Di Francis Khoo Thwe da AsiaNews del 05/05/2021
Nonostante i divieti per i raduni, nonostante il coprifuoco imposto al Paese dal primo giorno del colpo di Stato militare, si moltiplicano ogni giorno le manifestazioni in molte città. Per sfuggire agli attacchi e ai cecchini delle forze di sicurezza, molti raduni si svolgono nella notte o alle prime luci dell’alba.
Quest’oggi ad esempio, a Dawei, vi è stata una dimostrazione prima dell’alba. Molti giovani si sono radunati con candele in mano e hanno deposto fiori davanti alle case di coloro che sono stati uccisi dalla giunta. Il gesto di oggi è chiamato “protesta 555”, essendosi tenuta il 5 maggio alle 5 del mattino.
Più tardi vi è stata una piccola manifestazione a Yangon e una all’università Yadanarbon di Mandalay.
A Kale (regione di Sagaing), gruppi di dimostranti si sono radunati in mattinata per uno “sciopero anti-regime”.
La popolazione deve cercare di sfuggire alle violenze dei soldati, che ormai hanno l’abitudine (e l’ordine) di colpire e uccidere con proiettili letali. L’Associazione per l’assistenza ai rifugiati politici, che diffonde ogni giorno cifre aggiornate sugli uccisi con nomi e situazioni, ha dichiarato che fino a ieri sono state assassinate 766 persone. Secondo la giunta, che ha bollato come “illegale” il gruppo, vi sono stati solo 248 morti, oltre a 24 soldati e poliziotti.
La situazione economica è anche difficile a causa degli scioperi e della pandemia. Secondo il Programma di sviluppo dell’Onu (Undp), in questi mesi, il deterioramento della sicurezza nel Paese, causato dal colpo di Stato, ha fatto crescere del 12% i poveri. In diverse città, come a Naungcho (Stato Shan), la gente ha creato dei mercatini dove si pratica il “prendi quello di cui hai bisogno; dona quello che hai in più”. Le bancarelle espongono borse con porzioni di cibo, verdure, pesce a disposizione dei bisognosi.
La giunta sembra aver fatto luce sull’esplosione di una bomba, il 3 maggio sera a Bago, che ha ucciso cinque persone, fra cui un parlamentare democratico e tre poliziotti disertori che avevano raggiunto il movimento di disobbedienza civile. Alcuni media controllati dai militari hanno stabilito che gli uccisi stavano fabbricando una bomba, che sarebbe esplosa durante la preparazione.
Il tentativo di avere i media dalla propria parte, sta spingendo la giunta ad arrestare sempre più giornalisti. Almeno 30 di loro sono arrestati. Fra questi anche alcuni stranieri.
Nell’impossibilità di frenare fonti di notizie alternative alle loro, i militari hanno chiuso l’agenzia indipendente Tachileik, con base nello Stato Shan. È l’ottava agenzia locale a cui viene tolta la licenza. Ieri, la televisione MRTV, controllata dalla giunta, ha ancora annunciato che nel Paese è stato proibito l’uso di ricevitori televisivi satellitari. Se a questo si aggiunge il black-out di internet per molte ore al giorno, si vede come il Paese sembra ritornare indietro all’isolamento che lo caratterizzava prima dei 10 anni di riforme e di tentativi democratici.
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