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L’unità in Cristo, necessaria

11 Giugno 2018 - Autore: Michele Brambilla

di Michele Brambilla

Il Vangelo della X domenica del Tempo ordinario (cfr. Mc 3,20-35) espone un principio fondamentale per la Chiesa: «se un regno è diviso in se stesso, quel regno non potrà restare in piedi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non potrà restare in piedi» (Mc 3,24-25). La pagina letta nella III domenica dopo Pentecoste del rito ambrosiano (cfr. Mc 10,1-12) ripete il medesimo concetto, declinandolo nell’ambito familiare: «[…]  l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne» (Mc 10,7-8).

Nelle letture del giorno a emergere è quindi la domanda su cosa significhi essere e rimanere uniti. Papa Francesco, alla recita dell’Angelus del 10 giugno, spiega che la divisione in una comunità o in una famiglia viene sempre da due tipi di “incomprensione”. Esiste infatti quella di chi ha capito e proprio per questo accusa, a cui si affianca quella di chi intuisce la portata anticonformista del messaggio evangelico e tenta di riportarlo negli schemi mondani: «La prima incomprensione. Gli scribi erano uomini istruiti nelle Sacre Scritture e incaricati di spiegarle al popolo. Alcuni di loro vengono mandati da Gerusalemme in Galilea, dove la fama di Gesù cominciava a diffondersi, per screditarlo agli occhi della gente: per fare l’ufficio di chiacchieroni, screditare l’altro, togliere l’autorità» tramite un meccanismo che la Chiesa ha visto all’opera nella “leggenda nera” alimentata dagli intellettuali protestanti e illuministi. Una frase famosa dice: «calunniate, calunniate, qualcosa resterà»: se non hai argomenti plausibili, inventali, affinché nelle persone rimanga comunque quella sensazione amara che alla lunga allontana dal calunniato.

«Il Vangelo di oggi», dice il Pontefice, «ci parla anche di un’altra incomprensione, molto diversa, nei confronti di Gesù: quella dei suoi familiari. Questi erano preoccupati, perché la sua nuova vita itinerante sembrava loro una pazzia (cfr v. 21). Infatti, Egli si mostrava così disponibile per la gente, soprattutto per i malati e i peccatori, al punto da non avere più nemmeno il tempo di mangiare». La preoccupazione per la Sua salute fisica nascondeva il desiderio di addomesticare la Sua testimonianza. «Siate attenti», ammonisce il santo Padre, «perché questo atteggiamento distrugge le famiglie, le amicizie, le comunità e perfino la società». Le élite occidentali, a furia di calunniare il bene, hanno perso se stesse e non sanno più riconoscere neppure ciò che serve ai popoli governati, i quali continuano a subire le conseguenze di scelte avulse dalla loro realtà.

Tutto, però, è ricuperabile se si spalancano di nuovo gli occhi alla Verità, che è ciò che davvero unisce. Cristo, uomo e Dio al tempo stesso, è davvero colui che crea e sostiene l’unità del genere umano, a cui ha dato la Sua impronta. I cattolici sono tanto più credibili quanto conservano e favoriscono all’interno della Chiesa la comunione tra le parti, per la quale Gesù ha pregato nell’Ultima Cena (cfr. Gv 17,21), e quando le loro famiglie divengono, seguendo la medesima dinamica, vere “chiese domestiche”.

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