Don Giovanni Poggiali, Cristianità n. 403 (2020)
Il 1° novembre dell’Anno Santo 1950, in una piazza gremita all’inverosimile — si valuta ci fossero almeno 250.000 persone —, il venerabile Papa Pio XII (1939-1958), mediante la Costituzione apostolica Munificentissimus Deus, proclamava la solenne definizione dogmatica dell’assunzione al Cielo in anima e corpo dell’Immacolata Vergine Maria. Avvalendosi dell’infallibilità pontificia affermava: «Pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che: l’immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo» (1). La definizione si riferisce allo stato glorioso della Vergine e non dirime volutamente la questione del modo in cui Ella vi è giunta, se attraverso la morte e resurrezione oppure no. Lo stato glorioso è la beatitudine in cui si trova la stessa santa umanità di Gesù Cristo ed è la meta per ciascuno degli eletti alla fine della storia. Coloro che vivono lo stato celeste della gloria sono già nella visione beatifica quanto all’anima ma non quanto al corpo. Maria gode anticipatamente della perfetta glorificazione, a imitazione del Figlio, sia con l’anima sia con il corpo.
Quest’anno ricorre il settantesimo anniversario della dichiarazione dogmatica. Ogni anniversario ha un significato particolare ed è il ricordo di un giorno del passato degno di restare nella memoria per la sua decisiva importanza. Come il dogma dell’Immacolata Concezione di Maria, definito dal beato Pio IX (1846-1878) nel 1854 (2), anche quello dell’assunzione di Maria ha delle caratteristiche peculiari che vale la pena rivisitare per essere aiutati nella nostra testimonianza di Cristo nell’ora del cambiamento di un’epoca, nel tempo della missione e della nuova evangelizzazione (3).
Il contesto storico
Al termine della Seconda Guerra Mondiale (1939-1945) l’Italia si trovava in una situazione a dir poco tragica. L’intera Europa sperimentava un senso di sfiducia, dilagava il comunismo ateo e ostile alla fede cristiana, la speranza di una vita dopo la morte era minata dalle ideologie progressiste e dalla disperazione. La sconfitta della guerra, che provocò molti milioni di morti, causò al nostro Paese rovine materiali e morali difficili — soprattutto queste ultime — da risanare. In particolare, nei quattro anni di belligeranza l’Italia riportò profonde ferite dovute all’odio e che produssero la mancata pacificazione degli animi nel dopoguerra. I gravi problemi a livello sociale colpirono anche la Chiesa e il clero su cui si riversò una carica di odio molto forte, sia durante la guerra sia subito dopo il conflitto: «Tra il 1943 e il 1946 vennero uccisi 726 sacerdoti (122 nella sola Emilia-Romagna) e 6 vescovi» (4). La ripresa che si auspicava alla fine delle ostilità richiedeva un impegno e dei sacrifici in scala ben più grande rispetto a una semplice riorganizzazione sociale, riguardava cioè anche l’assetto politico dell’Italia. Nel 1945 molti problemi erano ancora aperti: l’atteggiamento degli Alleati; la questione istituzionale; la rinascita del popolarismo; quella del movimento e dell’associazionismo cattolico, ma soprattutto la nascita della Democrazia Cristiana (DC) (1943-1994), di cui Alcide De Gasperi (1881-1954) fu l’ispiratore e il creatore. Quanto a quest’ultima, forse l’intento del fondatore era di andare oltre il Partito Popolare (1919-1926) di don Luigi Sturzo (1871-1959) — partito aconfessionale che non coincideva con l’impegno del movimento cattolico in ambito politico —, separando, più che distinguendo, l’ambito religioso da quello politico (5). Di notevole importanza furono le elezioni politiche del 18-19 aprile 1948, in cui la Democrazia Cristiana vinse conquistando la maggioranza relativa dei voti, circa tredici milioni, quasi cinque milioni in più rispetto alle elezioni per l’Assemblea Costituente del 1946, raggiungendo una percentuale di oltre 48 per cento dell’elettorato espresso. La DC divenne il primo partito italiano e ciò dipese dalla diffusione sul territorio delle parrocchie e soprattutto dall’opera dei Comitati Civici (1948), voluti da Pio XII e costituiti nel breve spazio di pochi mesi dal medico laico Luigi Gedda (1902-2000) (6), i quali furono i veri artefici del suo successo elettorale.
