Da Avvenire dell’08/04/2021
Se davvero prima della calendarizzazione del ddl Zan si dovrà prima procedere ad accorpare la norma licenziata dalla Camera con altri disegni di legge su temi analoghi, allora ci sarà forse anche l’opportunità di rivalutare proposte capaci di evitare rivendicazioni ideologiche e barricate. In un’intervista al nostro quotidiano, il presidente emerito della Corte Costituzionale, Cesare Mirabelli, aveva proposto di lasciare immutata la ‘legge Mancino’ e di introdurre un’aggravante valida per tutti modificando l’articolo 61 del codice penale. Una strada opportuna, a suo parere, per rafforzare le tutele senza rischi ideologici. «La strada di estendere quanto previsto dall’articolo 604 bis – aveva spiegato Mirabelli – non è la più opportuna. Ora, è vero che gli atti lesivi contro la persona sono già puniti da varie norme del nostro Codice, ma se si ritenesse di rafforzare queste tutele in modo specifico, si dovrebbe intervenire sull’articolo 61 del Codice penale che riguarda le aggravanti per tutti i reati. Laddove si dice che la pena può essere aumentata fino a un terzo, tra l’altro per motivi futili e abietti, si potrebbe introdurre un’altra aggravante: aver determinato o agito per determinare discriminazioni lesive della dignità e dell’uguglianza della persona umana. Così non si modifica l’assetto penale ed evitiamo di categorizzare le persone. Dignità e uguaglianza – aveva aggiunto Mirabelli – sono comportamenti dovuti a tutti, nessuno escluso».
Sulla questione è intervenuto qualche giorno fa su Avvenire anche Alfredo Mantovano, consigliere della Corte di Cassazione, vicepresidente della Fondazione Livatino, anticipando alcuni stralci del suo libro Legge omofobia: perché non va (Cantagalli), soprattutto in riferimento alle incongruenze della cosiddetta ‘clausola di salvaguardia’.
Foto da universitàeuropeadiroma.it