Categoria:Saggi
Autore:JOSYF SLIPYJ
Pagine: 558
Prezzo: € 25
Anno: 2018
Editore:Edizioni dell’Università Cattolica Ucraina, Leopoli-Roma
ISBN: –
Il genere letterario della memorialistica è stato esercitato non solamente da personaggi di grande rilievo storico, sia del mondo politico sia di quello artistico in senso lato, ma ha interessato anche uomini di Chiesa. Per limitarsi al Novecento, basta citare le Memorie del servo di Dio József Mindszenty (1892-1975). Ultimamente, la tipologia autobiografica in ambito ecclesiastico si è però arricchita delle Memorie di Sua Beatitudine Josyf Slipyj (1892-1984), il presule ucraino che, come il cardinale magiaro, ha patito la persecuzione del totalitarismo comunista.
Il racconto offerto da questo “colosso della fede”, scritto nei periodi estivi del 1963 e del 1964 nel Convento dei Padri Passionisti, a Nettuno, quando Sua Beatitudine, a seguito delle pressioni di Papa san Paolo VI (1963-1978), aveva trovato rifugio in Occidente, si articola nella descrizione dei momenti maggiormrnte significativi della sua esistenza tormentata: la nascita in un piccolo villaggio della Galizia, la vocazione sacerdotale, gli studi nel seminario locale, la formazione nelle Università di Leopoli, di Innsbruck e di Roma, la nomina episcopale nel 1939, la condanna a otto anni di GULag comminatigli dal regime sovietico dopo un processo-farsa per collaborazionismo con i tedeschi, l’esilio in Siberia, l’arresto successivo e l’espatrio in Italia nel 1963. Se edificante, per la sofferenza e per la testimonianza manifestate, era stata la sua vita, non di meno lo è stato il suo testamento spirituale, Seduto sulla slitta…, scritto tra il 1970 e il 1981, e indirizzato ai fedeli di tutta la Rus’, riportato in appendice al volume.
Nel libro è accolto anche un saggio di Iwan Dacko, sacerdote di origini ucraine, Il periodo romano della vita di Josyf Slipyj e il suo ritorno postumo in Ucraina. A Roma, Sua Beatitudine, ricevuta la dignità cardinalizia, aveva mantenuto i contatti con i cattolici ucraini residenti in patria e sparsi nei diversi continenti, aveva fondato l’Università Cattolica Ucraina e si era fatto promotore della costruzione della basilica di Santa Sofia ‒ oggi rette da don Dacko ‒, nell’osservanza di una missione apostolica tesa al rafforzamento dell’identità religiosa e della cultura del suo popolo, ma anche nella sopportazione delle tante amarezze date dalla non condivisione dell’Ostpolitik vaticana.
L’opera, oltre a documentare la resistenza eroica di un vescovo a un regime totalitario e la testimonianza nella fede di tanti altri sacerdoti, offre un pregevole contributo alla conoscenza della martoriata storia della Chiesa greco-cattolica.
Traduzione italiana, a cura di Iwan Dacko, Alberto di Chio e Luciana Mirri