Il laicato italiano giunse, quindi, con molte aspettative di una rinascita cattolica alla data della proclamazione del dogma, che accolse con gioia e tremore, con il tripudio del cuore e anche nei gesti esteriori, ma già, in qualche modo, colto incipientemente da quella crisi che si amplierà dopo il Concilio Vaticano II (1962-1965) e che esploderà rumorosamente negli anni 1960-1970 soprattutto con il 1968 (7).
Gli anni 1950 saranno caratterizzati principalmente dal desiderio di ricostruire e dalla voglia di vivere dopo la tragedia del conflitto mondiale. Se si osservano i filmati che mostrano Pio XII in piazza san Pietro il 1° novembre del 1950, si può comprendere l’esultanza che le persone portavano nel cuore, la gioia che attraversava la piazza, una felicità incontenibile che dilagava a Roma e in tutta la Chiesa Cattolica: una folla sterminata, un fervore mariano e una devozione al Pontefice straordinaria.
Guardando queste immagini viene spontaneo di pensare che dopo solo settant’anni quel mondo è scomparso. La cristianità è finita, come ripeteva spesso Giovanni Cantoni (1938-2020). Ma, se vogliamo essere cristiani coerenti, occorre che cominciamo a ricostruirla. Siamo all’indomani di una guerra lunga e sistematica in cui il nemico ha minato le difese strategiche e distrutto ogni barriera che si opponesse alla sua avanzata. Ai giorni nostri dominano il relativismo e il nichilismo, il mondo è del tutto secolarizzato e per la maggior parte indifferente ai valori cristiani, un mondo di rovine conseguenza del plurisecolare processo rivoluzionario (8).
Breve storia del dogma: la fede del popolo di Dio
Pio XII, nella Costituzione apostolica redatta per la proclamazione, fonda le sue argomentazioni per la definizione del dogma sulla Sacra Scrittura interpretata dalla tradizione ecclesiale, la quale si esprime in tre soggetti: il popolo di Dio, la teologia e il magistero della Chiesa.
L’argomento centrale a cui rimanda Pio XII per la definizione dell’assunzione è la fede del popolo di Dio. Sia per l’Immacolata Concezione, sia per l’assunzione al Cielo di Maria ha giocato un ruolo-chiave il sentimento dei cristiani (sensus fidelium), quell’istinto della fede mosso dallo Spirito che diventa consensus fidelium, verificato dal magistero ordinario e universale della Chiesa il quale, garantito dallo Spirito Santo, guida alla verità della fede. La glorificazione di Maria anche con il corpo era da sempre una verità radicata profondamente fra il popolo cristiano. Il 1° maggio 1946, il Pontefice aveva inviato una lettera all’episcopato cattolico, la Deiparae Virginis Mariae, per chiedere il parere di tutti i vescovi sull’opportunità di una proclamazione dogmatica, ricevendone una risposta positiva praticamente unanime, come testimonia la stessa Munificentissimus Deus: «Questo singolare consenso, dell’episcopato cattolico e dei fedeli, nel ritenere definibile, come dogma di fede, l’assunzione corporea al cielo della Madre di Dio, presentandoci il concorde insegnamento del magistero ordinario della Chiesa e la fede concorde del popolo cristiano, da esso sostenuta e diretta, da se stesso manifesta in modo certo e infallibile che tale privilegio è verità rivelata da Dio e contenuta in quel divino deposito che Cristo affidò alla sua Sposa». A livello popolare la certezza che il corpo della