Oltre il buio delle tragedie umane o delle catastrofi naturali c’è la certezza che Cristo è Signore.
di Michele Brambilla
La lista delle persone e delle situazioni che Papa Francesco sceglie di salutare durante l’Angelus del 23 agosto è molto lunga. Il Pontefice menziona anzitutto la trascorsa Giornata mondiale in ricordo delle vittime di atti di violenza basati sulla religione e sul credo (22 agosto): «preghiamo per questi nostri fratelli e sorelle, e sosteniamo con la preghiera e la solidarietà anche quanti – e sono tanti – ancora oggi vengono perseguitati a motivo della loro fede religiosa. Tanti», e quasi tutti cristiani! «Domani, 24 agosto, ricorre» inoltre «il decimo anniversario del massacro di settantadue migranti a San Fernando, a Tamaulipas, in Messico»: il Santo Padre ne approfitta per ricordare tutti gli esuli che muoiono cercando un futuro migliore lontano dalla propria patria.
Ogni 24 agosto l’Italia ricorda il terremoto in Umbria e nelle Marche del 2016: «rinnovo la preghiera per le famiglie e le comunità che hanno subito maggiori danni, perché possano andare avanti con solidarietà e speranza; e mi auguro che si acceleri la ricostruzione».
Francesco denuncia gli attentati islamici in atto in Mozambico, a Cabo Delgado, e non dimentica neppure la perdurante emergenza sanitaria dovuta al Covid-19: salutando alcuni pellegrini lombardi, venuti a Roma per commemorare con un pellegrinaggio ad limina Petri le vittime della pandemia, rivela che «questa mattina ho sentito la testimonianza di una famiglia che ha perso i nonni senza poterli congedare e salutare, nello stesso giorno. Tanta sofferenza, tante persone che hanno perso la vita, vittime della malattia; e tanti volontari, medici, infermieri, suore, sacerdoti, che anche hanno perso la vita. Ricordiamo le famiglie che hanno sofferto per questo».
Per tutti c’è la domanda che pone Gesù nella pagina di Vangelo letta nella XXI domenica del Tempo ordinario: «ma voi, chi dite che io sia?» (Mt 16,15). Il Papa osserva che rispondere correttamente a questo quesito equivale a proclamare ad alta voce ciò che il Signore è per ciascuno di noi: «anche se io adesso domandassi a voi: “Per te, chi è Gesù?”, ci sarà un po’ di esitazione. Li toglie d’imbarazzo Simone, che con slancio dichiara: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”».
San Pietro formulò la sua professione di fede con l’aiuto della Grazia e mise in gioco tutta la sua vita: «una risposta che richiede anche a noi, come ai primi discepoli, l’ascolto interiore della voce del Padre e la consonanza con quello che la Chiesa, raccolta attorno a Pietro, continua a proclamare. Si tratta di capire chi è per noi Cristo: se Lui è il centro della nostra vita, se Lui è il fine di ogni nostro impegno nella Chiesa, del nostro impegno nella società». Solo una volta accolto Cristo la nostra carità sarà autentica, solo con Gesù ricostruiremo la nostra società e le nostre abitazioni (nel caso dei terremotati) davvero sulla roccia. Il Papa lo sottolinea con forza: «[…] è indispensabile e lodevole che la pastorale delle nostre comunità sia aperta alle tante povertà ed emergenze che sono dappertutto. La carità sempre è la via maestra del cammino di fede, della perfezione della fede. Ma è necessario», avverte, «che le opere di solidarietà, le opere di carità che noi facciamo, non distolgano dal contatto con il Signore Gesù. La carità cristiana non è semplice filantropia ma, da una parte, è guardare l’altro con gli occhi stessi di Gesù e, dall’altra parte, è vedere Gesù nel volto del povero».
Lunedì, 24 agosto 2020