Da Tempi del Giugno 2018. Foto da unionesarda.it
«Che cos’è la verità? Non soltanto Pilato ha accantonato questa domanda come irrisolvibile e, per il suo ufficio, impraticabile. Anche oggi, nella disputa politica come nella discussione circa la legislazione del diritto, per lo più si prova fastidio per essa. Ma senza la verità l’uomo non coglie il senso della sua vita, lascia, in fin dei conti, il campo ai più forti».
Queste parole di Joseph Ratzinger, contenute nel suo volume Gesù di Nazaret e recentemente raccolte nel testo Liberare la libertà. Fede e politica nel terzo millennio edito da Cantagalli, ripropongono un tema accantonato nell’epoca postmoderna in cui viviamo. Prima del 1989, nell’epoca delle ideologie, la domanda sulla verità, soprattutto fra i giovani, riceveva risposte sbagliate, ma era comunque presente. Oggi non più. Nel dialogo con i giovani, la difficoltà maggiore consiste nel cercare di fare emergere in loro la domanda, non nel confutare l’eventuale risposta. Bisogna che ne teniamo conto, non per smettere di cercare e diffondere la Verità e le verità sull’uomo, ma per cercare di convincere.
Nel mondo cattolico, molti sono specializzati nel curare le ferite prodotte da questo clima culturale dominato dal relativismo e di conseguenza dall’assenza di valori relativamente al comportamento.
Perché se non esiste la Verità e le verità sull’uomo, e quindi ogni comportamento è lecito, ogni desiderio un diritto, prima o poi si verificano delle conseguenze, sociali ma anche nella vita dei singoli. Il divorzio, l’aborto, la droga, la libertà sessuale non sono senza effetti. Qualcuno ne paga sempre le conseguenze. E così come avviene per i poveri, sono i cattolici a soccorrere queste persone, deboli e ferite.
Vi sono associazioni specializzate nel curare queste ferite, i figli dei divorziati, le persone coinvolte in un aborto, i padri separati che non riescono ad arrivare a fine mese o le mogli abbandonate, oltre ai tanti giovani devastati dalla droga.
È molto più difficile trovare chi invece si occupa delle cause di questi effetti devastanti
sulle persone. Chi partendo dalla Verità che salva, il Signore della storia, cerca di ricordare anche le verità sull’uomo, su come ognuno di noi sia creato a immagine e somiglianza di Dio e abbia ricevuto un progetto di vita, una chiamata alla felicità eterna, spesso coloro che si fanno carico di questa preoccupazione vengono osteggiati e fraintesi anche dai loro amici. Così, per esempio, è accaduto per gli ultimi due Family day, da alcuni accusati di volere imporre un modello unico di famiglia. Ma per lasciarsi attrarre
dalla Verità è necessario conoscerla.
Ed è difficile conoscerla se nessuno te la racconta. Vale per la grazia della conversione,
ma sempre di più varrà anche per il modello naturale di famiglia.
Si tratta allora, per ritornare al Papa emerito, di portare il tema della verità nel
discorso quotidiano, con molto coraggio e rispetto umano, perché questo ci renderà scomodi al clima politicamente corretto che incontriamo a scuola, all’università,
nei posti di lavoro, perfino in parrocchia.
Ma la verità va proposta bene. Essa non è un bastone da spaccare sulla testa di chi ci ascolta e spesso dissente. E non è neppure un’ideologia di cui ci siamo appropriati. Essa è il disegno d’amore di Dio per l’uomo, che si traduce in una serie di verità inerenti alla storia, alla politica, alle relazioni fra le persone. Vi sono ambienti cattolici, soprattutto sui social, che invece di cercare di rendere attrattiva la verità, la gridano in faccia a
chi è lontano e avverso, riproponendo un clima ideologico che, fra l’altro, non c’è
più. Certo, spesso queste reazioni sono comprensibili di fronte all’arroganza di chi usa il potere per negare la libertà di espressione, come è avvenuto recentemente con i manifesti per la vita censurati dall’amministrazione comunale di Roma, o in inghilterra dove ormai è diventato sconsigliabile ricoverare in ospedale un bambino gravemente ammalato.
Tuttavia è facile constatare come la grande maggioranza delle persone è lontanissima da questi dibattiti, che, per quanto aspri, riguardano esigue minoranze.
Il vero sforzo allora consiste nell’avvicinare queste persone, cercando di suscitare in loro le domande fondamentali senza provocare un rigetto, e avviare un dialogo che cerchi di aiutarle a riconoscere la loro vocazione e la Verità che salva. È la missione, che un tempo si svolgeva in partibus infidelium, mentre oggi siamo chiamati a farla a casa nostra,
in ufficio, a scuola. Credo sia questa la riforma missionaria della Chiesa a cui chiama Papa Francesco.
Marco Invernizzi