Madre di Dio non potesse aver subìto la corruzione della morte ottiene una conferma sia dagli antichi graffiti ritrovati a Nazaret risalenti al II secolo — soprattutto il saluto angelico scritto in greco Kaire Maria, «Ave Maria» —sia dalla preghiera che fin dai primi decenni i fedeli innalzavano al Cielo con un vivo senso di fiducia nella Theotokos, la Madre di Dio, e che dimostra come il culto mariano fosse presente fin dalle origini cristiane. La più antica preghiera mariana, Sub tuum praesidium, «Sotto la tua protezione», sembra infatti risalire al secolo III, come testimoniato da un papiro egiziano (9). Non esiste una tradizione di origine apostolica circa l’assunzione della Vergine. La convinzione dottrinale si è formata con il tempo, nell’azione dello Spirito che ha condotto i cristiani a una consapevolezza sempre maggiore della dignità di Maria, del suo ruolo unico, di persona intimamente unita al Figlio nell’economia della salvezza. Le scoperte archeologiche e gli scritti del Transitus sanctae Mariae — letteratura apocrifa antica che riguarda gli attimi finali della vita di Maria diffusa soprattutto in Oriente —, hanno permesso di anticipare di diversi decenni la memoria dei segni del culto a Maria nei luoghi originari, sembra fin dal II secolo. Anche il ciclo apocrifo sulla Dormizione di Maria, che pare provenisse dalla comunità di Gerusalemme, «[…] serviva da testo liturgico nelle celebrazioni presso la tomba di Maria» (10). In Occidente, già nel secolo IX, mentre si discuteva tra i teologi sul modo dell’assunzione corporea, «la festa liturgica e la fede nell’assunzione di Maria, in qualunque modo intesa, erano radicate nel popolo cristiano e la tomba vuota di Maria a Gerusalemme era nota» (11).
Lo sviluppo teologico e il Magistero
Fin dall’epoca patristica (dal secolo II all’VIII), la teologia ha discusso e sviluppato, insieme agli altri temi dogmatici, la dottrina dell’assunzione di Maria. Il primo a porre la questione della fine terrena della Vergine, senza darle una risposta, è stato Epifanio di Salamina (315-403 ca.) con il suo Panarion, un compendio delle eresie del tempo. Già nel secolo VI troviamo testimonianze dirette dell’assunzione nell’omiletica e nella predicazione, particolarmente con il vescovo Teoteknos di Livia in Palestina (secolo VI) e di Germano di Costantinopoli (634-733) — citato anche da Pio XII nella Munificentissimus Deus —, autore di alcuni testi mariologici, di alcune omelie tenute In SS. Deiparae dormitionem, festività corrispondente alla nostra festa dell’assunzione. Pio XII lo cita come argomento in favore della costante fede della Chiesa circa l’assunzione di Maria in Cielo con il corpo. Altri autori hanno contribuito a portare avanti questa tradizione sorretta dallo Spirito e autenticata dal Magistero, fra cui lo Pseudo-Girolamo — probabilmente Pascasio Radberto (792 ca.-865) — e lo Pseudo-Agostino, probabilmente Ratramno di Corbie (800 ca.-868). Quest’ultimo sottolinea i motivi di convenienza per l’avvenuta assunzione corporale, nonostante il silenzio della Scrittura, che evidenziano «l’analogia tra la sorte di Cristo e quella di sua Madre nuova Eva dato che “caro Christi caro est Mariae”», e la «[…] paura di affermare che quel corpo santissimo dal quale Cristo prese carne abbia avuto la medesima sorte che tocca a tutti» (12).
