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Natalità, l’inverno infinito. Nel 2021 il record negativo

17 Dicembre 2021 - Autore: Alleanza Cattolica

Da Avvenire del 15/12/2021

L’Istat: nei primi nove mesi dell’anno 12.500 nati in meno rispetto al 2020, quando già il calo era stato di 15mila rispetto al 2019 Il presidente Blangiardo: nel 2021 circa 380mila nascite, mai così in basso

L’Istat accerta con il rigore dei numeri quello che sapevamo da tempo. Le conseguenze della pandemia sono deleterie anche per la natalità. Così il nostro lungo inverno demografico – quindici anni di costante discesa delle nascite – è diventato glaciale. Poco più di 400mila nascite nel 2020, circa 12.500 in meno nel 2021 quando, secondo le stime del presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo, «ci si attesterà sui 380mila nati». Una flessione che porterà gli italiani a fine anno sotto quota 59 milioni.

Un altro record negativo tra i tanti che abbiamo registrato nell’ultimo decennio. Le 404.892 nascite del 2020 segnano un calo di 15mila unità rispetto al 2019. Per il 2021 i dati disponibili sono provvisori ma purtroppo confermano quello che si temeva. Tra gennaio e settembre ci sono stati 12.500 nati in meno, un calo che è quasi il doppio di quanto registrato nello stesso periodo del 2020. Il numero medio di figli per donna è sceso nel 2020 a 1,24, rilevato sul totale delle residenti. Nel 2021 il dato scende a 1,17, il più basso di sempre. Tra il 2008 e il 2010 era dell’1,44. Dal 2008 – spiega l’Istat – le nascite sono diminuite di 171.767 unità, il 29,8% in meno. Il fenomeno è in parte dovuto, secondo l’Istat, al fatto che sono sempre di meno le donne in età feconda: da un lato le cosiddette

baby-boomers (nate tra la seconda metà degli anni Sessanta e la prima metà dei Settanta) stanno uscendo dalla fase riproduttiva (o si stanno avviando a concluderla); dall’altro, le generazioni più giovani sono sempre meno consistenti. Queste ultime scontano, infatti, l’effetto del cosiddetto baby-bust, ovvero la fase di forte calo della fecondità del ventennio 1976-1995, che ha portato al minimo storico di 1,19 figli per donna nel 1995. A partire dagli anni duemila l’immigrazione, con l’ingresso di popolazione giovane, ha parzialmente contenuto gli effetti negativi. Ma si tratta di un apporto che sta lentamente perdendo efficacia.

A diminuire sono soprattutto le nascite all’interno del matrimonio: 259.823 nel 2020, quasi 20 mila in meno rispetto al 2019, 204 mila in meno nel confronto con il 2008 (44%). E la denatalità prosegue nel 2021, con una forte diminuzione nei dati dei primi nove mesi «da mettere in relazione – secondo l’Istituto di statistica – al dispiegarsi degli effetti negativi innescati dall’epidemia da Covid, che nel solo mese di gennaio 2021 ha fatto registrare il maggiore calo di sempre (quasi 5.000 nati in meno, -13,6%)».

Segno positivo per le nascite fuori del matrimonio, che aumentano di oltre 32 mila unità rispetto al 2008, raggiungendo quota 145.069 nel 2020 (quasi 5 mila in più solo nell’ultimo anno). Il loro peso relativo continua a crescere (35,8% nel 2020). Va però detto che l’aumento della quota dei nati fuori dal matrimonio nell’ultimo anno (+2,4%), superiore alla media degli ultimi dieci anni, può essere messo in relazione al fatto che i matrimoni tra il 2019 e il 2020 si sono più che dimezzati. Colpa delle restrizioni imposte dal Covid e, in generale, ma anche del clima di incertezze che hanno indotto tante coppie a rimandare il matrimonio.

«Ormai non c’è più tempo, non possiamo pensare di sopravvivere in un perenne stato d’emergenza», commenta Gigi De Palo, presidente nazionale del Forum delle famiglie e ideatore degli ‘Stati Generali della natalità’, che chiede il varo di un piano nazionale per la natalità realizzato con risorse del Pnrr. «La natalità è l’unico motore per far ripartire il Paese. Servono decisioni politiche immediate e serie. Perché non immaginare una sorta di ‘clausola di salvaguardia’ per la famiglia, una ‘valutazione dell’impatto’ da prevedere per le misure che possono ricadere sui nuclei con prole?». Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children ricorda «l’assenza di servizi dedicati alla prima infanzia, come gli asili nido, carenti su tutto il territorio nazionale e quasi del tutto assenti proprio in quelle regioni del Sud dove il calo della natalità si avverte con maggior forza».

Esprime grande preoccupazione anche la presidente della commissione parlamentare per l’Infanzia e l’adolescenza, Licia Ronzulli: «Bisogna rispondere con forza a questo crollo della natalità, la famiglia è il fulcro della società e deve tornare a essere centrale attraverso politiche di sostegno mirate».

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