Nell’ottantesimo compleanno di Giovanni Cantoni.
Alcune riflessioni sul suo insegnamento
Il 23 settembre di ottant’anni fa nasceva Giovanni Cantoni, il fondatore di questa rivista. Nata nel 1973 come organo ufficiale di Alleanza Cattolica, da lui pure creata all’inizio degli anni 1960, ha continuato a contribuire alla formazione dei militanti e degli amici dell’associazione fino a oggi. Per decenni, fino alla malattia che lo ha colpito cinque anni fa, Cantoni la «pensava» numero per numero e ne curava meticolosamente tutti i dettagli, dalla ideazione alla redazione, cosa non facile prima dell’avvento dell’editoria elettronica. Qui molti di noi hanno cercato di imparare a scrivere, e lo hanno fatto in un’ottica particolare, assente in un certo senso dal panorama editoriale.
Infatti, Cristianità è sempre stata, e rimane, uno strumento al servizio della formazione delle persone che promuovono e frequentano le attività di Alleanza Cattolica, soprattutto cercando di fornire loro un giudizio sull’epoca contemporanea e di individuare nelle caratteristiche del tempo odierno le modalità migliori di rapportarsi con le vicende storiche e con i contemporanei.
Uno degli insegnamenti più importanti di Cantoni è proprio questa attenzione alla realtà, non per rifiutare — storicisticamente — le verità metastoriche, come purtroppo molti fanno, anche fra i cattolici, ma per cercare di cambiare la realtà storica stessa: partendo però non dal proprio desiderio, ma da essa così com’è, senza pretendere d’imporre alla realtà una camicia di forza, per quanto bellissima. Questo è il senso delle parole di Joseph de Maistre (1753-1821): «Questa rivoluzione non può finire con un ritorno all’antico stato di cose, che sembrerebbe impossibile, ma con la rettifica dello stato in cui siamo caduti» (1).
Individuare i «segni dei tempi» della propria epoca, e cercare di darne una spiegazione, non è cosa facile. Per questo, accanto alle indicazioni fornite dalla scuola contro-rivoluzionaria a cui Alleanza Cattolica si è sempre richiamata, l’associazione ha cercato — anche e soprattutto, sempre in subordine a questo — di lasciarsi illuminare dal Magistero della Chiesa, in particolare da quello pontificio.
A Pietro è stato dato l’incarico di confermare nella fede i propri fratelli, ed egli è il destinatario della promessa di Cristo per cui le porte degli inferi mai prevarranno sulla Chiesa, che è edificata proprio sulla Roccia di Pietro. Pietro, quindi, è una grazia enorme per la sua semplice esistenza, senza dunque fare alcuna considerazione e alcun affidamento sulle doti e sulle virtù di coloro che, di volta in volta, ne rivestono il ruolo.
Papa Paolo VI (1963-1978) ha osservato che «l’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o, se ascolta i maestri, è perché sono testimoni» (2). Il nostro tempo, da questo punto di vista, ci insegna molto, perché la grazia della presenza di Pietro è stata accompagnata tante volte dalla grazia della sua santità. Nel mese di ottobre verrà canonizzato il beato Paolo VI. Avremo così la possibilità di pregare una serie impressionante di santi Pontefici, dal venerabile Pio XII (1939-1958) a san Giovanni XXIII (1958-1963), da san Paolo VI a san Giovanni Paolo II (1978-2005). E prima ancora, all’inizio del secolo XX, un altro Papa santo, Pio X (1903-1914).
Non si può dire che la Chiesa non abbia risposto alla sfida della modernità, perché questa traccia di santità al suo vertice è la risposta più adeguata, la più importante. Poi si potrà discutere di programmi pastorali, di priorità e di nomine, ma è la santità che convince, che permette a Cristo di penetrare nei cuori di coloro che vivono «etsi Deus non daretur», come se Dio non ci fosse, nel nostro Occidente «sazio e disperato».
È indubbiamente la santità che ha sostenuto la Chiesa in questo tempo di auto-demolizione, di crisi morale dovuta al comportamento di molti suoi membri, anche importanti: la santità dei milioni di fedeli, che nell’umiltà e nel nascondimento hanno continuato a pregare per la salvezza della Chiesa e del mondo, nei chiostri e nelle famiglie, mettendo nelle cose più ordinarie il profumo di Cristo. Ma accanto a loro vi era la santità di tanti Pontefici che con la loro testimonianza hanno aiutato i fedeli a perseverare. In questa direzione, con lo sguardo rivolto al Magistero, in particolare quello pontificio di sempre, Giovanni Cantoni ha sempre guidato Alleanza Cattolica e la sua rivista. La nostra gratitudine lo ricordi e la nostra preghiera lo accompagni in questo tempo di grande sofferenza, per lui e per tutta la Chiesa.
Note:
(1) Joseph de Maistre, Memoria s.d., in Idem, Oeuvres Complètes, nouvelle édition contenant ses Oeuvres posthumes et toute sa Correspondance inédite, vol. XI, Correspondance III. 1808-1810, Imprimerie Vitte & Perrussel, Lione 1885, pp. 352-354 (p. 352).
(2) Paolo VI, Discorso all’udienza generale, del 2-10-1974.