Più recentemente, alcuni teologi hanno dibattuto il tema trovandosi su posizioni differenti riguardo all’interpretazione del depositum fidei e del posto che l’assunzione vi occupa. Mentre il patrologo Berthold Altaner (1885-1964) era critico sulla definizione dogmatica, padre Giuseppe Filograssi S.J. (1875-1962), professore all’Università Gregoriana di Roma nel 1948, due anni prima della definizione, chiarì il metodo seguito dalla Chiesa per le dichiarazioni dogmatiche affermando che se il Magistero insegna che una verità è rivelata significa che essa è contenuta nel deposito della fede. Fu anche l’estensore principale della Munificentissimus Deus. La discussione era accesa anche fra «immortalisti» e «mortalisti», fra chi sosteneva l’assunzione senza morte previa e chi affermava la morte, resurrezione e glorificazione di Maria come tre momenti di un unico atto. Dopo la proclamazione dogmatica, il Concilio Vaticano II ha ribadito questa dottrina nel capitolo VIII della Costituzione dogmatica Lumen gentium, dedicato alla beata Vergine Maria compimento della teologia della Chiesa, aprendo, come già i padri antichi, la prospettiva ecclesiologica di Maria immagine e tipo della Chiesa: «La madre di Gesù, come in cielo, in cui è già glorificata nel corpo e nell’anima, costituisce l’immagine e l’inizio della Chiesa che dovrà avere il suo compimento nell’età futura, così sulla terra brilla ora innanzi al peregrinante popolo di Dio quale segno di sicura speranza e di consolazione, fino a quando non verrà il giorno del Signore» (13).
Rispondendo ad alcune teorie teologiche che circolavano dopo il Concilio, in particolare la risurrezione dei defunti nel momento stesso della morte e il raggiungimento dello stato finale di gloria già ora senza attendere la risurrezione finale della carne, la Congregazione per la Dottrina della Fede nel 1979 emise un documento in cui affermava che «la Chiesa, nel suo insegnamento sulla sorte dell’uomo dopo la sua morte, esclude ogni spiegazione che toglierebbe il suo senso all’Assunzione di Maria in ciò ch’essa ha di unico, ossia il fatto che la glorificazione corporea della Vergine è l’anticipazione della glorificazione riservata a tutti gli altri eletti» (14). Nel 1990 fu pubblicato un documento della Commissione Teologica Internazionale che affrontava e dava risposta ad alcune teorie attuali di escatologia, concepita da esse in maniera intramondana, cioè sostenendo che il Regno di Dio veniva costruito qui sulla terra mettendo in secondo piano la salvezza trascendente. Un passaggio del testo è indicativo: «Il mondo contemporaneo pone molteplici insidie alla speranza cristiana. Esso infatti è fortemente segnato dal secolarismo, che consiste in una visione autonomistica dell’uomo e del mondo, la quale prescinde dalla dimensione del mistero, anzi la trascura e la nega. Questo immanentismo è una riduzione della visione integrale dell’uomo. Il secolarismo costituisce quasi un’atmosfera, all’interno della quale vivono moltissimi cristiani del nostro tempo» (15). La conseguenza di questa escatologia immanentistica è che viene negata la fede cattolica sulle realtà ultime, conducendo a contestare la tesi della risurrezione alla fine dei tempi e l’escatologia delle anime, cioè l’esistenza di una retribuzione per l’anima immediatamente dopo la morte. Tutte le interpretazioni dell’escatologia contemporanea che negano l’anima o una sua retribuzione immediata o la duplicità dell’unità sostanziale dell’uomo in anima e corpo sono sbagliate. Queste interpretazioni, che il Magistero della Chiesa considera erronee secondo la retta dottrina, toccano anche l’assunzione di Maria in quanto anticipo del destino ultimo di ogni eletto che non è glorificato al momento della morte ma soltanto alla parusia, al momento del ritorno glorioso di Cristo per la risurrezione finale (16).
Il significato dell’Assunta per l’oggi della Chiesa
L’Assunta, per le sue caratteristiche, diventa il modello della persona umana in quanto anticipa la sorte del giusto e la perfetta comunione con Dio — la divinizzazione —, ed è l’autentica forma di speranza per l’uomo. Per vincere la disperazione del mondo ipertecnologico, l’assunzione è il compimento del rapporto di Maria con il suo Figlio, è il modello della vera dignità presente e futura dell’uomo creato e redento da Dio. È anche la risposta più vera al dolore umano, il segno che la vicenda umana non finisce totalmente con la morte e il non senso, ma nella profonda intimità con Dio. In un’epoca che non crede ad una vita oltre la morte l’Assunta ci avvolge con il suo sguardo misericordioso e materno e ci dona la pace del cuore.
