di Michele Brambilla
La mattina del 18 marzo Papa Francesco si collega in streaming con i fedeli di tutto il mondo per proseguire il ciclo di udienze generali dedicate alle Beatitudini «ci soffermiamo oggi sulla quinta beatitudine, che dice: “Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia” (Mt 5,7)».
«In questa beatitudine», spiega il Pontefice, «c’è una particolarità: è l’unica in cui la causa e il frutto della felicità coincidono, la misericordia». Pertanto, «coloro che esercitano la misericordia troveranno misericordia, saranno“misericordiati”»: ognuno raccoglie ciò che ha seminato.
«Questo tema della reciprocità del perdono», continua il Papa, «non è presente solo in questa beatitudine, ma è ricorrente nel Vangelo». Il Pontefice richiama, in particolare, una delle domande del Padre Nostro, «“Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori” (Mt 6,12)», fino a comprendere che «ci sono due cose che non si possono separare: il perdono dato e il perdono ricevuto».
Non è facile, però, perdonare: tante persone, infatti, non lo fanno. Inoltre, «tante volte il male ricevuto è così grande che riuscire a perdonare sembra come scalare una montagna altissima». Tuttavia, «questo fatto della reciprocità della misericordia indica che abbiamo bisogno di rovesciare la prospettiva. Da soli non possiamo, ci vuole la grazia di Dio, dobbiamo chiederla». La fede cristiana inaugura un punto di vista nuovo, secondo il quale il “buono” e il “malvagio” condividono non solo la medesima dignità davanti al loro Creatore, ma persino la stessa domanda esistenziale: «infatti, se la quinta beatitudine promette di trovare misericordia e nel Padre Nostro chiediamo la remissione dei debiti, vuol dire che noi siamo essenzialmente dei debitori e abbiamo necessità di trovare misericordia!».
«Tutti siamo debitori», riconosce il Papa, «tutti. Verso Dio, che è tanto generoso, e verso i fratelli. Ogni persona sa di non essere il padre o la madre che dovrebbe essere, lo sposo o la sposa, il fratello o la sorella che dovrebbe essere. Tutti siamo “in deficit”, nella vita. E abbiamo bisogno di misericordia. Sappiamo che anche noi abbiamo fatto il male, manca sempre qualcosa al bene che avremmo dovuto fare». Questa condizione esistenziale, però, non deve farci perdere d’animo, bensì supportare la nostra continua tensione al miglioramento: «ognuno deve ricordare di avere bisogno di perdonare, di avere bisogno del perdono, di avere bisogno della pazienza; questo è il segreto della misericordia: perdonando si è perdonati».
È un tema che ha contrassegnato questo pontificato fin dagli esordi, come ricorda lo stesso Francesco (il 13 marzo è caduto il settimo anniversario dell’elezione di Jorge Mario Bergoglio a Sommo Pontefice): «E questo è rimasto molto impresso in me, come un messaggio che come Papa io avrei dovuto dare sempre, un messaggio che dev’essere di tutti i giorni: la misericordia», perché «la misericordia di Dio è la nostra liberazione e la nostra felicità. Noi viviamo di misericordia e non ci possiamo permettere di stare senza misericordia: è l’aria da respirare».
Giovedì, 19 marzo2020