di Marco Invernizzi
È uscito un documento della Congregazione per l’educazione cattolica sul gender, firmato il 2 febbraio 2019 dal Prefetto card. Giuseppe Versaldi, ma reso pubblico solo poche ore fa. Si intitola “Maschio e femmina li creò”. Per una via di dialogo sulla questione del gender nell’educazione, dove dialogo significa «promuovere una metodologia articolata nei tre atteggiamenti dell’ascoltare, del ragionare e del proporre».
Ascoltare, dunque, anzitutto la realtà e dunque le esigenze delle persone che gli educatori incontrano, con le loro difficoltà inerenti alla sessualità. Così il testo inizia ripercorrendo la storia della penetrazione dell’ideologia gender nella società del XX secolo fino «alla contrapposizione tra natura e cultura, sfociate infine nella teoria queer, “cioè in una dimensione fluida, flessibile, nomade, al punto da sostenere la completa emancipazione dell’individuo da ogni definizione sessuale data a priori”» (n. 12), per quindi giungere ai «poliamori» che appunto «includono più di due individui» (n. 13). Queste teorie sono arrivate a pretendere il «riconoscimento pubblico della libertà di scelta del genere nonché della pluralità di unioni in contrapposizione al matrimonio tra uomo e donna, considerato retaggio della società patriarcale» (n. 14).
Naturalmente il documento non cade nella trappola della contrapposizione ideologica, e ricorda come le ideologie gender e la lotta contro il matrimonio naturale si siano potute avvantaggiare grazie a un clima culturale che, nonostante l’insegnamento di Gesù sulla «pari dignità tra uomo e donna» (n. 15) recepito progressivamente dal senso comune dell’Europa cristiana, ha visto anchel’affacciarsi di «forme di ingiusta subordinazione che hanno tristemente segnato la storia, e che hanno avuto influsso anche all’interno della Chiesa» (n. 15).
Sempre nella prospettiva di ascoltare la realtà, il documento individua alcune criticità dell’epoca post-moderna nella quale ci troviamo a vivere, in particolare il progressivo allontanamento dalla natura «verso una opzione totale per la decisione del soggetto emotivo», il «dualismo antropologico» che riduce il corpo a materia manipolabile e che sfocia in una forma di gnosticismo relativista, per quindi arrivare a «progetti educativi e orientamenti legislativi» (n. 22) che promuovono una radicale negazione della «differenza biologica fra maschio e femmina» (n. 22).
Dopo avere analizzato la realtà, ascoltando il profilo storico, i possibili punti di incontro con le esigenze delle persone del nostro tempo e le criticità delle risposteideologiche, il testo invita a ragionare, cioè a usare argomenti razionali che «chiariscono la centralità del corpo come elemento integrante dell’identità personale e dei rapporti familiari. Il corpo è soggettività che comunica l’identità dell’essere (San Giovanni Paolo II, Veritatis splendor, 48)» (n. 24).
Dopo il ragionamento, arriva la proposta, fatta dalla Chiesa alla luce di un’antropologia cristiana fondata sul fatto che, come sosteneva Papa Benedetto XVI, «anche l’uomo possiede una natura che deve rispettare e che non può manipolare a piacere» (22 settembre 2011).
La Bibbia dunque, ma anche la metafisica inducono a riconoscere la differenza sessuale, «le due modalità in cui si esprime e realizza la realtà ontologica della persona umana» (n. 34). Contestare questo significa negare il progetto insito nella creazione, e quindi mettere in discussione l’esistenza stessa della famiglia «come realtà prestabilita dalla creazione» (n. 34).
Il dialogo ritorna nelle conclusioni del documento, laddove si invitano gli educatori cattolici «a trasformare positivamente le sfide attuali in opportunità» (n. 54), all’interno di scuole cattoliche che non devono mai perdere la loro identità e devono formare formatori «che non perdano la propria visione della sessualità umana» e così permettano alle famiglie di trovare scuole che garantiscano l’educazione dei loro figli sulla base di «un’antropologia integrale» (n. 55).
E questo diritto naturale dei genitori dovrebbe essere garantito, conclude il testo, da uno Stato democratico che non permetta che la proposta educativa sia ridotta «ad un pensiero unico specialmente in una materia così delicata che tocca la visione fondamentale della natura umana ed il diritto naturale da parte dei genitori di una libera scelta educativa, sempre secondo la dignità della persona umana» (n. 55).
Un testo importante, se verrà usato e non lasciato cadere, anzitutto per tutti gli educatori, per i docenti delle scuole cattoliche e per i docenti cattolici nelle scuole statali, ma utile a tutti coloro, dai vescovi, ai sacerdoti e ai laici, che credono nel valore dell’insegnamento costante della Chiesa, così come appare nella sua continuità e coerenza proprio in questo documento, che si fonda su molti dei testi che gli ultimi tre pontefici, san Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco, hanno dedicato al tema.
Martedì, 11 giugno 2019