Maria anticipa quel destino di gloria che gli eletti sperimenteranno una volta risorti, nella scia di Cristo, che «[…] trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che egli ha di sottomettere a sé tutte le cose» (Fil. 3,21). Papa san Paolo VI (1963-1978) così scriverà nell’esortazione apostolica Marialis cultus: «La solennità del 15 agosto celebra la gloriosa Assunzione di Maria al cielo; è, questa, la festa del suo destino di pienezza e di beatitudine, della glorificazione della sua anima immacolata e del suo corpo verginale, della sua perfetta configurazione a Cristo risorto; una festa che propone alla Chiesa e all’umanità l’immagine e il consolante documento dell’avverarsi della speranza finale: che tale piena glorificazione è il destino di quanti Cristo ha fatto fratelli, avendo con loro in comune il sangue e la carne» (17).
Le caratteristiche del corpo già trasfigurato si rilevano nella Sacra Scrittura. San Paolo confronta il corpo mortale e quello risorto attraverso quattro opposizioni: «[…] è seminato nella corruzione, risorge nell’incorruttibilità; è seminato nella miseria, risorge nella gloria; è seminato nella debolezza, risorge nella potenza; è seminato corpo animale, risorge corpo spirituale» (1 Cor. 15,42-44). Dalle antitesi paoline emergono alcune caratteristiche del corpo risuscitato che, in accordo con la tradizione, applichiamo anche alla Vergine Maria: l’incorruttibilità, indica che il corpo non si corromperà nel sepolcro e la morte è stata vinta; la gloria, indica il corpo glorioso della Madre e la sua presenza nella storia; la potenza, indica la forza dello Spirito che abilita a opere taumaturgiche; la spiritualità indica il «corpo spirituale» (1 Cor. 15,44), un corpo cioè animato dallo Spirito.
Una motivazione dell’assunzione della Vergine preponderante rispetto alle altre presenti anche nella Munificentissimus Deus è che Maria è assunta perché Madre di Dio — gli altri motivi tradizionali sono: «assunta perché immacolata»,«assunta perché sempre vergine»,«assunta perché associata a Cristo» — che esprime il legame intimo fra i quattro dogmi mariani. La maternità divina di Maria è conveniente per la glorificazione immediata: infatti, il corpo di Maria è tempio di Cristo e in base a questo era del tutto logico che sfuggisse alla corruzione del sepolcro. La carne di Cristo è la carne di Maria, dicevano i Padri, quindi, era conveniente che la glorificazione del corpo e la sua sorte finale fossero simili a quelle di Cristo. Per la perpetua verginità di Maria era infine altrettanto conveniente che, così come Maria era rimasta incorrotta nel concepimento e nel parto, fosse rimasta preservata dalla corruzione della morte.
Maria è redenta da Cristo ma è anche «accanto» a Cristo in un modo del tutto peculiare. La conseguenza di questo è che per Maria non valgono le leggi ordinarie della trasmissione del peccato originale. Come immagine perfetta del Figlio anch’essa ha dovuto essere Immacolata e deve aver avuto una piena glorificazione anticipata. La fede dei cristiani, prima intuitivamente poi sotto la guida del Magistero e con il sostegno della riflessione teologica, è giunta a questo approdo in modo sempre più chiaro e sicuro.
La Lumen gentium, inoltre, ci ha insegnato che Maria è per noi «segno di sicura speranza e di consolazione» (n. 68). Questo significa che la Vergine Immacolata, con il suo corpo glorioso, non evade dalla storia e dal mondo, né dai cuori degli uomini, ma è presente come Madre che ama i suoi figli e li protegge grazie al dono dello Spirito. Le apparizioni mariane degli ultimi secoli ne sono una perfetta testimonianza. Maria è la garanzia della presenza costante nel mondo dei fiumi di grazia che inondano e leniscono le sofferenze e i dolori degli uomini. Ella, conducendoci nel tempo e indicandoci il Figlio, ci guida alla santità, alla pienezza dell’amore e del dono di sé stessi nella carità. L’assunzione di Maria non ci separa ma ci introduce nel mistero della comunione dei santi.
