Di Wlodzimierz Redzioch da Avvenire del 29/01/2024
A Roma è stato presentato, nell’ambito della XXVII edizione del Tertio Millennio Film Fest, un’importante pellicola di Robert Gliński Il figurante. È la storia di un agente dei servizi di sicurezza comunisti polacchi, Bronek Budny, che per venti anni ha spiato Karol Wojtyła. Grazie al suo insolito protagonista, il film racconta fatti noti della sua vita, come la lotta per la costruzione di una chiesa nel quartiere Nowa Huta di Cracovia e il sistema del controllo e della sorveglianza degli ambienti ecclesiastici effettuata dai servizi di sicurezza. Non è una storia biografica sul futuro papa: Karol Wojtyla è qui solo un “catalizzatore” di azioni. Per guadagnare bene e fare carriera, Budny spinge sempre più in là i confini del compromesso morale e la sorveglianza di Wojtyła diventa la sua ossessione. Budny si addentra sempre di più nel mondo isolato e immorale dei servizi segreti e scende nell’abisso della solitudine, del male e del crimine.Come ha spiegato lo stesso regista Glinski, voleva raccontare la storia di un giovane ragazzo che divenne uno dei mille agenti dei servizi comunisti che sorvegliavano i sacerdoti, nell’ambito della lotta del regime contro la Chiesa cattolica. L’azione si svolge principalmente a Cracovia, nella città con la quale Karol Wojtyla era strettamente legato. Cracovia era, anche sotto il regime comunista, una città piena di vita artistica con i suoi artisti e cabaret. “Volevo mostrare la Polonia comunista degli anni sessanta, usando anche i filmati d’archivio in bianco e nero. Perciò tutta la pellicola è stata girata anche in bianco e nero. In questo assomiglia al film del neorealismo italiano: volevo essere fedele allo spirito dell’epoca” – ha detto Glinski. Un altro aspetto di questo film è la Chiesa cattolica di Cracovia con la sua lunga storia e la sua solida posizione nella società, che fu un bastione contro il comunismo e un fondamento della moralità. Il film Il figurante può essere un buono spunto per ricordare come il regime comunista in Polonia combatteva la Chiesa cattolica e i suoi sacerdoti.Il sistema totalitario comunista. Alla fine della II guerra mondiale, con l’arrivo dell’Armata rossa all’Europa centro-orientale è stato imposto il sistema comunista. Era un sistema totalitario che combatteva ed eliminava ogni oppositore. Per i comunisti, che trattavano la religione come “oppio per i popoli”, la Chiesa veniva vista come nemica del sistema e ostacolo nella creazione dell’homo sovieticus, perciò divenne il bersaglio principale di un capillare sistema di servizi di sicurezza. I singoli dipartimenti del Ministero della Sicurezza Pubblica, istituito nel 1952 nel Ministero degli Affari Interni, si occupavano di combattere contro i vari circoli indipendenti: degli operai, il movimento contadino, degli artisti e poi della opposizione. Nel Ministero funzionava un dipartimento speciale, il cosiddetto Dipartimento IV, che si occupava specificamente della lotta contro la Chiesa (allora si parlava della lotta contro il “clero reazionario”).I servizi segreti preparavano dossier per ogni sacerdote, che si chiamavano “Dossier di registrazioni operative del sacerdote” (in breve TEOK). Tali dossier venivano preparati già quando qualcuno entrava in seminario e il regime faceva di tutto per scoraggiare i giovani seminaristi a continuare gli studi, prima di tutto costringendoli a fare due anni di duro servizio militare. I funzionari del regime erano interessati a tutto, compresa la famiglia del sacerdote, la sua situazione economica, opinioni, mezzi di sussistenza e persino se possedeva una TV o un’auto. Venivano registrate le omelie e controllate tutte le attività. Negli anni Settanta, circa un migliaio di funzionari lavoravano esclusivamente per controllare la Chiesa.La dittatura comunista in Polonia, nella sua lotta contro la Chiesa, prevedeva anche l’eliminazione fisica degli “oppositori” del regime. Il 19 ottobre del 1984 i funzionari dei servizi rapirono p. Jerzy Popiełuszko, cappellano di Solidarność, e dopo averlo torturato, lo ammazzarono buttandolo in un sacco nella Vistola: si compiva così uno dei più odiosi crimini del regime comunista polacco. Anche se non era l’unico: conosciamo 18 nomi di sacerdoti ammazzati dai sicari del regime comunista, tra cui Władysław Gurgacz, Stefan Niedzielak, Stanisław Suchowolec e Sylwester Zych. Nel 2005 è stato beatificato il primo martire del regime comunista polacco, don Wladyslaw Findysz.Il Papa venuto dalla Polonia nell’occhio dei servizi dei Paesi comunistiL’elezione dell’Arcivescovo di Cracovia alla Cattedra di Pietro ha fatto sì che della sua figura si cominciarono ad interessare i servizi segreti di tutti i Paesi comunisti cominciando dall’URSS. Lo storico e giornalista polacco Andrzej Grajewski ha pubblicato il libro: Il pontificato delle molte minacce. Giovanni Paolo II alla luce dei