Quando nel giugno 2015 e nel gennaio dell’anno successivo centinaia di migliaia di famiglie decisero di scendere per due volte nelle piazze di Roma non avevano solo intenzione di denunciare il disegno di legge sulle unioni civili che, di fatto, ha equiparato il matrimonio fra persone dello stesso sesso con quello fra un uomo e una donna, ma forse ancora di più avevano in mente l’ideologia gender che, a partire almeno dalla Conferenza dell’Onu a Pechino nel 1995, veniva introdotta attraverso i governi nelle scuole e nella cultura dei paesi occidentali. Un’ideologia che combatte contro la realtà, la quale invece presuppone l’alleanza fra l’uomo e la donna nella loro differenza, non la scomparsa della loro complementarietà.
Un intervento chiarificatore
Così esattamente ha spiegato il Pontefice inaugurando l’assemblea generale della Pontificia accademia della vita, il 5 ottobre: «Questa alleanza [fra l’uomo e la donna] è certamente sigillata dall’unione d’amore, personale e feconda, che segna la strada della trasmissione della vita attraverso il matrimonio e la famiglia. Essa, però, va ben oltre questo sigillo. L’alleanza dell’uomo e della donna è chiamata a prendere nelle sue mani la regia dell’intera società».
Non si tratta così soltanto di difendere un istituto fondamentale come il matrimonio e la cellula base della società, la famiglia, ma di salvare l’intera società da un’aggressione ideologica, che diffonde una cultura nemica dell’umano, per la quale il Santo Padre usa un termine che dovremo spiegare e utilizzare: «materialismo tecnocratico».
Contro l’«utopia del neutro». Una sfida epocale
«L’ipotesi recentemente avanzata di riaprire la strada per la dignità della persona neutralizzando radicalmente la differenza sessuale e, quindi, l’intesa dell’uomo e della donna, non è giusta».
Si tratta di una sfida epocale, un «cambiamento d’epoca», segnato dalla «potenza delle biotecnologie, che già ora consente manipolazioni della vita fino a ieri impensabili, pone questioni formidabili» e dal «rapido diffondersi di una cultura ossessivamente centrata sulla sovranità dell’uomo — in quanto specie e in quanto individuo — rispetto alla realtà. C’è chi parla persino di egolatria, ossia di un vero e proprio culto dell’io…».
Una comunione d’amore: valorizzare la differenza
Ai cattolici, ma anche agli uomini che pur professando altre fedi religiose hanno a cuore il destino dell’uomo, il Papa chiede di non limitarsi ai lamenti, ma di operare con serietà e letizia e di «raccogliere la sfida posta dalla intimidazione esercitata nei confronti della generazione della vita umana, quasi fosse una mortificazione della donna e una minaccia per il benessere collettivo».
Protagonisti di questo servizio all’umanità devono essere gli uomini e le donne, uniti in una comunione che valorizzi la differenza e la complementarietà, contro ogni forma sia di egualitarismo sia di contrapposizione dialettica maschilista o femminista: «Insieme sono stati creati, nella loro differenza benedetta; insieme hanno peccato, per la loro presunzione di sostituirsi a Dio; insieme, con la grazia di Cristo, ritornano al cospetto di Dio, per onorare la cura del mondo e della storia che Egli ha loro affidato».