di Michele Brambilla
La Madonna a Fatima ha trasmesso ai tre veggenti messaggi che riguardavano la storia degli uomini. Tuttavia, secondo Papa Francesco, il vero segreto di Maria, che rende possibili gli altri, è «[…] la Parola di Dio» intesa nel suo senso proprio, ovvero il Verbo fatto carne. La Parola si è posta «[…] vicina al suo cuore, prese poi carne nel suo grembo». Così si è espresso all’Angelus nella Solennità dell’Immacolta Concezione.
Il Vangelo della solennità è infatti il brano dell’Annunciazione (cfr. Lc 1,26-36), che il rito ambrosiano riduce in questa data ai soli versetti 26-28 focalizzando l’attenzione dei fedeli sull’espressione «piena di grazia». Chiede il Papa: «che cosa vuol dire piena di grazia? Che Maria è piena della presenza di Dio. E se è interamente abitata da Dio, non c’è posto in lei per il peccato. È una cosa straordinaria, perché tutto nel mondo, purtroppo, è contaminato dal male». Non a caso, nel 2015, il Pontefice ha voluto aprire proprio nella ricorrenza dell’8 dicembre la Porta Santa del Giubileo della misericordia.
La tradizione popolare della città di Roma prevede che la cittadinanza si rechi ogni 8 dicembre a omaggiare l’Immacolata alla colonna elevata nel 1857 per ricordare la proclamazione solenne del dogma da parte del beato Papa Pio IX (1846-78), che era nato significativamente un 13 maggio, quello del 1792, l’anno in cui la Rivoluzione Francese (1789-1799) entrò nella sua fase più cruenta, il Terrore (settembre 1792-giugno 1794). La Rivoluzione intesa come percorso storico ha fatto dimenticare all’uomo postmoderno persino la cortesia nel trattare i propri simili e ha instillato il falso mito di un giovanilismo perpetuo che è, in realtà, solo la consacrazione del taglio delle radici operato dalle ideologie rivoluzionarie.
Proprio per questo il Papa, proseguendo nel discorso, ricorda che gentilezza e giovinezza interiore sono attributi propri sia della Vergine sia dell’uomo giusto. «Un bel complimento da fare a una signora è dirle, con garbo, che dimostra una giovane età. Quando diciamo a Maria piena di grazia, in un certo senso le diciamo anche questo, al livello più alto. Infatti la riconosciamo sempre giovane, perché mai invecchiata dal peccato. C’è una sola cosa che fa davvero invecchiare, invecchiare interiormente: non l’età, ma il peccato. Il peccato rende vecchi, perché sclerotizza il cuore».
Vecchio è diverso da anziano. Maria è riuscita a possedere la «[…] felice canizie» dei Patriarchi (cfr. Gn 25,7), ma con una differenza fondamentale: l’assenza completa di peccato originale. «Come la sua giovinezza non sta nell’età, così la sua bellezza non consiste nell’esteriorità». La Regina del cielo visse sulla terra in condizioni socialmente molto umili e nessuno dei suoi contemporanei si accorse del suo passaggio. Da quell’invisibile casa di Nazareth, da una fanciulla che nei quadri è spesso raffigurata intenta a pregare al momento del grande annuncio, è però partita la salvezza dell’umanità. Un puntino agli occhi dell’imperatore Augusto (27 a.C.-14 d.C.), colui che decretò il fatidico censimento che spinse la Sacra Famiglia a scendere dalla Galilea a Betlemme, ma un puntino nel quale ha trovato dimora lo stesso Creatore del mondo.
«Guardiamo oggi con gioia alla piena di grazia. Chiediamole di aiutarci a rimanere giovani, dicendo “no” al peccato, e a vivere una vita bella, dicendo “sì” a Dio». Con queste intenzioni il Papa si reca anche lui, nel pomeriggio, ad omaggiare la grande statua in piazza di Spagna, portando a Maria pure le ansietà che suscita in ogni cattolico il repentino acuirsi delle tensioni nella terra che vide incarnarsi il Redentore.