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L’ultima cena per santi gay

18 Aprile 2017 - Autore: Alfredo Mantovano

Da “Il Tempo” del 13 aprile 2017. Foto da Denlab

Domenica scorsa a Tanta, a nord del Cairo, e ad Alessandria: 47 cristiani copti uccisi e 130 feriti in due attentati rivendicati dallo Stato islamico. Con un qualsiasi motore di ricerca digitate le parole chiave delle stragi: le ultime notizie riportate dai media si fermano a martedì. È la medesima indifferenza che lo scorso anno ha seguito il massacro di Pasqua a Lahore, in Pakistan: 78 morti, fra i quali non pochi musulmani, in un parco, al termine della Messa. O due anni fa, il giovedì santo, a Garissa, il campus universitario keniota: 147 studenti uccisi perché cristiani. Il terrorismo ultrafondamentalista si mostra attento alle scadenze della Settimana santa -e ne fa memoria – molto più di noi. Da noi per il giovedì santo si organizza una serata gay denominata «Ultima cena»: accade a Salerno, e la si pubblicizza con una locandina che rivisita il dipinto di Leonardo, mostrando Gesù e gli Apostoli svestiti e intenti in pratiche omosessuali. Anche qui, come per l’IS, in deliberata coincidenza con i riti della Settimana santa.
Grazie a Dio qualcuno protesta; interviene l’Arcigay, «associazione di promozione sociale – così si legge nel suo sito -iscritta al registro nazionale delle APS con il numero 115 (L. 383/ 2000) »; tra le sue fonti di finanziamento – è il medesimo sito a riferirlo – vi sono «fondi attratti attraverso progetti che rispondono a bandi di enti pubblici e privati», e fra gli enti pubblici vi sono non pochi ministeri, regioni e comuni.
L’Arcigay non solo non prende le distanze da una iniziativa che, prima ancora che il codice penale, lede il buon gusto e il senso civile; invita, al contrario, «la comunità Lgbt e a quanti hanno a cuore le libertà civili (…) ad essere presente alla serata per ribadire ancora una voltala nostra presenza e i nostri diritti manifestando contro chi vorrebbe ridurci al silenzio e al Medioevo».
A Salerno l’odiato Medioevo ha regalato una delle più belle Cattedrali italiane, e nelle sue immediate vicinanze borghi e luoghi che attraggono visitatori da tutto il mondo. Ma immagino che questo interessi poco l’Arcigay: il cui coraggio nel provocare è attestato dalla circostanza che non ha mai organizzato serate blasfeme anti-islam. Non auspico in alcun modo che lo facciano: la libertà religiosa è un valore, e qualunque confessione esige rispetto.
Ma chi resta turbato e amareggiato da iniziative come questa fa bene a chiedersi perché a essere oggetto di vilipendio siano solo le Persone e i simboli della fede cristiana.
C’è un filo rosso che lega Tanta, Alessandria d’Egitto e la blasfemia di Salerno: ed è la nostra indifferenza. Verso le sofferenze e il martirio dei fratelli copti; verso il patrimonio di fede che abbiamo ereditato ma che tendiamo a nascondere. Al di là della pratica religiosa di ciascuno, la sempre più frequente riproposizione della mattanza nelle nostre strade, da Stoccolma a Londra, da Berlino a Nizza, e il dileggio sempre più mortificante di ciò che fonda la nostra civiltà dovrebbero farci riflettere su quanto rischiamo di perdere in modo irreversibile.

Alfredo Mantovano

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