Un sondaggio indica l’ ex ministro in calo al 59%. La Le Pen adotta un programma di sinistra e va a 41%
Saranno anche una minoranza a Parigi e nelle banlieue, ma i sostenitori di Marine Le Pen avanzano diritti verso la capitale.
Qualcuno di loro trova il coraggio di uscire allo scoperto, come l’ex deputata e già consigliera di Georges Pompidou all’Eliseo, Marie-France Garaud, o Richard Trinquier, sindaco Républicain di Wissous, nell’ Essonne, dipartimento dell’Île de France, che sul suo profilo Facebook afferma: «Non mi asterrò, non voterò scheda bianca, voterò per la Francia». A dir la verità, al primo turno Trinquier non aveva sostenuto nemmeno il candidato ufficiale del suo partito, François Fillon, preferendogli Nicolas Dupont-Aignan, l’indipendente di destra che ha raccolto un lusinghiero 4,7% dei consensi con la sigla sovranista Debout La France.
Qualcuno di loro trova il coraggio di uscire allo scoperto, come l’ex deputata e già consigliera di Georges Pompidou all’Eliseo, Marie-France Garaud, o Richard Trinquier, sindaco Républicain di Wissous, nell’ Essonne, dipartimento dell’Île de France, che sul suo profilo Facebook afferma: «Non mi asterrò, non voterò scheda bianca, voterò per la Francia». A dir la verità, al primo turno Trinquier non aveva sostenuto nemmeno il candidato ufficiale del suo partito, François Fillon, preferendogli Nicolas Dupont-Aignan, l’indipendente di destra che ha raccolto un lusinghiero 4,7% dei consensi con la sigla sovranista Debout La France.
La scelta sovranista
Se da un lato è troppo poco per ottenere il rimborso elettorale, destinato dalla legge soltanto a chi supera il 5%, dall’altro quel risultato è comunque sufficiente a scatenare l’appetito di entrambi gli sfidanti. Il Front National fa già balenare l’idea di una lista comune alle prossime legislative con il partito di Dupont-Aignan, che annulla una conferenza stampa e rimanda a oggi l’annuncio della sua scelta. Quanto ai suoi elettori, quasi due milioni, sarebbero divisi a metà fra i propensi all’astensione e quelli disposti ad allearsi con l’estrema destra. Nessuna chance per Emmanuel Macron.
Lo dicono anche i sondaggi, che ormai vedono i consensi per il candidato del centrosinistra all’Eliseo scendere sotto la soglia psicologica del 60% per la prima volta dal 17 marzo in vista del secondo turno delle elezioni presidenziali in Francia in programma per il 7 maggio. Nell’ultima rilevazione quotidiana Presitrack condotta da Opinionway, Macron si attesta al 59% contro il 41% della leader del Front National. Il giorno precedente, il distacco era di venti punti (60 contro 40). Poi i fischi a Macron e le ovazioni alla Le Pen allo stabilimento Whirlpool di Amiens, città natale dell’ ex ministro si sono tradotti in tendenza statistica.
Macron, che si era convinto di avere la vittoria in tasca, è costretto a rincorrere e va a giocare a pallone nelle banlieue. Non sa più da che parte girarsi da quando per sfondare a sinistra, dopo essersi dimessa dalla presidenza del Front National, la sua rivale ha adottato, come spiega Le Figaro, un programma economico che potrebbe attirare perfino le truppe di Jean-Luc Mélenchon. È più dinamica, gioca all’ attacco e s’ imbarca di primo mattino per quattro ore su un peschereccio a Grau-du-Roi, nel Mediterraneo francese, in solidarietà con la «Francia che si alza presto» e contro l’ex ministro, tanto «sconnesso dalla realtà» che la sua politica «ultraliberale» farà finire il settore della pesca francese.
Accanto, c’ è la reazione a catena seguita alla dichiarazione anti-Macron della Manif pour Tous, diffusa mercoledì, dopo che la Conferenza episcopale cattolica francese aveva ricordato l’importanza della difesa della vita e della famiglia, oltre che dell’accoglienza e della solidarietà verso i migranti. Per non esporsi a rappresaglie clericali, i sacerdoti e anche qualche vescovo si trincerano dietro la sigla del collettivo Antiochia, per poter scrivere «pacificamente che fra due settimane voteremo per la signora Le Pen» e precisare la loro posizione sul sito Salonbeige. Nel giro di poche ore, una schiera di preti e religiosi chiede di potersi unire a loro.