Conclusione
La ricchezza della persona di Maria oltrepassa e trascende la nostra umanità. La teologia e la riflessione sul mistero mariano rafforzano la fede nella risurrezione dei morti e invitano a rispettare il corpo, dono di Dio, che con l’anima forma l’integralità della persona umana.
La Vergine, anche a livello ecumenico, può essere il «segreto» della nuova evangelizzazione. Esclusi gli ambienti più duri e intransigenti contro il culto mariano, intorno alla figura della Madre di Dio i cuori degli uomini si sciolgono. Lo stesso Corano, il libro sacro dell’islam, ha un rispetto e una devozione per Maria insospettabili (18).
L’arcivescovo statunitense mons. Fulton John Sheen (1895-1979), celebre scrittore e telepredicatore, scrisse di Maria con la sua solita incisività. Queste sue parole siano di sprone a noi per l’ormai urgente missione evangelizzatrice del terzo millennio in cui Maria sarà, come sempre, protagonista: «Maria è sempre all’avanguardia dell’umanità. Viene paragonata alla Sapienza che presiede alla creazione; viene preannunciata come la donna che vincerà Satana, come la Vergine che concepirà. Dal giorno della Caduta dell’uomo Ella è la prima persona a unirsi con Dio in modo unico ed esclusivo: Ella partorisce il Cristo infante a Betlemme; Ella partorisce il Cristo mistico a Gerusalemme; e ora, nell’Assunzione, va innanzi insieme al Figlio per preparare un posto per noi. Partecipa della gloria del Figlio, regna con Lui, al suo fianco presiede ai destini della Chiesa nel tempo e intercede per noi presso di Lui, così come Egli, a Sua volta, intercede presso il Padre celeste» (19).
don Giovanni Poggiali
Note:
1) Pio XII, Costituzione apostolica «Munificentissimus Deus», del 1°-11-1950.
2) Cfr. Pio IX, Costituzione apostolica «Ineffabilis Deus», dell’8-12-1854.
3) Francesco, Discorso alla Curia Romana per gli auguri di Natale, del 21-12-2019: «Quella che stiamo vivendo non è semplicemente un’epoca di cambiamenti, ma è un cambiamento di epoca […]. Nell’incontro odierno vorrei soffermarmi […] partendo dal cuore della riforma, ossia dal primo e più importante compito della Chiesa: l’evangelizzazione […]. In tale quadro s’inserirà pure l’espressione “nuova evangelizzazione” adottata da San Giovanni Paolo II, il quale nell’Enciclica Redemptoris missio scrisse: “Oggi la Chiesa deve affrontare altre sfide, proiettandosi verso nuove frontiere sia nella prima missione ad gentes sia nella nuova evangelizzazione di popoli che hanno già ricevuto l’annuncio di Cristo”. C’è bisogno di una nuova evangelizzazione, o rievangelizzazione».
4) Gregorio Penco O.S.B., Storia della Chiesa in Italia. Dal Concilio di Trento ai nostri giorni, 2 voll., Jaca Book, Milano 1978, vol. II, pp. 545-546. Il numero dei sacerdoti uccisi fra il 1943 e il 1946, fino addirittura al 1951, varia di qualche unità a seconda delle fonti.
5) Per la storia del movimento cattolico in Italia, prima della Seconda Guerra Mondiale, cfr., fra l’altro, Marco Invernizzi, Il movimento cattolico in Italia dalla fondazione dell’Opera dei Congressi all’inizio della seconda guerra mondiale (1874-1939), Mimep-Docete, Pessano (Milano) 1995; per l’interpretazione del rapporto fra De Gasperi e la Democrazia Cristiana, cfr. Idem, Don Romolo Murri, don Luigi Sturzo e Alcide de Gasperi nella storia del movimento cattolico italiano, in Cristianità, anno XXIII, n. 237-238, gennaio-febbraio 1995, pp. 7-11.
