttavia è luce e poiché tutto ciò che è creato è a somiglianza di Dio, ogni ente è in qualche modo luce. Si avvalora così l’idea dell’universo costituito e compenetrato dalla luce che manifestandosi diviene simbolo e manifestazione del divino (lumen de lumine).
Il rapporto tra il sacro e la luce è quindi centrale nella vita e nella spiritualità dell’uomo e nella percezione del divino.
La vetrata filtra l’abbagliante luce del sole, metafora della luce divina che non può essere osservata senza filtri che ne attenuino la forza, che si fa cogliere attraverso il creato.
Dai piccoli spiragli di luce delle più antiche chiese cristiane, o dalle immense vetrate delle cattedrali gotiche, la luce reinterpreta l’ambiente sacro, favorisce il raccoglimento oppure può inondare di luce colorata gli spazi rievocando una infinita bellezza.
Sabato, 3 ottobre 2020