di Vladimir Rozanskij da AsiaNews del 08/09/2020
Uomini in borghese e con la maschera l’hanno prelevata ieri mattina, fatta salire su un pullmino e non si sa più nulla di lei. Scomparsi anche il portavoce del Consiglio dell’opposizione, Anton Rodnenkov, e il segretario Ivan Kravtsov. Mons. Kosobutskij: Siamo cambiati, e non c’è ritorno, ma c’è un grande bene che ci aspetta, è la nostra solidarietà. Arresti e pestaggi alla “Marcia dell’Unità”. A Khabarovsk (Russia), nel 58mo giorno di manifestazioni, si grida: “Putin dimettiti!” e “Libertà da est a ovest!”.
Mosca (AsiaNews) – Ieri verso le 10.00, Maria Kolesnikova, membro del Consiglio di coordinamento dell’opposizione al presidente Lukašenko è stata prelevata da sconosciuti e non si sa dove l’abbiano portata. Maria Kolesnikova è stata fin dall’inizio a fianco della candidata Svetlana Tikhanovskaja, attualmente in esilio in Lituania. Secondo alcuni presenti, gli uomini che hanno preso la Kolesnikova, in borghese e con la maschera, l’hanno fatta salire a forza su un pullmino dalla sigla Svjaz, “Comunicazioni”, verso una destinazione sconosciuta.
Il portavoce del Consiglio, Anton Rodnenkov, dopo aver cercato di contattare la Kolesnikova è diventato irreperibile, insieme a un altro membro del Consiglio, il segretario Ivan Kravtsov, secondo quanto riferito da uno dei loro collaboratori, Maksim Znak. Il ministero bielorusso degli Interni ha dichiarato di non avere alcuna informazione sulle persone scomparse del gruppo. Il 6 settembre è stato arrestato un altro oppositore, il politologo Andrej Egorov.
Intanto, in assenza del metropolita Tadeusz Kondrusiewicz, esiliato in Polonia, nella chiesa rossa dei santi Simone ed Elena, il vescovo cattolico Jurij Kosobutskij, vicario generale e reggente dell’arcidiocesi di Minsk, ha parlato davanti a un migliaio di persone radunate per la preghiera in favore di tutti i sofferenti. Molti sono rimasti fuori dalla chiesa, e hanno ascoltato il vescovo dalla piazza dell’Indipendenza, dove il giorno precedente si erano radunate oltre 100 mila persone per la “Marcia dell’Unità”. Il vescovo ha invitato a pregare “per le persone che desiderano la felicità per la nostra patria, per tutte le persone che vogliono vivere in un Paese libero, che non vogliono che da noi ci siano ricatti, repressioni, oppressioni e paura. Vogliamo essere liberi e pacifici, vogliamo essere bielorussi che costruiscono il loro futuro di pace”.
Il vescovo ha ricordato che “molti sono usciti in piazza, ma molti non sono tornati a casa, e non torneranno mai più… c’è chi ha donato la sua vita, e questa è una tragedia per il popolo intero”. Secondo mons. Kosobutskij, anche se queste persone erano lontane da Dio, “egli le ha accolte nel suo cuore”, ricordando tutti coloro che hanno espresso pacificamente la propria protesta “e poi sono stati picchiati, menomati e portati nelle carceri di Okrestina e Zhodino, dove sono stati derisi e torturati”. Eppure il vescovo ha invitato al perdono, sottolineando che non si tratta di una debolezza: “Solo i forti sanno perdonare, e perdonando si avvicinano a Dio”. La tragedia attuale del popolo bielorusso, ha concluso il presule, “ci ha mostrato chi siamo davvero, ma ci ha anche unito: siamo cambiati, e non c’è ritorno, ma c’è un grande bene che ci aspetta, è la nostra solidarietà”. I fedeli hanno accompagnato le parole del vescovo con una vera ovazione, nonostante gli avvisi della polizia, che dagli altoparlanti intimava di allontanarsi dalla chiesa.
Nel frattempo, fra i membri del Consiglio di coordinamento dell’opposizione si sta diffondendo l’idea di chiedere l’autocefalia della Chiesa ortodossa in Bielorussia, tagliando i ponti con il patriarcato di Mosca, anche se il programma ufficiale dell’opposizione non prevede interventi in campo religioso, essendo concentrate sulla richiesta di nuove elezioni. Il 6 settembre, il patriarca di Mosca Kirill (Gundjaev) ha incontrato a Mosca i vescovi ortodossi della Bielorussia, durante la cerimonia per l’elevazione a metropolita del nuovo vescovo di Minsk Venjamin (Tupeko).
Anche in Russia non si fermano le proteste: in molte città si tengono manifestazioni a favore dei bielorussi, e a Khabarovsk i cortei in difesa del deposto governatore Sergej Furgal sono giunti al 58° giorno, tra le grida “Putin dimettiti!” e “Libertà da est a ovest!”.
Foto da articolo