6) I Comitati Civici sono stati, insieme all’Unione Elettorale Cattolica Italiana (1906-1919), l’unico esempio d’impegno politico cattolico non partitico. Gedda subirà in seguito una demonizzazione per il suo impegno anticomunista; su di lui, cfr., per esempio, M. Invernizzi, Luigi Gedda e il movimento cattolico in Italia, Sugarco, Milano 2012; e Idem, 18 aprile 1948. Memorie inedite dell’artefice della sconfitta del Fronte Popolare, in Cristianità, anno XXVI, n. 281, settembre 1998, pp. 13-16.
7) Sul Sessantotto, cfr. specialmente, Enzo Peserico (1959-2008), Gli anni del desiderio e del piombo. Sessantotto, Terrorismo e Rivoluzione, Sugarco, Milano 2008.
8) Cfr. Plinio Corrêa de Oliveira (1908-1995), Rivoluzione e Contro-Rivoluzione. Edizione del cinquantenario (1959-2009) con materiali della «fabbrica» del testo e documenti integrativi, trad. it., a cura di Giovanni Cantoni, Sugarco, Milano 2009.
9) Cfr. Stefano de Fiores S.M.M. (1933-2012), Assunta,in Maria. Nuovissimo Dizionario, 3 voll., EDB. Edizioni Domenicane Bologna, Bologna 2006, vol. I, pp. 71-99 (p. 74).
10) Ibid., p. 75.
11)Ibidem. Presso il Getsemani, poco fuori la città vecchia di Gerusalemme, sorge un’antica basilica dedicata all’Assunzione, conosciuta anche come Tomba di Maria. Nella cripta sotterranea si venera fin dal secolo II la tomba vuota della Vergine. La chiesa fu distrutta a causa di vicende belliche. Rimane famoso l’episodio del Saladino (Ṣalāḥ al-Dīn Yūsuf ibn Ayyūb 1138-1193) che nel 1187 distrusse tutto il complesso nell’assedio musulmano ma risparmiò volutamente la cripta dedicata alla Beatissima Madre del profeta Gesù. L’antica basilica è distinta dalla recente basilica della Dormizione di Maria, consacrata dai cattolici nel 1910 sul Monte Sion.
12) Ibid., p. 77.
13) Concilio Ecumenico Vaticano II, Costituzione dogmatica sulla Chiesa «Lumen Gentium», del 21-11-1964, n. 68.
14) Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera su alcune questioni concernenti l’escatologia, del 17-5-1979, n. 6.
15) Commissione Teologica Internazionale, Problemi attuali di escatologia, 16-11-1991, nel sito web <http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/cti_documents/rc_cti_1990_problemi-attuali-escatologia_it.html>, consultato l’11 luglio 2020, dove risulta come anno di pubblicazione il 1990.
16) Ibidem. «Si elaborarono nuove teorie che affermano la risurrezione nella morte, affinché non vi sia uno spazio vuoto tra la morte e la parusia. Bisogna confessare che in tal modo viene introdotto un tema sconosciuto al Nuovo Testamento, poiché nel Nuovo Testamento si parla sempre della risurrezione nella parusia e mai nella morte dell’uomo».
17) Paolo VI, Esortazione apostolica «Marialis cultus», del 2-2-1974.
18) Cfr. Joachim Gnilka (1928-2018), Bibbia e Corano. Che cosa li unisce, che cosa li divide, trad. it., Ancora, Milano 2006, p. 92: «La dignità attribuita a Maria sarebbe già sufficiente a giustificare un culto mariano in seno all’islam».
19) Fulton Sheen, L’Assunzione e il mondo moderno, trad. it., in Cristianità, anno XLVII, n. 398, luglio-agosto 2019, pp. 74-80 (p. 80); cfr. anche l’utile nota di Maurizio Brunetti, Nota sul venerabile Fulton Sheen (1895-1979), ibid., pp. 71-73.