documenti dell’operazione ‘Kapella’ 1979-1990 che analizza le azioni del KGB sovietico contro Giovanni Paolo II. Questa prima raccolta al mondo, purtroppo parziale, di documenti del KGB mostra quanto i servizi sovietici fossero interessati a Giovanni Paolo II, percepito a Mosca come una grande minaccia per l’URSS e per l’intero blocco comunista dell’Europa centrale e orientale. Come racconta l’autore: «I servizi segreti dell’Unione Sovietica si sono interessati a Giovanni Paolo II fin dall’inizio del suo pontificato. Nel novembre 1978 abbiamo già la prima valutazione completa di Giovanni Paolo II – ho trovato questa analisi negli archivi della STASI (i servizi segreti della Germania comunista). Nella loro analisi, i servizi segreti sottolineano un aspetto della personalità del Papa, ovvero che conosceva perfettamente le realtà dei Paesi del blocco comunista, e quindi non sarebbe stato facile ‘prenderlo in giro’, come veniva fatto con i diplomatici vaticani. Ecco perché avvertivano i loro superiori politici che questo era un Papa ‘pericoloso’»Un complotto per colpire Giovanni Paolo II. I servizi segreti dei vari Paesi comunisti spiavano il Papa venuto dalla Polonia e lavoravano per contrastarlo. Non tutti sanno che essi cercarono in ogni modo di screditarlo. Nel Dipartimento IV del Ministero degli Interni venne concepita un’operazione contro Giovanni Paolo II chiamata in codice “Triangolo” (si è usato proprio la parola in italiano). Si voleva inventare una storia su una presunta relazione di Karol Wojtyla con Irena Kinaszewska, una dipendente del settimanale “Tygodnik Powszechny” (l’allora arcivescovo di Cracovia collaborava con questa rivista).All’inizio si tentava di estorcere alla donna qualche dichiarazione compromettente. Per questo motivo la donna fu costretta dagli uomini dei servizi di sicurezza ad un incontro, le furono somministrate insieme alle bevande delle droghe. Tutta la conversazione fu registrata con una telecamera nascosta, sperando che la donna dicesse qualcosa di imbarazzante sul conto di Karol Wojtyla. Ma la donna chiedeva di lasciarla andare e del Papa diceva sempre: “l’uomo santo”. Allora gli agenti, tra cui Piotrowski (l’anno successivo quell’agente partecipò all’assassinio di padre Popieluszko), si inventò un altro piano: un diario falso. Negli uffici del IV Dipartimento fu preparato un presunto diario di Kinaszewska in cui la donna descriveva la sua storia d’amore con l’arcivescovo di Cracovia, prima che diventasse papa. “Il diario” doveva essere “ritrovato” pubblicamente dai servizi di sicurezza durante la perquisizione nella casa di don Andrzej Bardecki, amico di Wojtyła e allo stesso tempo dipendente di “Tygodnik Powszechny”. In seguito si pensava di pubblicizzare il suo compromettente contenuto in tutto il mondo.Nel febbraio del 1983, un gruppo di cinque agenti, tra cui due donne, andò in missione a Cracovia. L’anziana perpetua di don Bardecki aprì la casa a due donne che si sono presentate con un pacco dono di cibo al sacerdote (erano gli anni della legge marziale e dall’estero arrivavano i pacchi con gli aiuti). Mentre una di loro intratteneva la perpetua, l’altra s’infilò nella stanza del sacerdote e nascose il diario dietro il radiatore. La cosa sembrava fatta. Per festeggiare quel bel colpo il gruppo andò in un ristorante e tutti bevvero tanto. Alla fine Piotrowski completamente ubriaco si mise al volante della macchina e schiantò subito l’automobile. Quando arrivò una pattuglia della stradale Piotrowski tirò fuori il distintivo dei servizi di sicurezza e spiegò che era venuto a Cracovia per una missione, raccontando ai poliziotti i dettagli di tale missione. Quella stessa notte, uno dei poliziotti della stradale informò della provocazione preparata dai servizi di sicurezza un suo amico che lavorava nella Curia Arcivescovile. La mattina successiva, il falso diario di Kinaszewska fu trovato da don Bardecki e distrutto. Due giorni dopo la squadra degli ufficiali dei servizi di sicurezza andò per perquisire l’appartamento del sacerdote. Tutto era pronto per consegnare il “diario” compromettente ai media e presentare il Papa come un sacerdote con un’amante a Cracovia, insomma un uomo moralmente discutibile, indegno di occupare il posto di Pontefice. Questo “diario” avrebbe minato per sempre il suo pontificato: l’accusa d’immoralità sarebbe rimasta come una macchia indelebile sulla sua santa figura perché nessuno avrebbe creduto alle giuste e sacrosante smentite. Ma grazie all’onestà di un anonimo poliziotto della stradale il piano fallì: gli uomini dei servizi di sicurezza non trovarono nulla.Quante forze oscure tramavano prima contro Karol Wojtyla e dopo, contro Giovanni Paolo II e tentavano di denigrare la sua figura; quante forze, anche oggi, continuano a farlo. Allora bisogna sperare che il film Il figurante sarà disponibile anche in Italia per svelarlo anche al pubblico italiano.