Di Vladimir Rozanskij da asianews.it del 27/11/2020
I vescovi cattolici bielorussi si sono rivolti ieri con un appello “ai cattolici e a tutti gli uomini di buona volontà” per l’acuirsi della crisi politico-sociale del Paese. il testo è pubblicato dal sito catholic.by. In esso si evidenzia come la Bielorussia stia attraversando il quarto mese di conflitti che per dimensioni e prospettive non si erano mai visti prima nella storia del Paese.
Nell’appello si legge: “Le violenze non si interrompono, continua a scorrere il sangue, la società è divisa. Tutto questo non prepara alcun futuro radioso, poiché, come Cristo ha detto, la casa che si divide in sé stessa, non rimane in piedi (vedi Mt 12,25)”. La Chiesa cattolica, “basandosi sul Vangelo e sulla Dottrina sociale”, si rivolge a tutti per una soluzione pacifica della crisi grazie al dialogo “in spirito di amore a Dio e carità verso il prossimo, rispettando le leggi divine e umane”. I vescovi invitano a unirsi alle intenzioni di papa Francesco, che rivolgendosi ai governanti di tutti i Paesi, durante l’Angelus dello scorso 13 settembre, chiedeva a chi detiene il potere di ascoltare i propri cittadini e garantire il rispetto dei diritti umani e delle libertà civili.
“Vogliamo inoltre sottolineare – continua il documento – che lo scopo fondamentale della Chiesa è quello di annunciare il Vangelo per la costruzione del Regno di Dio, che non è governato dai principi di questo mondo e non ha pretese sul potere terreno. Per questo la Chiesa non svolge funzioni statali e non può in alcun modo essere strumentalizzata per scopi politici”. I vescovi invitano quindi al sostegno reciproco e alla solidarietà per costruire una Bielorussia unita e non divisa, ricordandosi che “beati sono gli operatori di pace e coloro che soffrono per la giustizia, come Cristo ci insegna”.
“È difficile credere che tutto questo avvenga in una Paese pacifico come il nostro”, osservano i vescovi, “noto per la sua capacità di tolleranza e di armonia tra le persone di diversa confessione religiosa e nazionalità… ma il bene avrà la meglio sul male”. Presentando la dichiarazione ai giornalisti, il vescovo cattolico di Mogilev Aleksandr Jashevskij ha osservato che “proprio questa è la posizione che il presidente della Conferenza episcopale bielorussa, l’arcivescovo Tadeusz Kondrusiewicz, ha tenuto fin dall’inizio della difficile crisi, indicando una soluzione pacifica per tutti, e dal 31 agosto egli non ha la possibilità di tornare in patria”.
Jashevskij ha poi precisato che le parole di papa Francesco in settembre, non erano rivolte a un Paese in particolare, ma leggendole, “esse si possono applicare pienamente alla situazione attuale della Bielorussia, dopo un mese in cui non si interrompevano le proteste pacifiche che radunano in continuazione centinaia di migliaia di persone nel nostro Paese, di fronte alle violenze delle repressioni poliziesche”.
Un altro appello a sostegno dei cristiani della Bielorussia è stato diffuso il 25 novembre, Esso è sottoscritto da “sacerdoti e laici cattolici e ortodossi russi e di varie nazioni”, “con parole di solidarietà, sostegno e consolazione”. È stato diffuso dal sito Pravoslavie i Mir (“Ortodossia e il Mondo”, laddove Mir significa anche “Pace”). Tra i firmatari vi sono il popolarissimo cantautore russo Boris Grebenshikov, il cantante del gruppo DDT Jurij Shevchuk, la giornalista Zoja Svetova e sacerdoti ortodossi e cattolici molto conosciuti in Russia, insieme a studiosi e giornalisti.
In esso si ricorda che anche il sinodo della Chiesa ortodossa bielorussa si era rivolto alle autorità con l’invito a fermare le violenze contro le proteste pacifiche (quando l’esarca locale era il metropolita Pavel, poi sostituito da Venjamin). “Le testimonianze di torture, umiliazioni e altre forme di violenza contro le persone fermate sono diffuse da molti reportage fotografici e videoregistrazioni, e riportano alla memoria le bestialità degli occupanti nazisti e dei boia dell’Nkvd [polizia segreta sovietica prima del Kgb] nella vostra terra”, si legge nella lettera, citando vari casi di tortura e il recente assassinio a Minsk di Roman Bondarenko. Gli autori del testo paragonano le azioni di Aleksandr Lukašenko a quelle “del re biblico Erode, che sterminò molte giovani vite, mosso solo dal terrore di perdere il potere”.
“Rivolgiamo a Dio le nostre preghiere per la terra bielorussa, nella speranza che nessuno venga più umiliato, malmenato, sottoposto a torture o ucciso per le proprie convinzioni, preghiamo anche per coloro che, obbedendo agli ordini, hanno il potere di usare la forza e le armi contro coloro che protestano”, concludono i firmatari dell’appello.
Foto da articolo