Ma ci sono anche personalità disposte a mettersi in gioco personalmente. Yves Meaudre, direttore dell’ ong Enfants du Mekong, che ha reso possibili 22mila adozioni e il sostegno a 60mila bambini in Estremo Oriente, rende pubblica la lettera in cui spiega a suo figlio che «in guerra occorre fare delle scelte e le non-scelte sono scelte predefinite che avvantaggiano il nemico». Perciò, pur avendo sostenuto Fillon al primo turno, si orienterà verso una ragazza «che dice di voler difendere la Francia, di rifiutare ogni compromesso sull’ utero in affitto e la procreazione assistita e proclama a voce alta che la Francia ha una lunga storia fondata sulle sue radici cristiane».
Lo dicono anche i sondaggi, che ormai vedono i consensi per il candidato del centrosinistra all’Eliseo scendere sotto la soglia psicologica del 60% per la prima volta dal 17 marzo in vista del secondo turno delle elezioni presidenziali in Francia in programma per il 7 maggio. Nell’ultima rilevazione quotidiana Presitrack condotta da Opinionway, Macron si attesta al 59% contro il 41% della leader del Front National. Il giorno precedente, il distacco era di venti punti (60 contro 40). Poi i fischi a Macron e le ovazioni alla Le Pen allo stabilimento Whirlpool di Amiens, città natale dell’ ex ministro si sono tradotti in tendenza statistica.
Macron, che si era convinto di avere la vittoria in tasca, è costretto a rincorrere e va a giocare a pallone nelle banlieue. Non sa più da che parte girarsi da quando per sfondare a sinistra, dopo essersi dimessa dalla presidenza del Front National, la sua rivale ha adottato, come spiega Le Figaro, un programma economico che potrebbe attirare perfino le truppe di Jean-Luc Mélenchon. È più dinamica, gioca all’ attacco e s’ imbarca di primo mattino per quattro ore su un peschereccio a Grau-du-Roi, nel Mediterraneo francese, in solidarietà con la «Francia che si alza presto» e contro l’ex ministro, tanto «sconnesso dalla realtà» che la sua politica «ultraliberale» farà finire il settore della pesca francese.
Accanto, c’ è la reazione a catena seguita alla dichiarazione anti-Macron della Manif pour Tous, diffusa mercoledì, dopo che la Conferenza episcopale cattolica francese aveva ricordato l’importanza della difesa della vita e della famiglia, oltre che dell’accoglienza e della solidarietà verso i migranti. Per non esporsi a rappresaglie clericali, i sacerdoti e anche qualche vescovo si trincerano dietro la sigla del collettivo Antiochia, per poter scrivere «pacificamente che fra due settimane voteremo per la signora Le Pen» e precisare la loro posizione sul sito Salonbeige. Nel giro di poche ore, una schiera di preti e religiosi chiede di potersi unire a loro.
Ma ci sono anche personalità disposte a mettersi in gioco personalmente. Yves Meaudre, direttore dell’ ong Enfants du Mekong, che ha reso possibili 22mila adozioni e il sostegno a 60mila bambini in Estremo Oriente, rende pubblica la lettera in cui spiega a suo figlio che «in guerra occorre fare delle scelte e le non-scelte sono scelte predefinite che avvantaggiano il nemico». Perciò, pur avendo sostenuto Fillon al primo turno, si orienterà verso una ragazza «che dice di voler difendere la Francia, di rifiutare ogni compromesso sull’ utero in affitto e la procreazione assistita e proclama a voce alta che la Francia ha una lunga storia fondata sulle sue radici cristiane».
Guerra di nervi
Nel campo avverso, ormai gridano al complotto e vietano ai mezzi d’ informazione russi l’ accesso agli eventi. Si sentono circondati, danno la colpa alle fake news adottando lo stile della sconfitta Hillary Clinton e infine fanno calare la scure della censura persino sui comici. L’ umorista Pierre-Emmanuel Barré si vede costretto a rassegnare le dimissioni dalla radio France Inter, che gli aveva impedito di tenere una trasmissione in cui contemplava anche la possibilità dell’ astensione. Avrebbe favorito la Le Pen. Come gli studenti liceali che ieri hanno manifestato a Parigi urlando la loro ingenua equidistanza fra i due contendenti: «Ni Marine ni Macron, ni Patrie ni Patron».
Andrea Morigi
Da “Libero” del 29 aprile 2017. Foto da Qelsi