Affrontarono orribili supplizi e la morte, insieme alla loro madre, durante la persecuzione del re siriaco Antioco IV (175-164 a.C.), non volendo piegarsi alla forzata ellenizzazione della Palestina tentata da quel sovrano. Il loro martirio è narrato nel II Libro dei Maccabei, ricco anche di importanti insegnamenti teologici, come la creazione dal nulla, la resurrezione, il destino dei cattivi e quello, felice, degli eroi caduti per la fede. La Chiesa avvertì ben presto in loro i precursori esemplari dei martiri cristiani e una festa liturgica ad essi dedicata è testimoniata come ampiamente diffusa nei più antichi martirologi, sacramentari ed orazionali. In un’epoca – la nostra – in cui voci un tempo minacciose, ora più spesso sottilmente suadenti, ci invitano a non mostrarci troppo intransigenti per non dispiacere al mondo e ai potenti di varia natura, l’esempio dei sette fratelli Maccabei può, insieme alla loro intercessione, accrescere in noi la virtù della fortezza e la volontà di un’integrale testimonianza della nostra fede. Leggiamo le parole dette dall’ultimo e più giovane e più crudelmente martirizzato dei sette fratelli: «Chi aspettate? Non obbedisco ai comandi del re, ma a quelli della Legge che ci fu data per mezzo di Mosè… Tu… non sei ancora sfuggito al giudizio dell’Onnipotente che tutto vede… Io, al pari dei miei fratelli, do la vita ed il corpo per le patrie leggi…».
Santi Fratelli Maccabei pregate per quanti ancora oggi patiscono persecuzione in tante parti del mondo per la loro fedeltà a Dio e alle sue leggi; e sostenete, con la vostra intercessione, la nostra debolezza, vincete il nostro eccessivo rispetto umano, il nostro continuo desiderio di consenso superficiale, il nostro detestabile tepore.
Marco Tangheroni,
Cammei di santità. Tra memoria e attesa,
Pacini, Pisa 2005, p. 9