Nato nel 1742, si laureò alla Sorbona in lettere e filosofia e poi in teologia. Fu ordinato sacerdote nel 1766. Quando la Rivoluzione francese, dimostratasi fin dal suo inizio ostile alla religione, riuscì a convincere alcuni vescovi e alcuni sacerdoti a rompere con Roma e a trasformarsi da pastori in amministratori ligi al volere del governo rivoluzionario, egli fu tra quanti fortemente e coraggiosamente si opposero ad ogni cedimento. Così lo troviamo tra i firmatari della protesta fatta, il primo aprile 1791, dalla facoltà teologica della Sorbona, con la quale questa riaffermava la propria fedeltà all’autorità ecclesiastica legittima contro la cosiddetta «Chiesa costituzionale». Il 16 novembre firmò una nuova lettera di protesta per la persecuzione sempre più incalzante, a conferma di quella «fede imperturbabile nei prodigi del sacrilegio» che l’inglese Edmund Burke [1729-1797] aveva già acutamente colto nei rivoluzionari sin dal 1790. Fu arrestato con altri suoi coraggiosi colleghi e rinchiuso nel carcere di San Firmino. Qui morì, autentico martire, il 2 settembre 1792, a cinquant’anni, durante le famose «stragi di settembre». In quel giorno, dopo «una perquisizione generale di Parigi, tipica dell’ossessivo terrore poliziesco», come scrive Jean Dumont [1923-2001], furono massacrate, nelle prigioni della capitale, circa 1400 persone, tra le quali 220 sacerdoti. Al beato Briquet, e con lui agli altri martiri di settembre, beatificati nel 1926, rivolgiamo oggi il nostro pensiero, sia perché al di là delle celebrazioni e dei fuochi d’artificio è importante recuperare la verità storica sulla Rivoluzione francese, sia perché nella loro vicenda sentiamo una forte carica di attualità. E piace, della ricordata protesta della facoltà teologica, fare nostra la seguente autodefinizione: «Tenace nella vera Fede, unita alla Cattedra di San Pietro, aderente alla dottrina dei Padri». Nonché, della protesta successiva, quest’altra bella frase: «Non è degno di noi dissimulare i nostri sentimenti».
Marco Tangheroni,
Cammei di santità. Tra memoria e attesa,
Pacini, Pisa 2005, pp. 27-28